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Come (non) funziona la protezione speciale per i migranti: lunghi tempi d’attesa e procedure illegali

La protezione speciale per i migranti non è stata abolita, ma è stata pesantemente riformulata dal decreto Cutro, approvato in Senato. Un monitoraggio effettuato nel 2021 e nel 2022 ha messo però in luce diverse criticità: le Questure, che dovrebbero rilasciare i permessi di soggiorno per protezione speciale, in molti casi sono ingolfate o fanno ostruzionismo, seguendo prassi illegittime e procedure in contrasto con la normativa.
A cura di Annalisa Cangemi
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La protezione speciale per i richiedenti asilo è stata modificata con il decreto Cutro, che è stato approvato ieri in Senato e che ora passa alla Camera per il via libera definitivo.

Il permesso di soggiorno per i richiedenti asilo che non hanno diritto allo status di rifugiato e alla protezione sussidiaria, ma che potrebbero comunque rischiare la vita se venissero rimandati nei Paesi d'origine, non è stato cancellato, ma è stato riformato. Anche se sono state ristrette le possibilità di ottenerlo – cosa che aumenterà il numero di irregolari nel nostro Paese – può essere richiesto ancora sia attraverso la procedura di protezione internazionale sia attraverso il canale della richiesta diretta al questore da parte dello straniero.

Come cambia la protezione speciale per i migranti

Il decreto Cutro, con le modifiche introdotte dalla maggioranza, pur mantenendo i permessi speciali, cancella in diversi casi la possibilità che essi possano essere convertiti in permessi di soggiorno per ragioni lavorative, se lo straniero trova una occupazione. Il testo licenziato dal governo proprio nel Consiglio dei ministri tenutosi a Cutro, modifica l'articolo 19 della legge quadro sull'immigrazione, eliminando il divieto di espulsione o allontanamento basato sul diritto al rispetto della vita privata e familiare dello straniero.

La norma abrogata dal decreto era stata introdotta dal decreto Lamorgese, per recepire la giurisprudenza italiana (l'ultima sentenza della Cassazione è del 2022) e una sentenza della Cedu del 2019.

L'emendamento Gasparri chiedeva inizialmente di eliminare da questo articolo 19 della legge quadro sull'immigrazione anche il richiamo al rispetto degli obblighi costituzionali o internazionali dello Stato nella valutazione dei respingimenti e nelle espulsioni, un riferimento che era stato eliminato dal primo decreto Sicurezza di Salvini e poi ripristinato nel 2020 dalla ministra Lamorgese. Ma la soppressione è stata espunta dall'emendamento, che è stato riformulato per rispettare le indicazioni del Quirinale.

Una ulteriore modifica riguarda il divieto di espulsione di persone che si trovano in "gravi condizioni psicofisiche o derivanti da gravi patologie"; viene abrogato il termine "gravi condizioni psicofisiche" mentre rimangono le "patologie di particolare gravità, non adeguatamente curabili nel paese di origine".

Inoltre per lo straniero a cui è concesso il permesso perché nel proprio Paese vi è stata "una grave calamità che non consente il rientro e la permanenza in condizioni di sicurezza", l'emendamento del centrodestra prevede che tale calamità debba essere non "grave" bensì "contingente ed eccezionale".

Perché la protezione speciale per i migranti non funziona come dovrebbe

Pur essendo in vigore la protezione speciale, nelle Questure spesso si fa ostruzionismo, come denunciano molte associazioni come il ‘Forum per cambiare l'ordine delle cose', che sta per rilanciare la campagna ‘ParadossiAll'italiana', una campagna di sensibilizzazione nata nel 2021, per denunciare gli abusi.

Il Forum ha svolto nel 2021 e nel 2022 un monitoraggio sui territori, per capire lo stato d'avanzamento delle procedure di riconoscimento della protezione internazionale e del rilascio protezione speciale.

Il monitoraggio è stato svolto nelle questure, nelle prefetture e nelle le commissioni territoriali e di diverse città italiane, tra cui Lecce, Brindisi, Bari, Foggia, Termoli, Napoli, Caserta, Roma, Firenze, Bologna, Ancona, Parma, Trieste e Bolzano. Il Forum ha denunciato più volte prassi illegittime, che hanno finito per intrappolare i migranti in un limbo giuridico.

La questione è che ci sono moltissime istanze che procedono a rilento o vengono bloccate, con domande di rinnovo in attesa di risposta per mesi. Il motivo è da ricercarsi soprattutto nelle indicazioni che il Viminale ha dato in passato alle Questure, e che hanno determinato ritardi. Il ministero dell'Interno, con una circolare del marzo 2021, aveva specificato che "la tipologia di permesso di soggiorno per protezione speciale di cui all'art. 19 comma 1.2 del Testo unico immigrazione non può essere richiesta direttamente al questore". Una posizione che contrastava con la normativa, e che infatti è stata smentita poi il 19 luglio 2021, quando la Commissione Nazionale sul diritto di asilo con una circolare ha chiarito che il permesso per protezione speciale può essere ottenuto dallo straniero tramite i due canali, quello della procedura standard del richiedente asilo tramite la Commissione territoriale e presentando direttamente istanza al questore.

