Come potrebbe cambiare la tassa sugli extraprofitti delle banche nel decreto Asset
Il governo tira dritto sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, che si trova all'interno del decreto Asset, sebbene la Bce ieri abbia sostanzialmente bocciato il decreto che punta a imporre un’imposta straordinaria agli enti creditizi. Si tratta di un balzello, retroattivo, che punta a racimolare 4-5 miliardi, ma che ha fatto registrare l'opposizione del sistema bancario e ha generato dei distinguo all'interno della stessa maggioranza.
Ieri sera Giorgia Meloni ha aperto a possibili "correttivi", per non penalizzare istituti di credito "più virtuosi", ma ha detto molto chiaramente che non intende fare "marcia indietro": la misura si può correggere, ma solo "a parità di gettito". Il provvedimento insomma potrebbe essere modificato durante l'iter parlamentare, come conseguenza delle critiche arrivate da Christine Lagarde, secondo cui tassare gli extraprofitti delle banche avrebbe effetti collaterali negativi per la crescita economica italiana, per la salute delle banche più piccole, per la concorrenza europea e addirittura per l'efficacia della politica monetaria.
Nel parere arrivato ieri si legge che "Imporre un’imposta straordinaria al settore bancario potrebbe rendere più complicato per gli enti creditizi accumulare riserve supplementari di capitale in quanto i loro utili non distribuiti si ridurrebbero, e ciò diminuirebbe la loro capacità di tenuta di fronte a shock economici. In effetti, tali imposte straordinarie potrebbero avere effetti economici negativi limitando la capacità degli enti creditizi di erogare credito, contribuendo a condizioni meno favorevoli per i clienti quando erogano prestiti e altri servizi. È essenziale che gli enti creditizi abbiano una solida base patrimoniale per assolvere il loro ruolo di intermediari del credito nell’economia. L’aumento dei costi e la riduzione dell’offerta di credito, o i costi più elevati di altri servizi bancari, possono incidere negativamente sulla crescita economica reale".
Meloni ha risposto ai rilievi, ripetendo che considera giusto l'intervento: "Non c'è alcun intento punitivo, ma ritengo giusto che lo Stato intervenga non solo sulle piccole aziende ma faccia anche interventi più ‘complicati'. Le banche hanno guadagnato grazie agli aumenti dei tassi sui mutui ma i risparmiatori non hanno visto aumentare gli interessi sui loro depositi. Per questo noi abbiamo deciso di tassare il 40% di questi extraprofitti. Poi si potranno fare modifiche ma a parità di gettito", ha detto a ‘Porta a Porta', in onda in seconda serata su Rai1.
Per Matteo Salvini la bocciatura della Bce è del tutto irrilevante: "Quello che pensa la Bce, dell'intervento economico dell'Italia sulle banche, mi interessa relativamente. Il decreto arriva in Parlamento, che è sovrano e io sono assolutamente convinto che se a fine anno le banche italiane, invece di avere profitti superiori a 20 miliardi ce l'avranno di 2-3 in meno e i soldi verranno usati per gli stipendi, non soffriranno". Salvini l'ha detto intervistato dalla stampa estera a Roma. E ha chiarito: "Le politiche economiche della Bce, dal punto di vista dell'Italia, sono fallimentari perché pensano di bloccare l'inflazione bloccando i consumi, cioè io ti taglio gli stipendi così non vai a fare la spesa e i prezzi scendono, ma la gente ha fame. Quindi il continuo innalzamento dei tassi è un suicidio economico riconosciuto".
Gli emendamenti Forza Italia al decreto Asset
Ma nel concreto, cosa potrebbe cambiare? La forza politica che più si sta spendendo per chiedere modifiche alla misura è Forza Italia. Il decreto Asset è arrivato questa settimana in Senato e questa mattina alle 12 di oggi è scaduto il termine per presentare gli emendamenti nelle commissioni Industria e Ambiente del Sen di Palazzo Madama.
Da parte di Fratelli d'Italia non sono state presentate proposte di modifica alla norma sull'imposta straordinaria, contenuta all'articolo 26 del decreto. L'idea del partito di Giorgia Meloni è quella di aspettare l'evolversi del confronto in commissione.
Sono invece 66 gli emendamenti presentati da Forza Italia, e tra questi ci sono anche proposte per modificare la norma sulla tassa sugli extraprofitti delle banche. Gli azzurri con gli emendamenti proposti chiedono di precisare che si tratterà di un contributo straordinario una tantum, di introdurre una deducibilità della tassa ai fini Ires e Irap, di esentare le piccole banche del territorio e di escludere gli interessi sui titoli di stato dal computo dell'imposta.
Sul tema degli extraprofitti delle banche ieri sera "il presidente del Consiglio ha fatto una dichiarazione che io ho apprezzato molto secondo la quale" si è detta "disponibile a correggere il testo del decreto senza cambiare l'impostazione", ha detto il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, conversando con i giornalisti a margine del question time al Senato.
Forza Italia condivide l'impostazione del provvedimento, è "giusto chiedere alle banche un aiuto in questo momento", ma "il testo col quale si chiede questo sostegno alle banche deve essere scritto in maniera da non creare problemi ai risparmiatori e soprattutto non creare piccole alle piccole banche" oltre a dover essere un testo che "non sia incostituzionale", ha sottolineato dopo le osservazioni di ieri dell'Associazione bancaria italiana (Abi).
"L'apertura del presidente del Consiglio va nella direzione assolutamente positiva", e "siamo disponibili e pronti al confronto. Abbiamo presentato una serie di emendamenti" nell'auspicio che si "trovi una mediazione", ha ribadito Tajani. "Troveremo la sintesi. Non poniamo diktat, condividiamo il principio vogliamo solamente che la norma sia scritta bene nell'interesse dei risparmiatori".Forza Italia già nelle scorse settima aveva già chiesto la deducibilità dell’imposta sugli extraprofitti e di escludere dalla tassazione i piccoli istituti.
Cosa si intende per extraprofitti delle banche
Nel caso delle banche gli extraprofitti sono calcolati sul margine di interesse, ovvero sulla differenza tra interessi attivi e interessi passivi. I primi sono quelli che la banca accumula come guadagno per aver concesso prestiti o mutui. Gli interessi passivi sono invece quelli che la banca deve pagare ai suoi clienti, sui conti correnti o sui conti deposito. In pratica gli extraprofitti sono i guadagni che la banca ottiene in più con l'aumento dei tassi di interesse.