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Comunione e Liberazione: il coraggio che manca su un fallimento morale

Come al solito va in scena l’annuale meeting di Comunione e Liberazione. Cosa rimane oggi del verbo di don Giussani? Poco, quasi niente; perché Comunione e Liberazione ha fallito proprio sul campo della spiritualità, diventando un porto sicuro per legami professionali ma perdendo completamente il senso di un agire politico ispirato al Vangelo e a un Cristianesimo praticato. Come ha detto Papa Francesco.
A cura di Giulio Cavalli
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Alla fine, come tutti gli anni, a Rimini Comunione e Liberazione celebra l'annuale messa laica del proprio potere, con i soliti sponsor importanti e con il timido tentativo di sganciarsi dai vecchi padrini politici. Un meeting più strisciante dei soliti, dove la vicinanza politica veniva esibita come una reliquia: Formigoni ormai è decaduto per la rovinosa uscita da Regione Lombardia, Lupi rimane incagliato in quel brutto favore chiesto per il figlio ma il parterre rimane comunque ricchissimo di figure di primo piano, da Renzi in giù, senza più apostoli unici.

Chissà cosa ne penserebbe Don Giussani, di un movimento che nasceva sulla nobiltà del bisogno di solidarietà e che ha finito per sclerotizzarsi in una solidarietà riservata ai sodali, con le stigmate del clan. Di certo sappiamo come si è espresso Papa Francesco che, come al solito, per le gerarchie cattoliche diventa una voce da ascoltare in base alle bisogna, quando il 7 marzo di quest'anno di fronte a quasi centomila ciellini Francesco ha dichiarato “Don Giussani non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri. Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi” e il monito è rimasto buono al massimo per qualche cronaca.

Il business, quello sì, alla fine continua imperterrito al di là dei padrini e dei rinnovamenti dell'etica: voci interne all'organizzazione dicono che quest'anno si è registrata la normale flessione dovuta alla crisi ma alla fine, nonostante il fatturato sia stato limato di quasi due milioni di euro, gli sponsor che contano ci sono tutti: sia quelli istituzionali (con la Lombardia neoleghista di Maroni che si accoda alle usanze formigoniane) fino alle solite azienda che contano. Spiccano, ovviamente, le nuove entrate così tanto vicine al premier (Marco Carrai in testa) oltre alle solite Finmeccanica, Lottomatica, Eni, Autostrade e Poste Italiane: il meeting di Rimini è la bomboniera obbligatoria del pubblico e parapubblico, contribuiscono tutti, dalle Regioni, gli aeroporti e addirittura qualche coraggiosissimo comune.

Eppure il nodo che si è indurito in questi ultimi anni è soprattutto spirituale. Quella spiritualità a cui Don Giussani, nel fondare il movimento, si è ispirato pensando che fosse il caso di recuperare l'orgoglio di essere cattolici e che probabilmente non avrete mai voluta vedere cadere in tale grado di commercializzazione. Nell'informazione promozionale dell'evento, ad esempio, si legge l'inno alla ristorazione, dai ristoranti tipici del Bergamasco, al ristorante di carne Graticula o l’osteria Romana. Per gli amanti della classica piadina romagnola non mancherà lo stand della Santina e il mitico hamburger di carne Chianina preparato al momento. Nel PADIGLIONE B5 invece ci sarà la grande offerta fast food con pizza, primi piatti di pesce e risotti, kebab, hot dog e patatine fritte più un grande spazio dedicato al Ristorante Romagnolo con annessa un’area interamente dedicata ai più piccoli con laboratori di pasta artigianale e intrattenimento. Al centro del padiglione non mancheranno poi la Gelateria e la caffetteria. Insomma il meeting si è fatto circo e ce ne siamo accorti quasi tutti.

Cosa rimane oggi del verbo di don Giussani? Poco, quasi niente; perché Comunione e Liberazione ha fallito proprio sul campo della spiritualità, diventando un porto sicuro per legami professionali ma perdendo completamente il senso di un agire politico ispirato al Vangelo e a un Cristianesimo praticato. CL è fallita non tanto nelle mire faraoniche di Formigoni o nelle cricche imprenditoriali di Sanità e cemento: Comunione e Liberazione è finita affogata nei propri silenzi, nelle troppo timide risposte alle azioni giudiziarie e nel tenere conto dei numeri piuttosto che le persone.

Per questo in fondo oggi per fare politica c'è bisogno di CL anche se CL è già fallita: perché è diventata politica essa stessa (e questo non era nel progetto originario) e alla fine politicamente ha fallito con metodi uguali ai furbi laici, alle ammucchiate di interessi. Ma se ascoltate in giro nessuno fiata, nessuno scrive niente e al massimo qualche vecchio comunista ha ancora voglia di indignarsi: siamo un Paese che si inchina appena sente il profumo di Dio ma non ha mai avuto voglia di guardarlo negli occhi, di riprendere i suoi (presunti) pastori e di discuterne i modi.

Quindi il meeting di Rimini è anche la fiera di una laicità che qui da noi non ha mai avuto voglia (e forza) di instaurarsi davvero, come il diritto al lavoro o l'uguaglianza che è solo scritta. Va bene così. Che sia un gran meeting, che sia un bel meeting, in attesa della prossima sigla che si travesta di religione e sia potabile per quasi tutti.

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