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News su migranti e sbarchi in Italia

Complotti della magistratura e accuse alle Ong: il memoriale di difesa di Matteo Salvini nel caso Open Arms

In una decine di pagine da aggiungere al suo libro, intitolate “Processo a un italiano”, il ministro Matteo Salvini ha riassunto la sua difesa nel caso Open Arms. Dopo una ricostruzione (parziale) degli eventi al centro del processo, il leader leghista attacca la magistratura e le Ong portando esempi sparsi che sembrano puntare a un presunto complotto contro di lui, il governo e l’Italia.
A cura di Luca Pons
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Attacchi alla nave di Open Arms, ma anche e soprattutto ai magistrati – con riferimenti ai casi Palamara e Apostolico – e alle Ong in generale, senza dimenticare Carola Rackete. È questo il contenuto di "Processo a un italiano", il breve aggiornamento che Matteo Salvini ha deciso di aggiungere al proprio libro "Controvento", uscito quest'anno, dopo la decisione della Procura di Palermo di chiedere per lui una condanna a sei anni di carcere. Il ministro, forte anche della presa di posizione di tutto il governo Meloni a suo favore, ha diffuso un video sui social affermando di rischiare il carcere per avere difeso i confini italiani. Questo stesso ragionamento si ritrova nella decina di pagine di "Processo a un italiano". Al loro interno, il leader leghista parte innanzitutto dal caso Open Arms – con una ricostruzione che sembra avere qualche lacuna.

La versione di Salvini sul processo Open Arms

Nella prefazione, se così si può dire, di queste pagine aggiuntive è riassunta la tesi del ministro: "La sinistra e i pm di Palermo vogliono Matteo Salvini in galera. La sua colpa? Aver fermato gli sbarchi, riducendo le tragedie del mare". In realtà, secondo la procura di Palermo, la colpa di Salvini sarebbe di aver commesso i reati di sequestro di persona e di rifiuto di atti d'ufficio per non aver permesso alla nave di Open Arms di sbarcare in un porto sicuro. Più volte, nel testo, Salvini afferma che l'equipaggio avrebbe rifiutato altri porti. Ad esempio:

"Gli spagnoli agiscono di tutta fretta e si allontanano, senza aspettare le autorità, dicendo no a tutte le opzioni di sbarco. Dalla Tunisia a Malta, fino alla Spagna. No, no, no. Portano a bordo altre persone, restano giorni e giorni in navigazione pur di far rotta verso la Sicilia, rifiutano l’aiuto di Madrid e de La Valletta. Vogliono l’Italia, solo l’Italia, fortissimamente l’Italia".

Ma ci sono dei particolari che il libro non ricorda. Sul fatto che la Tunisia sia un Paese sicuro per trasportare delle persone migranti c'è un dibattito aperto, anche se il governo Meloni ha una linea chiara. Per quanto riguarda Malta, il governo di La Valletta aveva inizialmente negato lo sbarco di 121 persone a bordo il 6 agosto 2019. Pochi giorni dopo, il 9 agosto, Malta aveva offerto di prendere in carico solo 39 persone salvate dalla nave di Open Arms in una nuova operazione di soccorso nelle sue acque. A quel punto però la Ong aveva detto che sarebbe stato impossibile mantenere l'ordine a bordo, se le 121 persone in mare da dieci giorni avessero saputo che altri venivano portati sulla terraferma, e aveva chiesto che si trovasse una soluzione per tutte le persone soccorse.

La Spagna, infine, era lo Stato di bandiera della nave della Ong. Navigare fino alle coste spagnole, però, avrebbe richiesto molto più tempo che andare a Malta o in Italia, naturalmente. In ogni caso, la parola finale sulla ricostruzione di quanto è accaduto in quei giorni, sulle decisioni prese e sulle responsabilità legali spetterà al Tribunale di Palermo.

Il caso Palamara e il complotto dei magistrati

Dopo aver parlato del caso Open Arms, Salvini dedica quasi la metà delle nuove pagine del suo libro ad accennare o suggerire accuse di diverso tipo. Si cita, ad esempio, l'ex magistrato Luca Palamara. In una conversazione con l'allora leader dell'Associazione nazionale magistrati, il pm Paolo Auriemma avrebbe scritto: "Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico al di là del lato politico". Il riferimento non era al caso Open Arms, ma più in generale alla linea del Viminale sui flussi migratori. Palamara avrebbe risposto: "No hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo".

