Come l’ex presidente russo Medvedev si sta interessando delle elezioni in Italia
Alle elezioni i cittadini europei devono punire i loro governi. È quanto ha scritto l'ex presidente russo, oggi vicepresidente del Consiglio nazionale di sicurezza, Dimitri Medvedev, sul suo canale di Telegram. Un messaggio che, a poco più di un mese dalle elezioni, ha destato la preoccupazione di ingerenze da parte di Mosca nel nostro Paese. Alle urne, ha scritto Medvedev, "vorremmo vedere i cittadini europei non solo esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi, ma anche dire qualcosa di più coerente. Ad esempio, che li chiamino a rendere conto, punendoli per la loro evidente stupidità". Per poi sottolineare: "I voti degli elettori sono una potente leva di influenza. Quindi agite, vicini europei! Non rimanete in silenzio. Chiamate i vostri idioti a rendere conto. E vi ascolteremo. Il vantaggio è evidente: l'inverno è molto più caldo e confortevole in compagnia della Russia che in uno splendido isolamento con la stufa a gas spenta".
Subito le condanne da parte di diversi politici italiani. In primis dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: "È davvero preoccupante l'ingerenza del governo russo nelle elezioni italiane. Un esponente russo, Medvedev, interviene nuovamente a gamba tesa su questioni di politica interna, questa volta dando anche un'indicazione di voto. Le forze politiche italiane prendano le distanze in maniera netta, senza alcuna timidezza, dalla propaganda russa".
La condanna da parte del Partito democratico
Anche molti esponenti del Partito democratico si sono espressi contro le parole dell'ex presidente russo. Chiedendo a tutte le altre forze politiche di prendere una posizione chiara a riguardo. "Medvedev, il falco del regime russo tifoso dei massacri in Ucraina, entra nella campagna elettorale italiana, invitando gli elettori a punire nelle urne il governo. Grave fatto di ingerenza, tutti ne prendano le distanze, iniziando da una destra sempre più ambigua sul tema", ha detto il deputato Enrico Borghi, della segreteria nazionale dem. "Inaccettabile tentativo di ingerenza del falco russo Medvedev. In un Paese maturo ci si unisce contro i tentativi di una potenza ostile di influenzare l'esito delle elezioni. Sarebbe grave se in Italia non si sentissero le voci di tutti i partiti a difesa della democrazia", ha scritto su Twitter Lia Quartapelle.
E ancora: "C'è da restare basiti di fronte alle aberranti parole di Medvedev che invita gli elettori a ‘punire' i governi europei. Si tratta di affermazioni inaccettabili e di una ingerenza pesantissima di un regime, quello russo, nella vita democratica di altri Paesi. Sono parole che rimandiamo al mittente e che non possiamo tollerare. Restiamo in attesa di parole altrettanto nette di condanna da parte della destra italiana", ha commentato il senatore dem Franco Mirabelli. Gli fa eco la capogruppo Pd a Montecitorio Debora Serracchiani: "Inaccettabile tentativo del vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca di influenzare le elezioni. Alla destra diciamo che non c'è spazio per titubanze e esitazioni o peggio, silenzio. Che ne pensa Giorgia Meloni?".
Infine, a lanciare un appello diretto ai leader di centrodestra affinché condannino le dichiarazioni di Medvedev, ci pensano i canali social del Pd. Su Twitter, nel profilo del Pd, si legge: "Sono passate 5 ore e ancora non sappiamo nulla di cosa pensano Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi delle parole di Medvedev sulle elezioni e su chi sosteneva lealmente il governo Draghi".
Hanno preso posizione anche due fuoriuscite da Forza Italia, ora in Azione. Mariastella Gelmini ha commentato: "Le parole di Medvedev dicono che gli uomini al potere in Russia, oltre ad essersi macchiati dell'aggressione all'Ucraina, stanno perdendo pure il lume della ragione tentando di condizionare il voto in Italia. Gli italiani però conoscono gli amici della Russia e sapranno reagire nelle urne per difendere il loro Paese". E Mara Carfagna aggiunge: "L'invito di Medvedev perché gli elettori puniscano i loro governi è più ridicolo che tragico: un autocrate che per compiacere il suo capo mostra muscoli che non possiede. Italiani ed europei non sono gli sciocchi che crede, di sicuro non voteranno per fare un piacere a Putin".
Urso: "Dichiarazione di Medvedv è solo la punta dell'iceberg"
Da Fratelli d'Italia arrivano le repliche. Il presidente dei senatori FdI, Luca Ciriani, ha commentato: "Le accuse mosse dagli esponenti della sinistra nei confronti del centrodestra sono risibili quasi quanto le dichiarazioni di Medvedev. Lo confermano i voti espressi in Parlamento che hanno sempre attestato la postura internazionale, occidentale e all'interno della Nato dell'alleanza dei partiti di centrodestra. Spiace non poter dire lo stesso dei partiti con cui il Pd ha deciso di allearsi e di sostenerne i candidati nei collegi uninominali". Il senatore Giovanbattista Fazzolari ha aggiunto: "Nuova penosa dichiarazione del vicepresidente del consiglio nazionale russo Medvedev, diventato ormai una macchietta a livello planetario, a testimonianza della profonda decadenza del regime putiniano. Medvedev lancia un appello ai cittadini europei sperando di poter influenzare le loro scelte elettorali. Non si rende neppure conto che tutti i liberi popoli europei provano un profondo disprezzo nei suoi confronti come nei confronti del barbaro imperialismo di Putin. Gli appelli di Medvedev in Europa sono solo un fastidioso ronzio, senza alcun peso politico".
In quota Fratelli d'Italia è intervenuto sulla questione anche il presidente del Copasir, Adolfo Urso: "La dichiarazione grottesca di Medvdev è solo la punta dell'Iceberg, dobbiamo aumentare consapevolezza e resilienza anche perché l'Italia è tassello fondamentale della difesa occidentale e atlantica e quindi Paese target". E ancora: "Il Copasir ha da tempo denunciato il rischio di ingerenze straniere nelle democrazie occidentali, specie durante i processi elettorali, sollecitando le istituzioni a predisporre adeguate misure. Proprio domani nella riunione del Comitato questo sarà uno degli argomenti della Relazione annuale al Parlamento a conclusione della nostra indagine conoscitiva".