Le irregolarità presentate al commissario per l'emergenza migranti Valenti

Il ‘Forum per cambiare l'ordine delle cose' recentemente ha incontrato Valerio Valenti, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, prima che venisse nominato commissario delegato per lo stato di emergenza per i migranti, per denunciare le irregolarità.

Nel documento che l'associazione ha sottoposto a Valenti, si legge, nero su bianco, che "in tutte le questure monitorate permangono barriere per la presentazione di una istanza diretta per l'ottenimento della Protezione Speciale presso le Questure prese in analisi", nonostante la circolare ministeriale del 19 luglio 2021 dica l'opposta. Più sotto, nello stesso documento discusso con Valenti, si legge:

Si segnalano inoltre a questo proposito diversi criteri applicati per la valutazione da parte delle differenti Commissioni Territoriali, in virtù della mancata "formazione" da parte della Commissione Nazionale – competente in materia di orientamento e formazione – circa questo "nuovo" istituto.

Tutte criticità quindi di cui il Viminale è stato informato. E per quanto riguarda la protezione internazionale i problemi non sono meno gravi. Recita il documento:

Il monitoraggio ha messo in luce alcuni nodi che da tempo rappresentano gravi ostacoli per l’accesso alla richiesta di protezione internazionale. I seri ritardi nella formalizzazione delle istanze dal momento della manifestazione di volontà da parte dei richiedenti ostacolano l’accesso al lavoro e ai servizi, e impediscono l’inserimento nel sistema di accoglienza. Le persone sono così private dell’assistenza minima necessaria.

In alcune delle Questure monitorate – Reggio Calabria, Lecce, Brindisi, Bari, Foggia, Napoli, Caserta, Roma, Rieti, Viterbo, Latina, Benevento – non è permesso in modo accessibile la prenotazione di un appuntamento, e lì dove l'accesso è consentito in presenza lo è per un numero molto piccolo di persone ogni giorno.

Nelle grandi città, si spiega ancora nel dossier, i richiedenti asilo sono costretti a presentarsi per più giorni (spesso settimane) consecutivi, per rientrare tra le poche persone a cui viene consentito l'accesso; si segnala inoltre in tutti i casi monitorati la richiesta illegittima del titolo di abitazione per radicare la competenza provinciale dell’istanza, nonostante il decreto legislativo 28 gennaio 2008 e successive modificazioni, indichino come requisito l'indicazione di una semplice dimora.

Come se non bastasse, in molti casi monitorati la persona che intende avvalersi di misure di accoglienza non viene inclusa all'interno di un progetto all'atto della manifestazione di volontà per il deposito di una domanda di Protezione, così come dovrebbe essere per legge, ma piuttosto in seguito alla successiva formalizzazione della domanda con compilazione del modello C3, ossia il modulo che viene dato dalla Questura al richiedente asilo e per mezzo del quale si formula ufficialmente la domanda di protezione internazionale. Dato che tra i due momenti possono passare anche diverse settimane, le persone che non dispongono di alloggio finiscono a dormire all'addiaccio per giorni.

Attese infinite per il rilascio dei permessi e dei rinnovi: un limbo

Il monitoraggio ha anche evidenziato lunghi tempi di attesa per il rilascio del permesso di soggiorno e per i rinnovi, praticamente ovunque: gli appuntamenti per rinnovi o emissioni dei permessi vengono calendarizzati al minimo dopo mesi: a questo si aggiunge la successiva fase istruttoria altrettanto lunga, per un’attesa complessiva che può arrivare anche a un anno.

In questo periodo i cittadini stranieri posseggono un cedolino in alcuni casi oppure solamente un’attestazione di appuntamento. Molto spesso però, anche se in teoria la legge dovrebbe tutelare i migranti in questo intervallo temporale, gli stranieri incontrano problemi ad accedere al mondo del lavoro.

Il Forum denuncia che sono infatti numerose le segnalazioni di impiegati di Comuni, Uffici Postali, Centri per l'Impiego, Istituti Bancari che oppongono un indebito rifiuto alle richieste dell'interessato basate sul possesso di una mera ricevuta di rinnovo o rilascio, oppure quando nel caso di un semplice appuntamento, oltre a datori di lavoro che preferiscono non assumere o non rinnovare il contratto a persone in possesso di tale documento.

Le Questure poi continuano a chiedere documentazione sull'alloggio (che sia l'iscrizione anagrafica, il contratto d'affitto, la cessione di fabbricato o la dichiarazione d'ospitalità) considerata requisito essenziale per non vedersi respinta la procedura. Eppure, fa notare il Forum nel documento, la normativa in teoria dice chiaramente che servirebbe solo la dimostrazione del persistere delle caratteristiche che hanno determinato il riconoscimento della protezione.

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