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Due per mille ai partiti, come può cambiare il finanziamento e perché Mattarella si è opposto all’emendamento

In Parlamento a sorpresa è arrivata una proposta per cambiare il due per mille, come emendamento al decreto fiscale: ai partiti potrebbero essere dati anche i soldi di chi non ha scelto una forza politica da sostenere. La somma potrebbe passare da circa 25 a oltre 40 milioni di euro. Ma sulla norma è intervenuto Mattarella, che avrebbe invitato a rinunciare.
A cura di Luca Pons
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Raddoppiare le entrate del due per mille ai partiti. Questo è l'effetto che avrebbero due emendamenti al decreto fiscale. In sostanza, ai partiti politici sarebbero erogati non solo i soldi dei contribuenti che hanno scelto di sostenerne uno con il proprio 0,2% dell'Irpef. Ma anche quelli di tutti gli altri, che lasciano il campo vuoto nella dichiarazione dei redditi. L'effetto sarà sarebbe significativo, portando il tetto massimo da 25 milioni di euro a circa 42 milioni di euro all'anno. Ma sulla modifica sarebbe intervenuto Sergio Mattarella, fermando i lavori.

Infatti, stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, dagli uffici tecnici del Quirinale sarebbe arrivato uno stop per vari motivi. Innanzitutto, perché gli emendamenti avrebbero poco a che fare con il resto del decreto. Poi, perché la questione è delicata e servirebbe una riforma a parte, e non un intervento in un decreto legge. E infine perché il cambiamento avrebbe un impatto importante sulle finanze pubbliche, riguardando le decisioni che i cittadini prendono su come vengono spese.

Il testo originale degli emendamenti era stato presentato da Pd e Alleanza Verdi-Sinistra, ma il contenuto era decisamente più limitato: spostare il tetto massimo previsto per legge da 25 milioni a 28 milioni di euro. Poi era intervenuto il governo Meloni, che aveva recepito gli emendamenti in cambio di una riscrittura sostanziale.

Il Movimento 5 stelle ha reagito con il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: "Colpo di mano del governo", ha commentato, "è inaccettabile l’aumento dei fondi, non è più l’opzione dei cittadini ma un finanziamento pubblico ai partiti. Ci opporremo con tutte le nostre forze". Da parte sua, Avs ha detto che non intende accettare la riformulazione. Se il governo vorrà proseguire, hanno fatto sapere fonti parlamentari, sarà ritirata la firma.

Come funziona oggi il due per mille, il finanziamento pubblico ai partiti

Oggi, con il meccanismo che è in vigore dal 2013, quando si compila la dichiarazione dei redditi si può decidere di assegnare il due per mille della propria imposta a un partito. Non è un obbligo: chi non lo fa però non si può tenere quel due per mille, ma la somma viene tenuta insieme al resto delle entrate dello Stato invece di andare a una forza politica.

È il cosiddetto ‘inoptato', cioè quello di chi non ha scelto nessuna opzione. Già negli scorsi mesi di era parlato dell'inoptato come di una delle possibili strade per aumentare, di fatto, il finanziamento pubblico ai partiti. Una proposta di legge del Pd, già depositata in Senato da tempo, prevedeva di usarlo a questo scopo.

La modifica invece farebbe sì che "in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti", i soldi vengano comunque assegnati agli schieramenti politici. In che modo? "In proporzione alle scelte espresse". Ovvero, a guadagnarci di più sarebbero quei partiti che hanno ottenuto la maggior parte delle ‘preferenze' da parte dei contribuenti che hanno fatto una scelta per il due per mille.

Quale partito ci guadagnerebbe di più con il nuovo meccanismo

Il Pd è da tempo il partito che riceve più fondi dal due per mille. Quest'anno, sulla base delle dichiarazioni dei redditi del 2023, ha ottenuto i contributi di oltre 530mila contribuenti. Questo ha garantito un incasso da 8,1 milioni di euro. Che con le nuove regole potrebbero diventare più di 12 milioni.

Al secondo posto si è piazzato Fratelli d'Italia con circa 350mila scelte a suo favore. I 4,8 milioni di euro che ha ricevuto diventerebbero quasi 8 milioni. Il Movimento 5 stelle (174mila scelte) passerebbe da 1,8 milioni a quasi 4 milioni, la Lega (91mila scelte) da 1,1 milioni a circa 2 milioni.

Se anche gli emendamenti fossero approvati, le novità partirebbero solo dal 2026. Infatti, le nuove regole entrerebbero in vigore con il decreto fiscale ma si applicherebbero alla dichiarazione dei redditi del prossimo anno. A sua volta, il due per mille sarebbe poi distribuito a inizio 2026.

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