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Qatargate News -Inchiesta Qatar-Parlamento Europeo

Come il Qatargate può cambiare nel profondo il Parlamento europeo

Il Qatargate, alla fine, potrebbe non trasformarsi nella versione europea di Tangentopoli che si temeva. Ma sicuramente sta avendo un impatto importante sulle istituzioni dell’Ue. E le sta già cambiando.
A cura di Annalisa Girardi
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Dagli interrogatori di Francesco Giorgi e Antonio Panzeri, l'assistente parlamentare e l'ex eurodeputato arrestati nell'ambito dell'inchiesta Qatargate, non starebbe emergendo (almeno per ora) il coinvolgimento a macchia d'olio di funzionari, politici e attivisti che forse ci si aspettava quando sono arrivate le prime notizie dell'indagine. In altre parole, al momento non ci sembrerebbe essere alcuna Tangentopoli europea. Da quando Giorgi e Panzeri hanno cominciato a collaborare con gli inquirenti belgi i nomi emersi sono sempre gli stessi. I loro, in primis; quelli delle persone a loro legate, cioè l'ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili per il il primo, moglie e figlia per il secondo; quelli che loro hanno rivelato agli investigatori.

Sono quelli di Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, entrambi europarlamentari in carica e membri del gruppo socialista. Nel momento in cui si scrive, non è stata imputata loro alcuna accusa. Ma sia Giorgi che Panzeri li hanno descritti come i destinatari finali delle mazzette dall'estero.

L'universo del Qatargate (in cui ci sarebbe però di mezzo anche il Marocco) non sembrerebbe però in ogni caso andare al di là di qualche manciata di persone. Questa è certamente una buona notizia per le istituzioni, di cui le fondamenta rimangono intatte. Una notizia inaspettata, anche. La domanda rimbalzata per i corridoi della sede di Strasburgo del Parlamento europeo, nel giorno in cui sono finite sui giornali le carte degli inquirenti belgi, era infatti: "Ma quindi tutto qui?".

Questo non toglie che si tratti del più grave scandalo che abbia mai travolto il Parlamento europeo. Ma nonostante ciò, non sarebbe arrivato a inquinare a livello strutturale il cuore e le arterie dell'Unione europea.

Questo non vuol dire che la questione possa considerarsi chiusa. Tutt'altro. I verbali degli interrogatori diffusi dalla stampa ci parlano di un'organizzazione che per oltre due anni ha agito indisturbata. Che probabilmente ha provato a corrompere anche altri europarlamentari o funzionari, senza che nessuno abbia mai denunciato nulla. Che, con gli occhi del mondo intero puntati sul Qatar, sia riuscita a far arrivare a Bruxelles "sacchetti di soldi" da consegnare in cambio di risoluzioni favorevoli.

Come è stato possibile? È a questa domanda che ora l'Unione europea deve cercare di rispondere. E, nel farlo, deve fare in modo che non ricapiti. "Il Parlamento europeo è orgoglioso della sua apertura e della sua accessibilità. Non siamo in una torre d'avorio e difendiamo il principio per cui ad apertura corrisponde fiducia", ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, aprendo la prima sessione plenaria del 2023 a Strasburgo. "Ma qualsiasi abuso o uso improprio degli strumenti che abbiamo creato per questo scopo deve essere affrontato con forza, individuando potenziali punti deboli", ha poi aggiunto.

Metsola ha quindi presentato un piano per prevenire un potenziale Qatar 2.0. "Con i leader dei gruppi, abbiamo raggiunto un accordo sui primi passi da intraprendere. Questo è solo l'inizio. Cominceremo con misure che possiamo implementare velocemente, mentre diamo il via al processo per una riforma a lungo termine", ha detto.

Già questa presa di posizione forte mostra come il Qatargate, anche se resterà confinato a un piccolo gruppo di persone, sta cambiando le istituzioni. Metsola ha infatti annunciato un piano quando sul tema si era già espressa la plenaria dello scorso 15 dicembre e non è detto che le due strategie vadano sempre di pari passo.

Ad ogni modo, un'opera di trasparenza è necessaria. A Bruxelles ci sono circa 30mila lobbisti. Capiamoci, il loro lavoro è legittimo e fondamentale. Le loro conoscenze dei temi e dei vari stakeholders sono preziose per gli eurodeputati. È giusto che i vari gruppi di interesse portino le loro istanze davanti a chi vi deve legiferare e prendere decisioni a riguardo, in modo che queste siano sempre prese in modo informato.

Ma, sicuramente, serve più consapevolezza sulle ragioni di ogni interesse particolare, sugli equilibri di potere con attori terzi, sulle intenzioni dietro le dichiarazioni. E questo non può che essere un fattore positivo per le istituzioni europee: che magari non saranno in una torre d'avorio, ma sicuramente in troppi casi rimangono ancora distantissime dai cittadini.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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