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Commissione Antimafia: l’allarme di Pisanu in vista delle Elezioni Amministrative

Il Presidente della Commissione Antimafia denuncia violazioni del codice di autoregolamentazione stabilito per le ultime amministrative: “Scarsa collaborazione dalle Prefetture del Centro – Nord”.
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Beppe_Pisanu

Nel caos di dichiarazioni, interviste, intercettazioni e colpi di scena relativi al caso Ruby (che ormai da giorni monopolizza le prime pagine dei giornali) è passata quasi soto silenzio la relazione presentata alla commissione Antimafia dal Presidente Beppe Pisanu. Una vera e propria inchiesta relativa alle numerose violazioni in occasione delle elezioni amministrative del 2010 del "codice di autoregolamentazione" approntato dalla Commissione Antimafia. Un codice, che tra le altre cose prevede l'impossibilità di candidarsi per soggetti "compromessi" con organizzazioni mafiose, che è stato violato per ben 45 volte, con 11 candidati eletti e 34 non eletti. La totalità delle violazioni è avvenuta al Sud Italia, ma in tal senso fondamentale risulta un passaggio dell'intervento di Pisanu (riportato da RaiNews24)

"Devo sottolineare la tendenzialità e la non assoluta compiutezza dei dati, viziati sia dal fatto, come ho già detto, che le Regioni del Sud sono state esplorate più intensamente, sia dal fatto che spesso le prefetture del Centro-Nord sono state meno collaborative delle altre […] 45 violazioni del codice di autoregolamentazione su decine di migliaia di candidati alle elezioni del 2010 sembrano poca cosa. Lo sono, per esempio, rispetto ai 60 fatti di mafia che le cronache ci hanno rivelato tra il 1° gennaio 2009 e il 31 gennaio 2011: mi riferisco ad arresti e condanne di politici, a indagini su infiltrazioni nelle amministrazioni locali e negli appalti pubblici, a scioglimenti di consigli comunali, ad altre denunce documentate di intrecci mafia-affari politica: fatti, tutti questi, che nel loro insieme ci rivelano il continuo espandersi dal Sud al Nord Italia di quella ‘zona grigia' dove la politica incontra le cosche e a queste si piega".

Insomma, dati eclatanti ma allo stesso tempo neanche indicativi del fenomeno reale che, come spiega lo stesso Pisanu, assumerebbe proporzioni più ampie e preoccupanti. Ma l'esponente del Pdl si spinge ancora più in la, sottolineando il comportamento di alcune prefetture che, trincerandosi dietro una "inesistente violazione della normativa sulla protezione dei dati personali", hanno limitato al minimo la loro collaborazione con la Commissione. In tal senso Pisanu lancia un vero e proprio allarme in vista delle imminenti elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, invitando il Governo anche a fare un passo decisivo affinchè il Codice di autoregolamentazione diventi legge, in modo da avere un impatto fondamentale per quanto concerne "l'esercizio dell'elettorato attivo e passivo".

Chiaramente le dichiarazioni di Pisanu toccano uno dei nervi scoperti della politica italiana e sottolineano un "malcostume" (per usare un eufemismo) diffuso e determinante per l'esito di tante competizioni elettorali e non solo. Ma c'è anche un altro aspetto da non sottovalutare. Le commistioni tra politica e criminalità organizzata, segnalate dal lavoro della Commissione e da numerose inchieste, infatti vengono ormai percepite dall'opinione pubblica come un "rumore di fondo" con il quale bisogna convivere e finanche richieste "dal basso" a prima vista "normali", come la necessità che nei luoghi di rappresentanza non siedano soggetti "collusi, complici o addirittura condannati", vengono spesse viste con sospetto o indifferenza. Che non sia sufficiente il buonsenso o l'autoregolamentazione interna ai partiti è ormai un dato di fatto incontestabile e le preoccupazioni di un autorevole parlamentare come Beppe Pisanu andrebbero tenute nella massima considerazione.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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