Come sta andando il vertice Nato, arriva Zelensky: ingresso di Kiev agevolato, ma solo a guerra conclusa
L'Ucraina verrà invitata a entrare nella Nato, ma solo quando ci saranno le giuste condizioni e si sarà raggiunto un accordo tra tutti gli alleati. La prima premessa è chiara: prima deve finire la guerra, Kiev non deve soccombere a Mosca, e poi si parlerà del suo ingresso nell'Alleanza Atlantica. Insomma, non c'è ancora un calendario, né un vero e proprio negoziato sul tavolo: ma in qualche modo l'entrata dell'Ucraina nella Nato è più vicina. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha voluto rassicurare Volodymyr Zelensky, anche lui ieri a Vilnius per incontrare i leader dell'Alleanza.
E proprio oggi, nel secondo giorno di vertice in Lituania, ci sarà un tavolo Nato-Ucraina, in cui verrà definito ulteriormente il perimetro entro cui muovere i prossimi passi. Il presidente ucraino, da parte sua, non nasconde una certa dose di insofferenza. "L'incertezza è debolezza, ne parlerò apertamente al vertice", ha detto arrivando a Vilnius e commentando le prime dichiarazioni dei leader, che frenavano sulla possibilità di un'entrata tempestiva dell'Ucraina nella Nato e chiarivano che, con una guerra ancora in corso, fosse impossibile discuterne.
Ma l'Alleanza ha garantito: l'ingresso di Kiev sarà agevolato, ci sarà un percorso facilitato, senza il requisito di un piano d'azione per l'adesione, il cosiddetto Map.
A margine del vertice i leader hanno anche avuto modo di organizzare una serie di incontri bilaterali. Giorgia Meloni, ad esempio, ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, con cui ha parlato della situazione nel Mediterraneo: "Insieme abbiamo dialogato sul comune interesse a rafforzare l’impegno nella sponda sud del Mediterraneo e su come potenziare la collaborazione e le relazioni economiche tra le nostre Nazioni. Continuiamo a lavorare per una pace giusta e duratura", ha scritto la presidente del Consiglio su Twitter.
La Nato, che oggi dovrà ratificare le conclusioni comuni, sta anche mettendo a terra un piano per la difesa militare collettiva, che spinge tutti i Paesi dell'Alleanza ha raggiungere l'obiettivo concordato del 2% del Pil speso in Difesa. Finora, solo 11 alleati su 31 ci sono arrivati: l'Italia non è tra questi.