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Elezioni europee 2024

Come una probabile vittoria della destra alle prossime elezioni europee potrebbe cambiare le cose a Bruxelles

Quello che emergerà dalle prossime elezioni europee è un vero Parlamento politico. Ne sono sicuri gli analisti di Piave, un’agenzia di comunicazione che sta monitorando la corsa al voto in Ue e che ha sviluppato un metodo per prevedere i prossimi equilibri nelle istituzioni di Bruxelles.
A cura di Annalisa Girardi
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Se per anni – dalla loro stessa fondazione – le istituzioni europee hanno funzionato come organismi tecnici e burocratici prima che politici, le cose potrebbero presto cambiare. Dalle nuove elezioni europee, che si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024, potrebbe emergere un Parlamento molto più politicizzato di quello a cui siamo abituati, con nuove maggioranze e nuovi equilibri.

È la previsione che si trova anche in un report di Piave Digital Agency, una "data company" che si occupa di comunicazione digitale e che sta lavorando all'analisi della corsa elettorale europea. I suoi analisti hanno messo a punto un documento, che Fanpage.it ha visualizzato in anteprima, in cui si cerca di pronosticare il nuovo outlook del Parlamento europeo e tutto ciò che questo comporterà.

Nel report – dal titolo "La politica arriva a Bruxelles: che aspetto avrà il prossimo Parlamento Ue e perché" – si legge:

Per molto tempo, la natura politica dell’Unione Europea è stata un'incognita. Generazioni di scienziati politici hanno dibattuto accanitamente se l’Ue fosse a tutti gli effetti uno spazio politico. I dati elaborati da Piave, però, sostengono che la sua natura politica sta per svelarsi grazie al lavoro dell'attuale Commissione europea e il consolidamento generale delle istituzioni Ue, come evidenziato dal fatto che nessuno – nemmeno i più irriducibili euroscettici di estrema destra – metta più in discussione l’Unione.

Secondo gli analisti questo è dovuto al fatto che i recenti avvenimenti – dalla pandemia di Covid, alla crisi migratoria e alla questione energetica – tendono a polarizzare l'opinione pubblica, innescando un dibattito che ha inevitabilmente natura politica. C'è poi il ruolo della Commissione, che negli ultimi anni ha assunto un'iniziativa sempre più autonoma e incisiva soprattutto in politica estera. Un esempio? La reazione fulminea all'attacco di Hamas in Israele lo scorso 7 ottobre, dopo il quale l'esecutivo Ue ha minacciato di sospendere gli aiuti umanitari alla Palestina, per smentirsi poco dopo. Nel frattempo, però, le critiche erano arrivate: non solo nel merito nella questione, ma anche nel metodo, con il Consiglio che sottolineava come ogni decisione in politica estera spettasse ai capi di Stato e di governo dei Paesi membri, non alla Commissione.

Istituzioni europee sempre meno tecniche e sempre più politiche

"C’è questa grande istituzione che si chiama Unione europea e che ha due teste: una è la Commissione e una il Consiglio. Spesso vanno incontro a tensioni e scontri ed è così per design istituzionale", commenta con Fanpage.it, Francesco Piccinelli Casagrande, analista con base a Bruxelles e collaboratore di Piave. "La Commissione decide quasi come se fosse un governo nazionale, poi c'è questo capo di Stato che non è unico, ma un collegio di capi di Stato o di governo. E in mezzo c’è il Parlamento, che vota le proposte di legge della Commissione. Ma quando viene proposta una legge si deve trovare un accordo tra tutte e tre le istituzioni, cioè Commissione, Consiglio e Parlamento", aggiunge, spiegando il funzionamento dei meccanismi decisionali nell'Unione.

E ancora: "La Commissione viene vista come un organismo tecnico, anche se non lo è di fatto; il Parlamento come rappresentante dei popoli e il Consiglio come rappresentante dei governi. Questo è il punto di partenza. Un quasi-stato con un processo legislativo che gli analisti politici descrivono come unidirezionale e che è inefficiente per sua struttura, perché quando è stato progettato bisogna ai tempi preservare la sovranità. E dove si va, partendo da qui, è la domanda a cui si cerca di rispondere".