Non è chiaro che rilevanza abbia questo passaggio sul processo in corso, o se il ministro voglia suggerire che la procura di Palermo abbia portato avanti le indagini per rispondere a indicazioni politiche. In questo caso, però, non c'è nessuna prova per far pensare che ci sia stato un complotto per spingere ad esempio il pm Calogero Ferrara (sostituto procuratore a Palermo dal 2000), la sostituta procuratrice Giorgia Righi (già inserita nella direzione distrettuale antimafia) e la procuratrice aggiunta Marzia Sabella (che, tra le altre cose, ha fatto anche parte del pool di magistrati che nel 2006 portò all'arresto del boss mafioso Bernardo Provenzano) a perseguire Salvini.

Il leader della Lega denuncia il "clima interno tutt’altro che semplice" in cui "il governo italiano si trova a dover operare", sia per "l'impostazione molto faziosa di gran parte di stampa e televisioni, solide roccaforti del Pd", sia per "le posizioni di alcuni magistrati". Anche in questo caso, non si capisce se Salvini intenda accusare anche i magistrati di Palermo di essere schierati politicamente. Ma subito il vicepremier passa a parlare di un'altra magistrata.

Il nuovo attacco alla giudice Apostolico, "ostile" al governo

"Nelle stesse ore in cui Palamara sosteneva che i giudici dovessero accanirsi contro il sottoscritto perché chiudevo i porti come avevo promesso in campagna elettorale, una toga scendeva in piazza in una manifestazione organizzata dall’estrema sinistra per attaccare la Lega di Salvini. Per la precisione, era il 25 agosto del 2018. Molo di Catania. Al largo delle coste siciliane galleggiava la nave Diciotti che a bordo aveva alcuni immigrati. I centri sociali si erano mobilitati per insultare la polizia. Tra loro, nelle prime file, c’era il giudice Iolanda Apostolico".

Un nuovo attacco, dunque, alla giudice di Catania ‘colpevole' per il centrodestra di aver "bocciato il decreto Cutro con l’effetto di rimettere in circolazione alcuni immigrati clandestini". Ma il dibattito Apostolico si è chiuso da tempo. A dicembre dello scorso anno, il ministro della Giustizia Nordio aveva confermato che non c'era stato nessun comportamento irregolare da parte di Apostolico. E, per di più, la giudice catanese non era assolutamente stata l'unica a considerare illegittimi i decreti del governo sull'immigrazione. La vicenda si è chiusa anche sul piano giudiziario: quest'estate, a luglio, il governo ha rinunciato ai ricorsi presentati alla Cassazione contro l’ordinanza della giudice Apostolico.

Ma Salvini non parla di questi aspetti, insistendo che Apostolico fosse di parte: "Un giudice apertamente ostile alla linea sull’immigrazione del centrodestra, può giudicare serenamente un provvedimento del centrodestra sull’immigrazione?". E ancora: "Sono certo che a Palermo i giudici saranno certamente più equilibrati della collega Apostolico".

Da Rackete a Casarini, Salvini contro le Ong

Il resto di "Processo a un italiano" concentra gli attacchi contro le Ong che operano nel Mediterraneo. Non manca un riferimento a Carola Rackete, "la tedesca, attuale europarlamentare, che entrò a forza in un porto italiano con la sua Sea Watch 3, speronando una nave della guardia di finanza e mettendo in pericolo i militari a bordo". Bisognerebbe ricordare che il caso di Rackete è a sua volta finito in tribunale, ed è stato archiviato. Ma per Salvini non basta, e il ministro lamenta: "Una capitana tedesca che entra in un porto siciliano e sperona una nave militare, che viene assolta e poi si candida per la sinistra e conquista un seggio a Bruxelles come la sua sodale italiana Ilaria Salis".

