Come si andrà in pensione dal prossimo anno: il piano del governo per le uscite anticipate
Come ogni anno, anche il 2024 è cominciato con un obiettivo: portare a termine la riforma delle pensioni. Per provare a prevedere se il governo Meloni ci riuscirà, basta guardare un fattore fondamentale: i fondi a disposizione. È ancora presto, certo, bisognerà aspettare quantomeno la Nadef, ma la situazione economica dell'Italia non è certo un segreto. Perciò, negli ambienti di governo, si parla già di obiettivo di legislatura. Tra le grandi promesse elettorali, però, c'è l'abolizione della legge Fornero e l'approvazione di una nuova grande riforma delle pensioni. Perciò al ministero del Lavoro si sta pensando a una strategia per portarla a termine nei prossimi anni.
Il modello che sta inseguendo il governo, con una serie di incognite, è quello del ricalcolo interamente contributivo. Come già accaduto quest'anno, anche nel 2025 potrebbe essere confermata Quota 103 – oppure si potrebbe scalare su Quota 104, come era previsto in una prima fase della scrittura della manovra – che tradotto significa 41 anni di contributi versati e almeno 62 anni di età anagrafica. Si potrebbe passare perciò a 63 anni, sempre con 41 di contributi. Tutto dipenderà dalla possibilità economica che avrà il governo, che a sua volta sarà influenzata dall'andamento dell'economia nel 2024. La scommessa del governo Meloni, che ha deciso di prendere miliardi a debito per gonfiare le buste paga con il taglio del cuneo contributivo, non è detto che risollevi i consumi come si spera.
Nel frattempo, al ministero del Lavoro si riflette su una riforma complessiva da portare a termine nei prossimi anni, che difficilmente vedrà la luce già alla fine del 2024. La Lega spinge – e non è un segreto – per Quota 41 senza limiti di età anagrafica. Il punto di caduta, potrebbe essere proprio quello del ricalcolo con il sistema contributivo. Già è così per tutti gli scivoli – compresa Opzione Donna – con la sola esclusione dell'Ape sociale, che resta più che altro un ammortizzatore sociale per le categorie che svolgono mansioni usuranti. La parola d'ordine, insomma, sarà uniformità.