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Opinioni

Come scassare un progetto in sei mesi (eppure la Rivoluzione…)

La sostituzione di Raphael Rossi, le dimissioni di Roberto Vecchioni e le tante polemiche sull’operato della Giunta: insomma, a sei mesi dalla trionfale elezione per Luigi de Magistris lo scenario sembra radicalmente cambiato. Eppure la “Rivoluzione arancione è una cosa seria”.
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DeMagistris-Sodano-Rossi

Parafrasando un celebre motto marvelliano diremmo che "da grandi aspettative derivano sempre grandi delusioni", un assioma quantomai appropriato per descrivere lo stallo in cui sembra trovarsi l'amministrazione de Magistris. L'ex magistrato, eletto trionfalmente Sindaco di Napoli soltanto 6 mesi fa, in effetti arrivava a Palazzo san Giacomo con un carico enorme di aspettative, con la responsabilità di ricostruire l'immagine di una città e della sua classe dirigente, con il gravame dell'inefficienza (sia pure gonfiata dalla propaganda, va riconosciuto) della precedente amministrazione, ma anche con una squadra "inesperta" e non avendo alle spalle un partito ben strutturato (non che questo sia necessariamente un male, per intenderci).

Come se ciò non bastasse, l'epilogo della campagna elettorale aveva lasciato in dote anche il nodo irrisolto dell'emergenza rifiuti ed in tal senso la scelta di Raphael Rossi alla guida dell'ASIA sembrava garanzia della determinazione del Sindaco nel compiere quella "rivoluzione della prassi politico – amministrativa" che era stata una dei leit motiv della campagna elettorale. E nonostante qualche rallentamento e le inevitabili polemiche, su tale terreno la sfida sembrava praticamente vinta, con le strade della città pulite e il lento ma costante aumento della raccolta differenziata. Allo stesso modo, più che positivo sembrava essere il bilancio per quanto riguarda la "ridefinizione" di ruoli e competenze, il rispetto delle regole e la nuova disciplina in materia di consulenze e partecipate (come spiegava ai nostri microfoni l'assessore Riccardo Realfonzo). Discorso simile per le tante questioni "irrisolte da tempo" della città, tanto che, come vi abbiamo raccontato nel nostro approfondimento "non si annovera un solo tema centrale del vivere comune su cui l'amministrazione guidata dall'ex pm non abbia convocato una conferenza stampa o diramato un comunicato: immigrazione, sanità, welfare, lotta alla camorra".

Poi, i primi scricchiolii. Le prime crepe nella costruzione per forza di cose provvisoria messa in piedi da "Giggino". Ed infine le prime, sostanziali, fratture. Che, senza girarci intorno, rappresentano due colpi durissimi alla credibilità e all'immagine del progetto dell'ex magistrato. Ma soprattutto potrebbero far passare in secondo piano i risultati già ottenuti in questi primi sei mesi, compreso il "cambio di registro" nella prassi politico – amministrativa di Palazzo San Giacomo. Del resto, che le questioni Rossi e Vecchioni, seppur diversissime, siano state gestite nella maniera peggiore è abbastanza lampante. Così come è altrettanto chiaro che le fratture venutesi a creare nel "gruppo arancione" siano direttamente riconducibili sia a dissidi personali, sia ad un equivoco di fondo.

Il nodo è quello "classico" dei "5 minuti dopo la rivoluzione"; ovvero come trasferire nella "noiosa" pratica quotidiana quell'entusiasmo e quelle aspirazioni palingenetiche capaci di travolgere l'armata del centrodestra e le truppe sparse del PD in campagna elettorale; come andare oltre demagogia e populismo e dare corpo ad istanze ideali e diciamola tutta, ben poco elaborate. Il tutto dovendo resistere ad una pressione mediatica e politica senza precedenti (non serve dilungarsi troppo, ma la specificità del caso napoletano è piuttosto evidente). In tal senso, spiace dirlo, la linea scelta da de Magistris ha un po' deluso le aspettative e la legittima aspirazione ad una certa "normalità del dialogo istituzionale" della maggior parte dei napoletani. L'idea che si debba vivere in un clima di perenne campagna elettorale, la sensazione che la Giunta preferisca il manicheismo del "o con noi o contro di noi", piuttosto che il confronto aperto e serrato con i cittadini e l'opposizione, la prospettiva di un lento e costante stillicidio di dichiarazioni a mezzo stampa e botta e risposta sui social network: ecco ciò che sinceramente ci preoccupa e che rischia di trasformare un laboratorio politico dalle enormi potenzialità nello specchio fedele delle contraddizioni della politica italiana. E sarebbe un enorme peccato, perchè la vera rivoluzione arancione passa prima di tutto per la formazione di una nuova classe dirigente, l'allargamento degli spazi di rappresentanza e soprattutto il rinnovamento radicale delle forme della politica.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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