Un altro passaggio parla di Mediterranea Saving Humans, fondata dall'attivista Luca Casarini:

"Parliamo di un noto esponente dei centri sociali del Nord-Est e odiatore delle forze dell’ordine tanto da aver apprezzato pubblicamente una locanda battezzata «Allo sbirro morto». […] L’ex tuta bianca gongolava per il cospicuo finanziamento da parte della Maersk, la compagnia danese proprietaria della nave che aveva salvato un gruppo di 27 naufraghi per poi trasferirli a bordo della Mare Jonio. La procura ha acceso i riflettori su un bonifico da 125.000 euro, ma aldilà di quanto emerso ed emergerà nelle aule dei tribunali, ho ragione di credere che le fonti di finanziamento – anche insospettabili – a favore delle realtà come quella di Casarini siano numerose"

Il riferimento in questo caso è all'inchiesta sul pagamento da 125mila euro che la compagnia danese Maersk ha effettuato nei confronti di Mediterranea Saving Humans. Qualche tempo prima 27 persone migranti, bloccate da 38 giorni su una nave mercantile della Maersk davanti alle coste di Malta, erano state trasbordate sulla nave Mare Jonio (di Mediterranea) e portate in Italia, a Pozzallo. Secondo l'azienda e la Ong non c'era stato nessun accordo economico né prima né durante l'operazione, e la donazione è arrivata successivamente per compensare in parte i costi sostenuti dalla Ong. Ma Salvini, non potendosi esprimere sulle presunte colpe di Mediterranea Saving Humans perché il processo è ancora in corso, allarga il campo criticando chiunque faccia arrivare soldi a chi salva vite in mare.

Le colpe di chi finanzia le Ong e va contro l'Italia

Il ministro leghista passa in rassegna diversi enti ‘accusati' di finanziare le Ong: dalla Chiesa cattolica – che naturalmente finanzia moltissime organizzazioni di volontariato in tutto il mondo – al governo tedesco, colpevole anche di un "finanziamento per un lungometraggio prodotto da una casa produttrice francese sull’emergenza sbarchi in Italia, con taglio ovviamente polemico. Non proprio un esempio di cordialità europea".

Il discorso si allarga anche alle "compagnie mercantili" che "preferiscono finanziare le Ong che così trasportano gli immigrati immediatamente in Italia", piuttosto che subire "consistenti perdite economiche per le operazioni di salvataggio a cui spesso devono far fronte":

"Solo nel 2014 le navi mercantili avevano soccorso circa 42.000 persone sulle 170.000 portate in salvo complessivamente nel Mediterraneo. […] Le società erano immediatamente corse ai ripari, mettendo mano al portafogli e facendo ricche le Ong, tanto che nel 2015 le persone soccorse dei mercantili erano state circa 15.000 su quasi 154.000 soccorsi complessivi. […] L’Italia aveva chiesto un aiuto a 24 navi norvegesi nel 2014, raddoppiate l’anno dopo. Da Oslo avevano reclamato soluzioni europee e internazionali per impedire ulteriori disastri in mare, uno slancio certamente umanitario ma che di fatto celava la legittima preoccupazione di consistenti perdite economiche".

Anche in questo caso, le accuse non sono ben chiare – dato che finanziare organizzazioni non governative, anche se lo si fa per la "legittima preoccupazione" di perdere soldi, non è vietato. E, ancora una volta, non si capisce come questo si colleghi al processo di Salvini.

Ma l'attacco alle Ong prosegue: "Molte delle navi utilizzate dalle Ong non sono omologate per le operazioni di salvataggio, e spesso non possono caricare a bordo più di un piccolo drappello di persone oltre all’equipaggio. È il motivo per cui Open Arms non voleva andare in Spagna".

E ancora: "A esser sospettosi, verrebbe da pensare che faccia comodo utilizzare queste imbarcazioni per raccogliere persone, così da poter immediatamente dichiarare condizioni di sovraffollamento e avere un argomento in più per sbarcare rapidamente. Ovviamente in Italia. Per la felicità di istituzioni pubbliche e private straniere". Nella conclusione, quindi, emerge che forse l'idea di fondo sia che "istituzioni pubbliche e private straniere" si mettano d'accordo per scaricare sull'Italia il peso delle migrazioni. Un altro possibile complotto senza prove concrete.

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