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Come può cambiare il reddito di cittadinanza con il governo Meloni: tutte le ipotesi

Nel suo discorso programmatico, Giorgia Meloni ha chiarito ciò che era già scritto nel programma del suo partito: per il governo, il reddito di cittadinanza non dovrebbe andare a chi è in grado di lavorare. L’attuazione di questa idea, però, può avere diverse forme, e il tempo per la legge di bilancio è poco.
A cura di Luca Pons
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Uno dei punti toccati da Giorgia Meloni nel suo discorso programmatico alla Camera, pronunciato ieri, è stato il reddito di cittadinanza. La presidente del Consiglio ha affermato: "Vogliamo mantenere e, dove possibile, migliorare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in grado di lavorare", mentre "per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro". Secondo Meloni, il Rdc "per come è stato pensato e realizzato" ha rappresentato "una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l'Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia".

Ci si aspetta, quindi, che il governo interverrà per modificare pesantemente questa misura. D'altra parte, lo stesso programma di Fratelli d'Italia parlava di "abolire il Reddito di cittadinanza per introdurre un nuovo strumento" che andasse a tutelare i soggetti fragili. Le categorie citate erano "disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico".

Meloni ha sostenuto che la soluzione, per chi è ‘occupabile', sarebbe "la formazione e l'accompagnamento al lavoro", mentre un sostegno al reddito dovrebbe essere rivolto solo a chi non può lavorare. Su questo punto, la nuova leader di governo ha preso gli applausi anche di Italia viva e Azione. Sembra, quindi, che in Parlamento ci sia una solida maggioranza che si oppone al Rdc nella sua forma attuale.

Le modifiche e la possibile abolizione del reddito

Il governo potrebbe decidere di aumentare obblighi e restrizioni per chi riceve il reddito di cittadinanza e può lavorare. Ad esempio, ridurre il numero di volte che è possibile rifiutare un'offerta di lavoro prima di perdere il reddito (attualmente sono due), o cambiare i criteri per stabilire se un'offerta di lavoro è "congrua" (oggi deve trovarsi entro 80 km di distanza dalla residenza della persona interessata).

Oppure, se si prendesse alla lettera quando detto da Meloni, si potrebbe trasformare il Rdc in una misura che esclude chi è ritenuto abile al lavoro. In campagna elettorale si era parlato al massimo di un "rimborso spese" e di corsi di formazione "finanziati dal Fondo sociale europeo" per le persone occupabili (nella fascia d'età 18-60, senza minori a carico).

Una nota di Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, aggiornata al 30 giugno, indica che i percettori di reddito di cittadinanza che sono considerati in grado di lavorare sono poco meno di 920mila. Escludendo da questi gli 86mila che sono esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali, si tratta di oltre 800mila persone. È questa la platea a cui il nuovo governo potrebbe togliere il Rdc.

Come sottolinea la nota Anpal, però, queste persone "esprimono alcune fragilità rispetto al bagaglio con cui si affacciano ai percorsi di accompagnamento al lavoro". Di quei 920mila, sono 480mila coloro che non hanno avuto un contratto di lavoro subordinato o para-subordinato negli ultimi 3 anni. Oltre 460mila hanno al massimo un titolo scolastico di scuola secondaria inferiore (ex scuola media).

Quando potrebbe cambiare il reddito di cittadinanza

Nei primi nove mesi del 2022, l'Inps ha erogato 6 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza. Secondo l'Osservatorio curato proprio dall'Inps sul tema, le persone coinvolte sono state 3,4 milioni, divise in 1,4 milioni di nuclei familiari. Guardando a tutto il periodo in cui è esistita la misura, da aprile 2019 a settembre 2022, la spesa totale è stata di oltre 25 miliardi di euro.

Fondi che, ora, il governo potrebbe decidere di ridurre per dirigerli altrove. Le tempistiche, però, sono strette: la legge di bilancio per il 2023 va compilata, discussa e approvata dalle Camere entro il 31 dicembre, e un programma di bilancio deve essere inviato all'Unione europea a fine novembre. Specialmente per quanto riguarda delle modifiche profonde e strutturali del reddito di cittadinanza, il tempo al governo potrebbe non bastare.

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