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Come stanno i detenuti in Italia: carceri sovraffollate e suicidi in aumento

L’associazione Antigone ha presentato il XIV rapporto sulle condizioni di detenzione: dal 2015 a oggi i detenuti sono aumentati di oltre 6mila unità, ma tra gli stranieri si contano 2mila carcerati in meno rispetto al 2008.
A cura di Annalisa Cangemi
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Cresce il numero di detenuti, nelle carceri è emergenza sovraffollamento. L'associazione Antigone ha presentato il nuovo rapporto sulla condizione delle carceri italiane, relativo al 2017. Le cifre parlano chiaro: tra il 31 dicembre 2015 e oggi i detenuti sono cresciuti di 6.059 unità. Oggi il tasso di sovraffollamento, che tiene conto della capienza ufficiale degli istituti di pena, è pari al 115,2%. Ma se guardiamo i dati del 2012 ci accorgiamo che il numero complessivo di detenuti era di 65.701 unità, e che quindi la situazione complessivamente è migliorata: oggi, secondo le stime ufficiali si trovano in carcere 57.708 persone. Buono notizie? Non proprio se consideriamo che il numero dei posti disponibili è inferiore, e cioè ammonta a 50.499.

Nella lista degli istituti più congestionati troviamo sicuramente il carcere di Larino in Molise: al 31 marzo marzo 2018 ospitava 217 detenuti (tutti uomini, di cui uno su 4 è straniero), quando potrebbe accoglierne 107. Aggrava la situazione l'assenza di assistenza psichiatrica nella struttura. Maglia nera anche per la Lombardia, con l'istituto di Como, che con un tasso del 200% è il carcere più sovraffollato della Regione, con condizioni igienico-sanitarie molto critiche. Senza acqua calda garantita in cella e con docce spesso prive di diffusore, completano il quadro gli scarichi spesso intasati. Subito dopo si collocano Brescia Canton Mombello (sovraffollato al 192,1%), l'istituto di Lodi (86 persone per 45 posti), e poi Taranto (tasso di sovraffollamento del 190,5%). Qui la situazione  è resa più difficile dalla muffa nelle pareti, che può causare danni respiratori, e da esigui spazi esterni, che costringono la direzione del carcere a organizzare turnazioni per le ore d'aria. Subito dopo si piazzano Brescia Verziano (72 posti, 135 detenuti), Busto Arsizio (240 posti, 448 detenuti) e Bergamo (321 posti, 577 detenuti, e poi Chieti (139 detenuti per 79 posti letto) e Pordenone (66 detenuti per 38 posti). A Busto Arsizio, come riportato nel rapporto, ci sono intere sezioni del carcere dove i detenuti non svolgono alcuna attività per occupare il tempo, e quelli che sono finiti dentro per reati sessuali sono tenuti in isolamento. L'unica attività sportiva consentita è il calcio, con un unico campo a turnazione.

Nel 2017 secondo sono decedute nelle carceri italiane 123 persone. E in ben 52 casi si è trattato di suicidi, 7 in più rispetto al 2016. Il tasso di suicidi (morti ogni 10mila persone) è salito dall’8,3 del 2008 al 9,1 del 2017, che in numeri assoluti significa passare dai 46 morti nel 2008 ai 52 del 2017. I tentativi di suicidio nel 2017 sono stati 1.135.

Non solo ombre, ma anche qualche luce. Se lo scenario nei 10 istituti più critici non è rassicurante nel dossier vengono però anche evidenziati alcuni elementi positivi: uno fra tutti il rapporto tra carceri e Università, che in Italia è sempre più stretto. Basti pensare che a differenza di quanto avviene all'estero, nel nostro Paese in alcune Università è i detenuti non pagano tasse, e gli iscritti sono circa 300. Anche se solo il 23% dei reclusi partecipa ad un corso scolastico di qualsiasi grado. Fiore all'occhiello è la rivista Ristretti Orizzonti con una redazione di detenuti, che racconta quanto accade nelle carceri. E poi ci sono i detenuti che collaborano con Jailhouse Rock, che va in onda su un network di radio locali. Anche il teatro è stato assurto a forma artistica in grado di riabilitare i carcerati. L'Università Roma Tre, con il Ministero dei beni culturali, il Dap e il Dipartimento della giustizia minorile e di comunità hanno messo in piedi una rassegna nazionale di teatro che è già alla sua quarta edizione.

Gli stranieri nelle carceri sono in calo

A fronte di un aumento del numero di stranieri in Italia, non si registra anche un aumento del numero di reclusi stranieri. Se compariamo il numero di detenuti stranieri (5 milioni) del 2017 e lo confrontiamo con il dato del 2008, notiamo che si contano ben 2mila unità in meno. Recita il rapporto: "Negli ultimi quindici anni, a partire dal 2003, alla più che triplicazione degli stranieri residenti in Italia è seguita, in termini percentuali, una quasi riduzione di tre volte del loro tasso di detenzione". A rafforzare questa tesi c'è anche un'altra considerazione: ci sono comunità straniere che delinquono meno di quella italiana, come quella filippina (il tasso di detenzione degli italiani è dello 0,06% contro lo 0,05% dei filippini). Inoltre è bassissimo il numero di profughi in fuga dalle guerre che finiscono in prigione: sono appena 144 i detenuti di origine afghana o siriana. Questo contraddice in generale l'allarme sicurezza correlato alla presenza di immigrati. Tra le criticità si osserva però l'esiguo numero di mediatori culturali nelle carceri: in tutto sono appena 223.

La libertà di culto non è garantita. In questo vi è una chiara discriminazione. Se infatti per i detenuti cattolici ci sono a disposizione nelle 189 carceri italiane almeno una cappella, e 314 cappellani, non vanno altrettanto bene le cose per i 7.194 musulmani: per loro ci sono solo 17 Imam. Circa il 42% dei musulmani non dichiara la propria fede, proprio per paura di eventuali discriminazioni.

Antigone lancia infine un appello al Parlamento affinché approvi la riforma penitenziaria. Le innovazioni che l'associazione ritiene urgenti sono "l'equiparazione ai fini del trattamento medico e giuridico della malattia psichica a quella fisica, il miglioramento e la modernizzazione di alcuni aspetti della vita interna, il richiamo alle Regole Penitenziarie Europee, l'allargamento delle misure alternative, di gran lunga meno costose del carcere e più capaci di ridurre la recidiva e garantire la sicurezza della società".

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