Il compito di trovare una risposta spetterà al nuovo Parlamento e alla nuova Commissione, nominata dall'Eurocamera una volta che questa si sarà insediata dopo il voto. Se già la Commissione stava assumendo un connotato sempre più politico, anche il Parlamento potrebbe fare presto altrettanto. Questi dipenderebbe in primo luogo dalle probabili nuove maggioranza che si vedranno alle prossime elezioni: dalle urne – su questo convengono quasi tutti gli analisti e i sondaggisti – sta soffiando un vento di destra che modificherà gli equilibri tra i banchi di Strasburgo, mettendo in discussione l'alleanza tra Socialisti e Popolari, fondata sul sostegno comune ai vertici della Commissione Ue. Quindi a Ursula von der Leyen.

Il report precisa:

Paradossalmente, l’esecutivo Ue fa politica senza essere sostenuto da una reale maggioranza politica all'interno del Parlamento. Il sostegno all'amministrazione von der Leyen imita la composizione del Bundestag nel 2019, quando un la cosiddetta Große Koalition sosteneva il gabinetto di Angela Merkel. Attualmente la coalizione che fa riferimento a von der Leyen è composta da due avversari ideologici, cioè i gruppi di S&D e PPE, che la sostengono insieme, in una maggioranza non sempre facile.

Come prevedere i risultati delle prossime elezioni europee

Le elezioni nazionali degli ultimi anni in diversi Paesi, Italia compresa, hanno mostrato i consensi spostarsi sempre più a destra, con il primeggiare di partiti nazionalisti e sovranisti. Gli addetti ai lavori si attendono un inclinamenot verso destra nella composizione del prossimo Parlamento europeo, anche se prevedere con precisione in che percentuale questo avverrà è più complesso di quanto sembra: mettere insieme i vari sondaggi nazionali non basta e per questo gli analisti di Piave si sono basati su un altro modello metodologico.

Non c'è solo un tema di qualità del dato, che può essere diverso di Paese in Paese, ma anche di rappresentanza. Il report spiega:

La distribuzione proporzionale dei voti rende le previsioni pan-europee più complicate del previsto. La rappresentanza non è semplicemente proporzionale: i Paesi hanno un numero diverso di deputati e i collegi elettorali sono progettati per sovra-rappresentare le aree marginali.

"La scelta di usare una metodologia diversa nasce dall’insoddisfazione nei confronti di quello che veniva fatto nei sondaggi a livello Ue: in particolare mi lasciava perplesso che nelle varie proiezioni non si tenga conto delle differenze metodologiche nella realizzazione di sondaggi nei vari Paesi", spiega Piccinelli Casagrande, precisando che "la grande differenza che c’è tra l’approccio che proponiamo noi e quello dei sondaggi è che noi consideriamo elezioni che ci sono già state, quindi un campione che grossomodo è il 100% degli elettori".

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E ancora: "In questo modo siamo sicuri di avere una rappresentazione fedele. Abbiamo deciso di basarci su voti reali e su cose che sono successe e che andranno poi corrette con i sondaggi in un secondo momento. Questo ci permette di avere un’idea abbastanza chiara dell’aspetto che avrà il prossimo Parlamento europeo".

Il nuovo Parlamento Ue si sposterà a destra

Il risultato a cui sono arrivati gli analisti è chiaro: "Secondo noi queste elezioni saranno le prime in cui ci sarà una rappresentanza europea vera al Parlamento, questo è il salto interpretativo che noi proponiamo. Prevediamo una maggioranza, perlomeno relativa, di destra (quindi dei gruppi PPE, ECR e ID). Non vediamo uno scontro tra euroscettici e filoeuropei, ma piuttosto una lotta ideologica tra una destra che è contenta dell’Unione europea così com’è e un campo largo liberale che vorrebbe andare verso un’Europa più federale".

