Comunali 2016, gli impresentabili sono 14 per la commissione Antimafia
UPDATE: Sono 14 i candidati impresentabili alle prossime elezioni comunali finiti nel mirino della Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi. Nessuno di loro è candidato con i grandi partiti nazionali ma tutti fanno parte di liste civiche locali che secondo la stessa senatrice rappresentano "il varco per le mafie" per entrare nella politica italiana. Nel dettaglio, tra i candidati impresentabili il numero maggiore è a Battipaglia, in provincia di Salerno, dove se ne contano ben sette, ma cinque di loro sono anche a Roma, si tratta di un aspirante consigliere comunale e quattro in corsa in un municipio della periferia romana. Gli altri due si sono candidati in due piccoli centri calabresi, Scalea, in provincia di Cosenza, e San Sostene, in provincia di Catanzaro. "Dalla relazione emergono casi di condizionamenti ambientali, legati anche a rapporti di parentela, laddove non si è mai realizzata una dissociazione familiare da parte dei candidati o a loro frequentazioni" ha spiegato Bindi, aggiungendo però che "la situazione è complessivamente incoraggiante anche se alcuni dati sono preoccupanti".
A Roma, tra i candidati in lista nel sesto municipio romano sono impresentabili Antonio Carone (con la lista “Viva l’Italia con Tiziana Meloni”, che conterebbe ben 8 condanne definitive), Domenico Schioppa (lista “Iorio sindaco”, condannato in primo grado per detenzioni di armi, e se eletto va sospeso ai sensi della legge Severino), Antonio Giugliano (lista “Storace-Marchini sindaco”, condannato in primo grado per diversi reati tra cui la tentata estorsione, incandidabile per la violazione del codice di autoregolamentazione) e Fernando Vendetti. L'Antimafia segnala inoltre la posizione di Mattia Marchetti, candidato al Consiglio comunale con la lista Lega Centro, nei confronti del quale è stato emesso decreto che dispone il giudizio immediato per tentata estorsione e dunque dichiarato impresentabile per la violazione del codice di autoregolamentazione. A Battipaglia risultano incandidabili Carmine Fasano, Daniela Minniti, Lucio Carrara, Francesco Procida, Bartolomeo D'Apuzzo, Demetrio Landi. Sempre a Battipaglia, Giuseppe Del Percio è candidabile ma se eletto potrebbe essere sospeso ai sensi della legge Severino. Tre di loro sono stati condannati per reati legati a traffico e cessione di stupefacenti, due per bancarotta fraudolenta, uno per riciclaggio e uno per rapina. Avrebbero tutti presentato false autocertificazioni.
Il lavoro della Commisione antimafia
Alla vigilia delle amministrative di domenica 5 giugno, la commissione Antimafia guidata da Rosy Bindi, pubblicherà la lista dei cosiddetti "impresentabili", ovvero dei candidati che secondo i parametri analizzati dai membri della commissione giudicante vengono ritenuti non propriamente adatti a svolgere ruoli politici all'interno delle amministrazioni comunali. Così, dopo aver vagliato gli oltre 3.000 nominativi relativi ai 13 comuni che risultano a rischio di eventuali infiltrazioni mafiose, la commissione Antimafia si appresta a pubblicare i risultati dell'analisi. I comuni a rischio sono: Roma, Badolato, San Luca, Platì, Scalea, Ricadi, San Sostene in Calabria, Sant'Oreste e Morlupo nel Lazio, Battipaglia, Trentola Ducenta e Villa di Briano in Campania.
Stando alle indiscrezioni dell'ultimo minuto, i risultati della commissione avrebbero indicato impresentabili ad alto rischio nei comuni di Battipaglia e Roma. A Caserta, invece, segnala l'Antimafia, Arturo De Felice e la prefettura di Roma hanno provveduto per tempo a togliere dalle liste elettorali 19 persone che risultavano aver fatto dichiarazioni mendaci sia sulla loro compatibilità con la legge Severino che sull'assenza di carichi pendenti. Tra le liste della Capitale, invece, sembrano esserci due candidati rinviati a giudizio da altre Procure, i quali rischiano inoltre una condanna per falsa auto certificazione.
Nonostante le analisi della commissione diano dei risultati apprezzabili, l'Antimafia sarebbe in procinto di lanciare un appello alle istituzioni: gli strumenti attualmente disponibili non sarebbero di fatto sufficienti per mettere al riparo il voto locale dalle infiltrazioni mafiose e contrastare i fenomeni corruttivi. Uno degli esempi che può spiegare per quale motivo risulti difficile spezzare questo tipo di "consuetudini" è la vicenda di Platì, piccolo comune della Locride, già sciolto per mafia.
A Platì, alle prossime amministrative, si scontreranno due liste civiche: la prima guidata da Ilaria Mittiga, figlia del sindaco a capo di due amministrazioni sciolte per mafia, la secondo invece vede a capo Rosario Sergi, il candidato dem chiamato a sostituire Anna Rita Leornardi dopo la sua rinuncia alla candidatura. Nel formare le liste da presentare alle prossime elezioni, la Leonardi chiese al procuratore di Reggio Calabria di supervisionare le candidature per garantire che tutto fosse regolare. A Platì, però, numerosi candidati risultavano essere imparentati con boss ‘ndranghetsti, seppur non coinvolti in prima persona in inchieste giudiziarie. Seppur incensurati, candidarli risulta un'operazione rischiosa perché, come sottolineato dalla presidente della commissione Antimafia "gli enti locali sono la principale porta d'ingresso per i clan nella gestione delle risorse pubbliche, mettendo le mani sugli appalti".