Come possono cambiare reddito di cittadinanza e cuneo fiscale con il dl Lavoro del governo Meloni
Il 1° maggio, giorno della Festa dei lavoratori, il governo Meloni si riunirà per varare il nuovo decreto Lavoro. Il Consiglio dei ministri lavorerà sul provvedimento che, tra le altre cose – contratti a termine, pensioni e sgravi fiscali per le assunzioni dei giovani – si occuperà anche del nuovo reddito di cittadinanza e della riduzione del cuneo fiscale.
Come funziona il nuovo reddito di cittadinanza: gli occupabili avranno la Pal nel 2023
La riforma del reddito di cittadinanza è uno dei punti più annunciati dal governo Meloni, che fin dalla campagna elettorale si è opposto decisamente alla misura contro la povertà, con la prima legge di bilancio l'ha tagliata (sette mesi nel 2023 e nessun contributo a partire dal 2024) e negli scorsi mesi ha presentato una prima proposta alternativa, che era stata battezzata Mia, o Misura di inclusione attiva. Ora, stando all'ultima bozza del decreto Lavoro, il sussidio sarà diviso in tre misure: fino alla fine del 2023 la Pal accompagnerà la transizione per gli ‘occupabili', e poi dall'anno prossimo ci sarà per i non occupabili la Gil e per gli occupabili la Gal.
Facciamo ordine. Secondo quanto riporta la bozza del dl Lavoro, i cosiddetti occupabili – cioè tutti i maggiorenni under 60 che non hanno disabilità – riceveranno la Pal (Prestazione di accompagnamento al lavoro) se hanno ricevuto il reddito di cittadinanza e hanno sottoscritto il Patto per il lavoro. Dovrebbe trattarsi di un assegno da 350 euro al mese, che si potrà richiedere dal 1 settembre settembre fino a dicembre 2023. Il principale motivo per cui il governo Meloni ha ideato questa misura è che i corsi di formazione, che avrebbero dovuto portare all'inserimento lavorativo degli occupabili che ricevevano il Rdc nel 2023, sono in molti casi in ritardo.
Nuovo reddito di cittadinanza dal 2024: chi prende la Gal e chi la Gil
Dal 1 gennaio 2024, invece, partiranno la Gil (Garanzia per l'inclusione) e la Gal (Garanzia per l'attivazione lavorativa). La prima sarà rivolta ai ‘non occupabili', cioè alle famiglie con minorenni, over-60 o persone con disabilità. Se queste famiglie saranno al di sotto della soglia Isee di 7.200 euro, riceveranno un assegno fino a 500 euro al mese. Ci potrà anche essere un'integrazione come bonus affitto, fino a 280 euro al mese. La sua durata sarà di 18 mesi e, dopo un mese di pausa, potrà ripartire per altri 12 mesi.
La Gal, invece, sarà dedicata agli occupabili. Purché si trovino in condizioni di povertà assoluta – cioè con un Isee al di sotto dei 6mila euro – avranno un assegno che andrà fino a 350 euro a famiglia. Durerà al massimo per un anno e senza possibilità di rinnovarlo. Per chi si apre un'attività di lavoro autonomo mentre riceve la Gal, si riceve un bonus pari a 6 mensilità, con un massimo di 3mila euro in tutto.
Chi trova un lavoro da dipendente potrà mantenere la Gal finché con il lavoro riceve meno di 3mila euro lordi in un anno. Allo stesso tempo ci saranno degli incentivi fiscali per chi assume una persona che riceve la Gal: sgravio fino a 8mila euro all'anno (anche per il 100% dello stipendio) per due anni se è un contratto a tempo indeterminato, o fino a 4mila euro (fino al 50% dello stipendio) per un anno in caso di contratto stagionale.
Taglio del cuneo fiscale, si attende un punto in più per i redditi bassi
Un altro dei temi discussi dal Consiglio dei ministri sarà il taglio del cuneo fiscale, che porta un aumento in busta paga per i lavoratori dipendenti nelle fasce più basse di reddito. Annunciando il Def, il governo ha detto di aver ‘messo da parte' poco più di 3 miliardi di euro per permettere un aumento del taglio del cuneo nell'ultima parte del 2023: da maggio a dicembre, dovrebbe quindi registrarsi un lieve aumento di stipendio per alcuni lavoratori.
Non è ancora chiaro, però, se il taglio del cuneo fiscale sarà inserito nel decreto Lavoro. Nella bozza la misura non appare, ma questo è dovuto anche al fatto che si tratta di un provvedimento delicato che il governo vuole comunicare con numeri definitivi. Secondo alcune ricostruzioni, il taglio dovrebbe valere circa 15 euro in più di stipendio netto al mese, in media, per i lavoratori con un reddito fino a 25mila euro all'anno. Ma potrebbe anche allargarsi e coinvolgere i dipendenti con uno stipendio fino a 35mila euro l'anno, con aumenti, di conseguenza, più ridotti.
Al momento, è già in vigore un taglio del 3% per chi prende fino a 25mila euro in un anno, mentre è del 2% per chi riceve tra i 25mila e i 35mila euro. Con i 3 miliardi e mezzo circa stanziati dal governo, si dovrebbe riuscire a passare rispettivamente al 4% e al 3%. Come detto, questo si tradurrebbe in 15 euro netti in più al mese, con una variazione in base allo stipendio: circa 10 euro in più al mese per chi prende 15mila euro l'anno, poco più di 16 euro al mese per chi ha 35mila euro all'anno.