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Commissione Banche, M5S: “Tutta la politica è coinvolta nello scandalo. Boschi è solo la punta dell’iceberg”

Analizzando i risultati emersi dalla commissione d’inchiesta sulle Banche, i commissari del Movimento 5 Stelle hanno sottolineato che dalle indagini sarebbe emerso che i risparmiatori sarebbero stati truffati e “clamorosamente ingannati”.
A cura di Charlotte Matteini
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Con la fine della legislatura, la tanto contestata commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario giunge al termine. Nel corso degli ultimi tre mesi, i commissari hanno audito numerosi protagonisti della scena politica, economica e finanziaria e indagato sui crac bancari che hanno scosso il sistema Italia, da quello di Monte Paschi di Siena, alle banche venete, fino alla risoluzione di Banca Etruria. Nel corso del primo pomeriggio, i commissari del Movimento 5 Stelle – gli onorevoli Carlo Sibilia, Carla Ruocco, Gianni Girotto, Alessio Villarosa e Carlo Martelli, hanno spiegato in diretta Facebook che cosa è emerso dalle indagini condotte dalla bicamerale d'inchiesta.

“Questa commissione di inchiesta è servita a far emergere quegli elementi, quelle storture che hanno causato le truffe ai danni dei risparmiatori, i quali non sono speculatori, ma sono stati clamorosamente ingannati. La bicamerale ha lavorato per poco tempo? Solo due mesi? Certo, noi la volevamo sin dall’inizio della legislatura, con la proposta di Carlo Martelli. E abbiamo in solitudine chiesto che la sua agenda si infittisse, in modo da farla operare a tamburo battente. Abbiamo scoperto che il sistema è piagato dal conflitto di interessi. Boschi è solo la punta dell’iceberg. Ricordiamoci, tanto per dire, che Consob ha contestato un insider trading a De Benedetti che conosceva informazioni sul decreto banche popolari prima della sua emanazione e ha fatto profitti da 600mila euro grazie ai titoli delle stesse popolari coinvolte nel cambio di norme. E che dire di Carrai? Ha sollecitato e messo pressione per lo sbocco di un dossier, Etruria-Unicredit, di cui non doveva nemmeno essere a conoscenza, da privato cittadino. Non è possibile vedere poi otto o nove casi di persone che lavoravano in Bankitalia e quindi sono andate in PopVicenza: il vigilante alla corte del vigilato. Ma il conflitto di interessi ha interessato anche nomi del livello di Grilli, Draghi, Monti: persone che si sono mosse con troppa disinvoltura tra ruoli pubblici e soggetti privati”, ha spiegato il deputato Carlo Sibilia.

“Ci dicono che l’Italia ha un problema di debito pubblico. In bicamerale si è parlato del 2011, della lettera Trichet-Draghi che ci chiedeva di mettere a posto i conti con riforme strutturali e manovre pesanti. Ora sappiamo che ci fu un attacco speculativo all’area euro. Ma il problema è il modo in cui il Tesoro si rapporta ai mercati per finanziare il debito. Abbiamo visto che uno Stato per reperire risorse si affida al mercato e alla benevolenza delle grandi banche d’affari. Il nostro Tesoro ha selezionato un pool di 18 tra esse che sono nostri interlocutori privilegiati sul debito. A varie riprese abbiamo pensato di proteggerci con derivati rispetto alle oscillazioni dei tassi. Eppure molti di questi derivati, cosiddetti di copertura, sono stati messi a punto senza nemmeno un Dipartimento di analisi dei rischi. Assurdo. E tre di essi hanno causato un esborso di 4 miliardi in favore di Morgan Stanley. E’ evidente che le finanze pubbliche sono state massacrate dagli effetti di una gestione scriteriata del nostro debito. Scriteriata e inginocchiata di fronte agli interessi della grande finanza internazionale”, ha proseguito Carlo Martelli.

“Lo scandalo delle banche tiene dentro tutti: centrosinistra, con il giglio magico in testa, ma anche il centrodestra. E le vigilanze sono rimaste vittime di una cattura da parte dei vigilati e di un collateralismo grave con le forze del sistema. Basta ricordare, abbiamo scoperto in commissione di inchiesta, che Boschi va da Vegas grazie all’intermediazione dell’amico Denis Verdini. Boschi ha un padre indagato per bancarotta. Verdini è condannato per bancarotta in prima persona. E abbiamo scoperto, grazie a una mia domanda, che Veneto Banca fece un prestito da oltre 7 milioni proprio allo stesso Verdini che poi fu garantito e saldato da uno degli uomini più ricchi d’Italia, ci ha detto Consoli. E dai giornali abbiamo saputo che si trattava di Silvio Berlusconi. Dunque, siamo di fronte a un sistema che tiene tutti assieme e che vede il M5S come unico argine ai conflitti di interessi e al malaffare”, ha incalzato Carla Ruocco.

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