Comunali, campo largo cercasi: si va al ballottaggio anche dove gli elettori Csx sono in netta maggioranza
Non solo Europee in questa tornata elettorale. Nella due giorni di voto i cittadini sono andati alle urne anche per eleggere il nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. Il presidente dell'istituto Piepoli, il sondaggista Livio Gigliuto, ha analizzato per Fanpage.it i risultati delle comunali nelle principali città al voto, tra cui c'erano anche 29 capoluoghi di provincia e 6 di Regione, Bari, Cagliari, Firenze, Perugia, Potenza, Campobasso.
Alcuni dei Comuni al voto hanno eletto il sindaco al primo turno. È il caso di Cagliari, Bergamo e Pescara: nel capoluogo sardo Massimo Zedda ha strappato la città al centrodestra, mentre a Bergamo il centrosinistra ha confermato il governo della città, eleggendo Elena Carnevali. A Pescara invece ha avuto la meglio Carlo Masci, confermando il primato del centrodestra in città.
Il ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra sarà i prossimi 23 e 24 giugno, e vedrà impegnati i cittadini di Perugia, Potenza, Urbino, Vercelli, Bari, Cremona, Firenze, Caltanissetta e Vibo Valentia. Esito incerto ancora a Campobasso, dove serve ancora qualche ora per capire se sarà necessario un ballottaggio tra Aldo De Benedittis (Centrodestra) e Marialuisa Forte (Centrosinistra). All'alba, poco prima delle 5, dopo ore di blocco, il sito ufficiale del Viminale, Eligendo, aveva aggiornato i dati con 55 sezioni su 56 con Aldo De Benedittis (Centrodestra) al 52,2, Marialuisa Forte (Centrosinistra) al 32 e Pino Ruta (Cantiere Civico) al 15. Secondo i dati ufficiali, dunque, il centrodestra vincerebbe al primo turno, ma secondo lo stesso staff del Centrodestra De Benedittis avrebbe una percentuale inferiore al 50%, per cui sarebbe necessario un secondo turno.
Per fare un bilancio generale servirà dunque ancora qualche giorno, per capire quante città si è aggiudicato il centrosinistra e quante il centrodestra, che esce sicuramente rinfrancato dai risultati delle elezioni europee. Molti ballottaggi sembrano indicare un leggero vantaggio per il centrosinistra, ma è ancora presto per tirare le somme. Qualche considerazione comunque è possibile farla da subito.
Come sono andate le elezioni comunali per centrosinistra e centrodestra
A Firenze e Bari il centrosinistra è largamente avanti, rispettivamente con Sara Funaro al 43,2% e Vito Leccese al 47,8%. "Se guardiamo semplicemente alle percentuali delle due città che andranno al ballottaggio sicuramente ci sono buone notizie per il centrosinistra, visto che i suoi candidati sono avanti. Però dentro questa buona notizia si vede anche tutta la complessità di questo campo, dato che i partiti non riescono a consolidare delle alleanze. Il Pd, e il centrosinistra in generale, continuano a uscire dalle amministrative con un'evidente difficoltà nel definire il proprio perimetro, che non è ancora chiaro. In città come Firenze e Bari si vede tutta la fragilità del centrosinistra, che non riesce ancora a creare una coalizione. L'elettorato di centrosinistra in questi centri infatti è largamente maggioritario – ha spiegato Livio Gigliuto a Fanpage.it – Leccese ha chiuso con quasi il 48, a un pelo dalla vittoria al primo turno, ma Laforgia, candidato sindaco di Bari per il M5s e Sinistra italiana ha preso più del 20%. L'elettorato del centrosinistra si trova praticamente nel paradosso di essere in quella città al 70%, e di dover comunque andare al ballottaggio tra due settimane". Indubbiamente un vulnus per il centrosinistra, incapace di presentarsi a livello locale con un'alleanza riconoscibile.
"Tutto questo dimostra la necessità imperativa di presentarsi con un'alleanza definitiva, perché lo stesso succede a Firenze, dove Sara Funaro ha fatto un'eccezionale performance, rispetto a Eike Schmidt, rimasto poco sopra il 30%. Però dall'altra parte come competitor Funaro aveva la renziana Stefania Saccardi, assessora all’Agricoltura in giunta con Giani, stabilmente nell'alveo del centrosinistra, non certo un'ospite in questo campo, che ha preso il 7%. E poi c'era Cecilia Del Re, che è stata assessora della ginuta Nardella, e che ha preso un altro 6%. Il M5s a sua volta aveva candidato candidato Lorenzo Masi (che ha avuto il 3,3%). Sommando anche altri candidati di sinistra, come Dmitrij Palagi Gabriellovic, alla percentuale di Funaro, si arriva intorno al 60%. Anche a Firenze quindi l'elettorato di centrosinistra è largamente maggioritario, ma non si è riusciti a evitare il ballottaggio, che comunque è sempre ‘fastidioso', anche se lo si affronta da una posizione di vantaggio, perché si riparte da zero".
