"Facciamo bene a studiare i costi, i modi e i tempi per valutare se, come e quando reintrodurre per alcuni mesi il servizio militare e il servizio civile per i nostri ragazzi e le nostre ragazze, Così almeno impari un po' di educazione che mamma e papà non sono in grado di insegnarti". Con queste parole, rilasciate ai microfoni di Rai News e sostanzialmente ribadite nel corso di un comizio improvvisato in Puglia, il leader della Lega, vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno Matteo Salvini rilancia un cavallo di battaglia leghista: la reintroduzione del servizio militare (o civile) obbligatorio. Nel pieno della discussione sulla legge di bilancio, che divide le diverse anime della maggioranza di governo sul modo in cui andranno impiegate le scarse risorse a disposizione, e mentre ancora infuriano le polemiche sul "destino" dei fondi per le periferie, Salvini (che non sarebbe neanche il ministro competente) inserisce nel dibattito pubblico un tema storicamente molto divisivo, scegliendo una linea apprezzata da una larga fetta di italiani.
Come vi abbiamo raccontato, non si tratta di una "novità assoluta", dal momento che la proposta è da tempo caldeggiata dalla Lega e solo pochi mesi fa, nel maggio del 2017, era stata presentata in Parlamento. Il testo è opera dell'ex senatore leghista Sergio Divina e risulta assegnato dal 29 giugno alle competenti commissioni Affari Costituzionali e Difesa. Nella premessa l'ex senatore insisteva sulla necessità di recuperare lo spirito patriottico, a suo dire perduto nel corso degli anni anche a causa della rinuncia alla leva obbligatoria: "Oggi accade invece che spesso scelte di ferma militare o civile volontaria rispondano a ragioni che poco hanno a che fare con la solidarietà o l'appartenenza al territorio, configurandosi piuttosto, senza nulla togliere peraltro all'ottimo servizio che viene prestato, come opportunità di impiego per chi non trova differentemente occupazione". Anche alla Camera i deputati Caparini, Allasia ed altri avevano presentato un testo simile, aggiungendo nella premessa che si "intende inoltre garantire alle Forze armate un bacino più ampio di riserve mobilitabili, qualora la situazione internazionale non accenni a migliorare e risulti invece indispensabile affiancare ai professionisti attuali, di cui peraltro dovrebbe essere ridotto in modo consistente il numero, una più vasta platea di persone che abbiano svolto un servizio militare addestrativo basico".
Nel dettaglio, la Lega dunque propone un periodo di 8 mesi di servizio militare o civile, obbligatorio sia per gli uomini che per le donne, dai 18 ai 28 anni. La scelta fra servizio civile o militare sarà libera e senza che vi sia successivamente alcun pregiudizio relativo alla carriera (ad esempio un diverso "punteggio" per i concorsi pubblici), con il periodo di ferma che sarà poi conteggiato ai fini pensionistici. Il servizio civile o militare dovrebbe essere svolto da ogni cittadino nella propria regione "in modo da dare forza al territorio di appartenenza attraverso la messa a disposizione delle energie umane già presenti". La formula scelta è quella della legge delega, in modo da rimandare al governo le specifiche norme per l'attuazione del provvedimento di reintroduzione del servizio militare o civile obbligatorio.
Servizio militare obbligatorio: è possibile?
Della questione si discute da tempo, con la quasi totalità delle forze politiche contraria alla reintroduzione della leva obbligatoria. La leva obbligatoria è prevista dalla Costituzione italiana ("nei modi e nelle forme previste dalla legge") e al momento è "ordinariamente inattiva", per effetto della legge numero 226 del 2004 del governo Berlusconi (la legge Martino), e successivamente della legge numero 66 del 2010, governo Prodi, che ha istituito il codice dell'ordinamento militare. Secondo la normativa in vigore, dunque, l'arruolamento può essere volontario (gli attuali "canali di ingresso" nell'esercito) oppure obbligatorio. L'obbligatorietà può dunque già essere ripristinata da un decreto del Presidente della Repubblica, e comportare il richiamo alle armi solo del "personale militare volontario cessato dal servizio da non più di cinque anni", nel caso di "deliberazione di stato di guerra" o di grave "crisi internazionale nella quale l'Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad una organizzazione internazionale".
Le norme attuali trovano un'ampia condivisione dalle forze politiche attualmente presenti in Parlamento. Maurizio Gasparri, per Forza Italia, ad esempio ha spiegato che, nella visione del suo partito, "l'Esercito, come le altre Forze Armate, deve essere formato da professionisti, da personale ben addestrato e qualificato, il cui ruolo deve essere sempre di più riconosciuto in termini normativi ed economici". Netta la contrarietà del PD, secondo cui si tratta di una proposta obsoleta e propagandistica.
Su questa linea sembra essere collocata anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, competente in materia. Per la titolare del dicastero, infatti, quella del servizio militare obbligatorio è semplicemente "un'idea romantica che piace a molti", ma non è più al passo con i tempi, perché l'esercito di oggi "ha bisogno di professionisti, non servono più tanti soldati tutti insieme". Anche non volendo considerare le riflessioni di "principio" sullo strumento della coscrizione obbligatoria (c'è un ampio dibattito in materia, che si concentra in particolare sui limiti alla libertà personale dei cittadini), l'attuale "specializzazione" delle forze armate sembra essere l'argomento più convincente, considerando che 8 mesi non possono essere tempo sufficiente per una formazione adeguata. Allo stesso modo, resta aperta la questione dei costi di un simile ampliamento della leva, che appaiono incompatibili con le attuali disponibilità della finanza pubblica.