Come l’Autonomia differenziata rischia di peggiorare la vita alle persone con disabilità
Da quando è stata approvata, la legge sull'autonomia differenziata non ha smesso di creare dibattiti e divisioni. Da una parte ci sono i suoi difensori – tra cui il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che a Fanpage.it ha spiegato le sue ragioni – e dall'altra i critici, come le opposizioni che si stanno mobilitando per un referendum abrogativo, ma non solo. Molte associazioni che si occupano della tutela dei diritti delle persone con disabilità hanno parlato dei rischi della riforma.
Portando ad avere servizi e prestazioni diverse in base alla Regione in cui ci si trova, rischia di aumentare le disuguaglianze e peggiorare le condizioni anche per chi ha una disabilità: "I timori maggiori sono legati al rischio reale che si acuiscano le disparità nell’accesso a servizi essenziali", ha detto Alessandro Chiarini, presidente di Confad (Coordinamento nazionale famiglie con disabilità).
I problemi sono molti, a partire dall'impostazione generale della legge, fino ad alcuni dettagli tecnici ma cruciali. In una serie di interviste effettuate dal Fatto quotidiano, tre associazioni del settore li hanno sottolineati. La riforma prevede che su 14 materie – tra cui quelle più ‘sensibili' a livello sociale – le Regioni non possano chiedere l'autonomia da subito: prima il governo dovrà definire i Lep, o Livelli essenziali delle prestazioni. Si tratta, in pratica, delle prestazioni minime che una Regione dovrà comunque sempre garantire ai suoi cittadini, anche dopo aver ottenuto l'autonomia. Il governo Meloni ha due anni di tempo per fissare questi Lep.
Il problema di controllare se i Lep sono rispettati
Qui iniziano i problemi. Per le persone con disabilità i Lep possono riguardare tra le altre cose i servizi da garantire per i trasporti, per il sostegno scolastico o per l'assistenza sociosanitaria in casa. Ma secondo Chiarini non è molto chiaro chi e come dovrà vigilare che, una volta ottenuta l'autonomia, una Regione rispetti davvero questi impegni.
Il monitoraggio dei Lep "è affidato alle Commissioni paritetiche, composte da rappresentanti dello Stato e delle Regioni". Ma la legge non spiega "la loro composizione, modalità di funzionamento e come si intende operare per garantirne l’indipendenza". Per quanto riguarda le Regioni che non richiedono l'autonomia differenziata "in caso di mancato rispetto in misura rilevante" dei Lep, "lo Stato potrebbe fare ricorso al potere sostitutivo previsto dalla Costituzione. Ma ad oggi non esistono indicazioni su come ciò dovrebbe funzionare concretamente".
Dunque, proprio quando si mette nero su bianco cosa ogni Regione è obbligata a fare per le persone con disabilità, mancherebbero i controlli per verificare che questo succeda davvero: "Si rischia di peggiorare la situazione, penalizzando determinati territori più poveri".
Le disuguaglianze che possono nascere in base alla Regione
Il rischio è che le Regioni più ricche vengano lasciate libere di gestire i propri soldi, mentre quelle più povere hanno dei paletti da rispettare ma non è detto che abbiano i fondi per farlo – né, come visto, che ci siano i controlli necessari sui livelli di qualità. Dunque potrebbero aumentare "le disparità nell’accesso a servizi essenziali", ha detto Chiarini, sia tra Regioni che all'interno della stessa Regione. Tra questi servizi "l’inclusione scolastica per studenti con disabilità potrebbe variare molto", ma anche "i servizi sanitari e riabilitativi" e "i servizi di cura e assistenza infermieristica domiciliare", così come "i trasporti pubblici locali accessibili". Creando, così, un "inaccettabile divario tra i diritti delle persone con disabilità a seconda del luogo di residenza".
Non bisogna dimenticare poi che già oggi c'è "una situazione che vede presenti, e da troppo tempo, forti disuguaglianze tra i cittadini", come ha sottolineato Roberto Speziale, presidente di Anffas (Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità). È anche colpa della "incompiuta riforma del titolo V della Costituzione", che ha accentuato le autonomie regionali.
Per Speziale è sì necessario "definire e realizzare i Lep come inderogabile condizione preliminare rispetto a ogni ulteriore incremento di autonomia", ma bisogna anche capire quali iniziative in concreto si riserva lo Stato nel caso in cui le Regioni ‘autonomizzate' non rispettino gli impegni assunti nel garantire i Lep". Quando si parla di diritti e tutela delle persone più fragili, "non basta dire che saranno i cittadini attraverso il voto a premiare o penalizzare i propri gruppi dirigenti".