"A riprova di tutto ciò, vale la pena di guardare a città come Cesena o Modena, in cui ha vinto il campo largo, con dentro anche i centristi: sono sicuramente due comuni storicamente di centrosinistra, ma a Modena per esempio ha vinto con oltre il 63% Massimo Mezzetti, sostenuto da una coalizione di sette liste guidata dal Partito Democratico, con l'appoggio di Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 stelle, Modena civica, Azione, Piazza futura e Uniti per Modena", ha aggiunto Gigliuto. "Certo, è sempre rischioso fare una semplice somma di percentuali tra i candidati del centrosinistra, perché contano sicuramente i contesti territoriali e la forza dei singoli candidati. Ma è altamente probabile per esempio che gli elettori di Saccardi, candidata di Iv, a Firenze al ballottaggio voteranno per Funaro".
"Stesso ragionamento si può fare a Perugia, dove Vittoria Ferdinandi, è sopra il 49%, ed è appoggiata da un centrosinistra larghissimo, Pd, M5s, Alleanza Verdi Sinistra, Pensa Perugia (con i simboli di Azione, Socialisti per Perugia, Perugia in Europa e Laboratorio Civico) e da tre liste civiche. È in vantaggio rispetto a Margherita Scoccia (centrodestra), al 48,29%. Questo caso è l'esempio perfetto: grazie al fatto che c'era un solo candidato per il centrosinistra e un solo candidato per il centrodestra, i voti sono stati divisi sostanzialmente in due, dato che Ferdinandi e Scoccia raccolgono da sole il 97% dei voti. In pratica in questo caso è stato permesso ai cittadini di dividersi nettamente tra centrosinistra e centrodestra. Dove questo avviene per il centrosinistra è un plus, e a Perugia è arrivato vicinissimo alla vittoria al primo turno", ha sottolineato Gigliuto.
La vittoria al primo turno di Massimo Zedda a Cagliari, di Elena Carnevali a Bergamo, era largamente attesa secondo Gigliuto. "In Sardegna del resto c'erano state già avvisaglie. Alle recenti elezioni regionali a febbraio il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu (Fdi) era stato pesantemente sconfitto nella sua città, dove era sindaco dal luglio del 2019. Era previsto che la coalizione uscente avrebbe fatto fatica. In più Massimo Zedda è molto stimato in città, era già stato sindaco di Cagliari, e candidato presidente alla Regione, e aveva ottenuto buoni risultati pur non riuscendo a spuntarla con Christian Solinas. A Bergamo il discorso è simile ma opposto: qui il sindaco uscente Giorgio Gori aveva un consenso importante, lasciando un ottimo ricordo. Bergamo e Cagliari sono due casi opposti ma che ci raccontano la stessa dinamica: se l'uscente lascia una situazione positiva, consente al successore della stessa coalizione di avere la strada spianata".
Nessuna sorpresa in Piemonte: la rielezione di Cirio era scontata
"Non c'era alcun dubbio che in Piemonte venisse riconfermato Cirio, perché aveva lavorato bene per i piemontesi. A questo si aggiunge il fatto che il centrosinistra ha affrontato questa vicenda con molte complessità, la candidata Pentenero è venuta fuori molto tardi, nelle ultime settimane, ha fatto una campagna elettorale brevissima, per niente strutturata. La percezione che è arrivata all'elettorato è stata che il Pd avesse diverse criticità da risolvere nella Regione, e questo ha avuto un'influenza sul voto", ha detto il presidente dell'Istituto Piepoli a Fanpage.it. Secondo la stessa Pentenero con un accordo con il M5s, che invece si è presentato con Disabato, le cose sarebbero andate diversamente. Non la pensa così Livio Gigliuto: "Secondo me il centrodestra avrebbe vinto comunque, perché Cirio godeva di un forte consenso per il suo operato in Regione, e infatti ha avuto il 56%. Sommando i voti di Pentenero e Disabato si sarebbe arrivati al 42%".
Affluenza al 62%: segno che i cittadini votano quando la politica si occupa di loro
Un'ultima considerazione merita l'affluenza, in linea con le amministrative precedenti, senza grossi smottamenti. Se infatti quella per le elezioni europee non ha raggiunto il 50%, ed è stata la prima volta che in un'elezione nazionale non si raggiunge questa soglia, per le comunali l'affluenza non è stata affatto bassa: è andato a votare il 62% degli elettori.
"Questo dimostra che non è vero che ai cittadini non interessa la politica: i cittadini non si interessano della politica quando la politica non si interessa di loro. Gran parte della campagna elettorale per le elezioni europei si è concentrata infatti attorno alle candidature, alle liste di scopo. È andato a votare per il Parlamento Ue chi segue la politica come tema di interesse, quasi come gossip. L'affluenza alle comunali dimostra invece che quando la politica si occupa della vita di tutti i giorni, di asili, di stadi, di scuole, allora i cittadini si mobilitano", ha detto Gigliuto.