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Può sembrare un paradosso, l'idea di una destra sovranista che si batte per mantenere lo status quo delle istituzioni europee, ma sarebbe esattamente quello che sta accadendo: "Nel voto alla plenaria di Strasburgo sulla revisione dei trattati c’è stato un parlamentare di ECR che ha detto: ‘Noi conservatori siamo gli unici difensori dei trattati così come sono'. Lo intendeva come un paradosso, ma in realtà non lo è. Sta nascendo una diatriba ideologica tra chi sta beneficiando dell’Ue così com’è e chi vorrebbe andare verso un progetto di integrazione più profonda", aggiunge Piccinelli Casagrande.

In questa svolta a destra il ruolo del Partito Popolare dovrebbe restare centrale: "Secondo noi i Popolari resteranno il perno del prossimo Parlamento Ue", sottolinea l'analista. Il report inoltre sottolinea come i partiti più grandi tendono a essere sovra-rappresentati, per cui all'interno della coalizione i Popolari avrebbero comunque un potere maggiore, quando si tratta di votare, rispetto ai seggi che effettivamente occupano.

Nuove alleanze: come cambiano gli equilibri tra i partiti

La campagna elettorale non è ancora iniziata, eppure da mesi si discute del nuovo sistema di alleanze. Il modello, per la destra sovranista, deve essere quello italiano, che vede dalla stessa parte il Partito popolare europeo (a cui fa riferimento Forza Italia), il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (in cui sta Fratelli d'Italia), e Identità e Democrazia (gruppo della Lega). Matteo Salvini ha più volte sottolineato come si tratti di un'intesa naturale e l'unica auspicabile nelle istituzioni Ue dopo il voto. A frenare, però, c'è Antonio Tajani, che ha ribadito di non avere nulla in comune con alcuni soggetti riconducibili a ID, come il Rassemblement National di Marine Le Pen.

"Questo è un dibattito che si svilupperà in campagna elettorale e quando si tratterà di decidere i membri della Commissione. Il fatto che ci sarà un’alleanza PPE – ECR – ID diventa ogni giorno più probabile. Numeri alla mano, io ho il sospetto ci sia molto più in comune le frange più conservatrici dei Popolari e il resto della destra, che nel modello di Große Koalition che raggruppa Socialisti e Democristiani", commenta Piccinelli Casagrande.

Per poi aggiungere che il modello basato sull'asse tra Popolari e Socialisti sia ormai da considerarsi archiviato: "Non ci sono più esempi di questo tipo a livello nazionale, la Germania lo era fino al 2019, ma ormai non lo è più. Un Parlamento di questo tipo, con i principali partiti che formano una maggioranza ideologicamente così eterogenea, rischia di marginalizzare altre aree come è accaduto in Italia con il governo Draghi. Il fatto che in una larga maggioranza non ci sia un’ideologia coerente poi fa sì che anche in voti importanti diventi drammatico trovare un accordo. Ecco perché pensiamo che lo spostamento a destra del baricentro sia probabile".

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Europa, non è più una questione di pro e contro

Secondo l'analista di Piave gli equilibri all'interno del Parlamento europeo sono destinati a cambiare e non vedranno più uno schieramento europeista fronteggiarsi con uno euroscettico: "Il punto ormai è un altro, non si parla più di pro o contro Europa. Il dibattito è su come fare l’Europa. L’Ue ha messo in campo un sistema di welfare che soprattutto per alcune Regioni è molto difficile da perdere. Perdere i fondi strutturali per un territorio del Sud Italia o della Romania, diventa un problema importante. La posizione di chi ha qualcosa da perdere a seconda delle modifiche dei Trattati o dell’allargamento dell’Unione emergerà esplicitamente nella campagna elettorale, ed è un tema da tenere d'occhio".

Allo stesso modo sarà importante osservare le trasformazioni che avverranno subito dopo le prossime elezioni europee. Con una probabile nuova maggioranza, più omogenea, il peso politico delle istituzioni Ue è destinato a diventare ancora più rilevante. "Per Parlamento politico noi intendiamo un Parlamento ideologizzato, con uno scontro tra due forze. Ci sarà una maggioranza ideologicamente omogenea, che avrà la sua agenda e che costringerà anche il resto del Parlamento e trovarne una, arrivando a uno scontro dialettico che farà diventare effettivamente politico il Parlamento europeo", conclude Piccinelli Casagrande.

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