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Covid 19

Come sarà la fase due: le nuove regole negli uffici e per l’uso delle mascherine

La fase due dell’emergenza Coronavirus potrebbe partire il 4 maggio, ma con molte novità per tutti gli italiani: a cambiare potrebbero essere soprattutto le regole negli uffici e nelle aziende, con tanti cambiamenti sui posti di lavoro. Ma le novità potrebbero riguardare anche tanti altri aspetti: l’uso delle mascherine, l’impiego dei termoscanner e il ricorso ai test seriologici.
A cura di Stefano Rizzuti
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Misurazione della febbre, numeri telefonici alle Asl, mascherine, termoscanner e test sierologici. Ogni giorno la fase due, quella di graduale riapertura durante l’emergenza Coronavirus, si arricchisce di nuove possibilità che dal 4 maggio riguarderanno da vicino tutti gli italiani. Saranno molte le regole da rispettare, per i semplici cittadini e per le aziende, che dovranno garantire – se vorranno riaprire – il rispetto degli standard di sicurezza che verranno richiesti per la fase due. Una delle prime novità riguarda il lavoro delle Asl, a cui verranno forniti i numeri telefonici delle persone entrate in contatto con i contagiati dal Coronavirus. Le questure, nello specifico, consegnano i dati alle aziende sanitarie per tracciare tutte le persone entrate in contatto con chi è risultato positivo. Si tratta, in sostanza, di un’anticipazione dell’app che potrebbe essere utilizzata per tracciare gli spostamenti dei positivi.

La misurazione delle febbre e le regole in aziende e uffici

Potrebbe essere introdotto anche l’obbligo di misurazione della febbre, per ogni lavoratore, prima di entrare in servizio. Per questo servirà un termoscanner all’ingresso del luogo di lavoro in cui molte persone si affolleranno. I termoscanner saranno un po’ come i guanti, le mascherine e il gel disinfettante e potrebbero essere presenti in tutte le aziende. In generale negozi, uffici e aziende dovranno applicare una serie di regole per la protezione dei lavoratori e dovranno avere un medico di riferimento a cui affidarsi in caso di bisogno.

L'utilizzo delle mascherine per i cittadini nella fase due

Uno degli aspetti su cui nascono più interrogativi è quello delle mascherine: ci saranno veramente abbastanza mascherine da poterle fornire a tutti i cittadini e permettere loro di uscire senza problemi di casa? A questa domanda risponde Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Oms, durante la quotidiana conferenza stampa con il bollettino sulla situazione in Italia. Ranieri Guerra spiega che la discussione va affrontata da un punto di vista qualitativo e da uno quantitativo. Per quello qualitativo servono “una serie di pre-requisiti per la riapertura”, ovvero la possibilità di prevenire il contagio, garantendo la massima sicurezza in ogni contesto, anche quello familiare. Poi c’è una valutazione quantitativa, che “dipende da cosa si programma”. L’Oms raccomanda l’utilizzo delle mascherine solo per chi non può evitare assembramenti, “perché camminare per strada con le mascherine è tutt’ora” non incluso nelle raccomandazioni.

Ciò che può cambiare riguarda i raggruppamenti nelle strutture chiuse, quindi anche negli uffici e nelle aziende. Per capire quante mascherine servono, bisogna sapere quali siano le “previsioni di riapertura”, considerando anche la capacità di mantenere un distanziamento sufficiente per prevenire il contagio. “Su questa base vengono calcolate le forniture. Dipende da cosa e quando si prevede di riaprire perché questo determina la quantità degli approvvigionamenti”, spiega Ranieri Guerra. Che assicura che “le mascherine ci sono”, anche se “l’approvvigionamento va rinforzato” proprio sulla base di queste previsioni. Difficile anche capire quante mascherine serviranno per ogni persona: “Dipende dall’attività lavorativa, ci sono persone per cui non ne basta una al giorno e vanno cambiate ogni tot ore”.

Fase due, il ricorso ai test sierologici

L’altro aspetto è quello dei test sierologici, da effettuare anche per individuare chi ha già avuto il Coronavirus, magari senza sintomi o con sintomi lievi. I criteri e le caratteristiche a cui devono rispondere questi test, per poter avviare la procedura di acquisto, sono stati definiti dal comitato tecnico-scientifico. Il test verrà somministrato, secondo quanto emerso finora, a un campione di 150mila persone che verranno individuate su tutto il territorio nazionale, sulla base di un campionamento dei profili lavorativi, del genere e della differenziazione per sei diverse fasce d’età. Con i test si individuerà chi ha già sviluppato gli anticorpi che lo rendono immune, con quella che viene definita come una sorta di patente d’immunità.

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