Come sarà la transizione ecologica del governo Draghi: il programma del ministro Cingolani
Il piano per la transizione ecologica lo ha già chiaro in testa, Roberto Cingolani. Il ministro a capo del dicastero nato ad hoc il primo marzo e posto dai 5 Stelle come condizione per il loro appoggio al governo Draghi, ha illustrato ieri le sue linee guida alle commissioni Ambiente e Attività produttive di Camera e Senato. Il suo discorso è stato chiaro ed è stato lui stesso a racchiuderlo in una frase: "Io spero che, se avremo lavorato bene, fra dieci anni i nostri successori parleranno di come abbassare il prezzo dell'idrogeno verde e di come investire sulla fusione nucleare – ha spiegato Cingolani ai parlamentari – Questa è la transizione che ho in testa".
Il ministro Cingolani ha spiegato il suo punto di vista sulle energie del futuro: “L'universo funziona con la fusione nucleare, quella è la rinnovabile delle rinnovabili – ha annunciato – Noi oggi abbiamo il dovere nel Pnrr di potenziare il ruolo dell'Italia nei progetti internazionali Iter e Mit sulla fusione”. Perché "quello è un treno che non possiamo perdere". E poi "non possiamo non considerare l'idrogeno verde come la soluzione regina, è sostanzialmente il vettore ideale”. Secondo Cingolani, “fra dieci anni avremo l'idrogeno verde e le automobili che andranno a celle a combustibile”, mentre "le batterie le avremo superate, perché hanno un problema di dismissione, e staremo investendo sulla fusione nucleare, che ora sta muovendo i primi passi nei laboratori”. Sul tema dell’idrogeno verde il ministro ha spiegato che “abbiamo un decennio per rendere la nostra società competitiva”, perché “al momento non abbiamo gli impianti, non sappiamo come stoccare e come utilizzare l’idrogeno”.
Il neoministro ha indicato anche la necessità di una transizione burocratica: "Cioè la burocrazia al servizio della transizione”. Si tratta della “catena di procedure che porta al rilascio del permesso per aprire i cantieri, i tempi adesso sono piuttosto lunghi”. Perciò Cingolani propone una revisione delle procedure amministrative sul modello del ponte di Genova. Poi bisogna anche aggiornare il piano energetico nazionale e si deve aprire il nuovo Mite ad un dibattito pubblico sulle opere e infine, ha detto Cingolani, “vorrei lasciare a chi verrà dopo un Ministero digitalizzato e internazionalizzato”.