Il fallimento delle trattative per la formazione di un esecutivo appoggiato da PD e Movimento 5 Stelle, suggellato dall’intervista di Renzi a Che Tempo Che Fa e dalla replica piccata di Luigi Di Maio, rende più concreta la possibilità di un ritorno alle urne in tempi brevissimi. È proprio il M5s a spingere in questa direzione dopo aver chiuso i due forni, con Lega e PD, e restando fermo nella volontà di non considerare il centrodestra nella sua interezza come un legittimo interlocutore politico. Si tratta di una strada tortuosa e piena di ostacoli, considerando le tempistiche, le scadenze e la contrarietà di Mattarella, che considera un azzardo il ritorno alle urne senza modifiche alla legge elettorale e senza una messa in sicurezza dei conti pubblici (che include anche il disinnesco delle clausole di salvaguardia in modo da impedire l’aumento dell’IVA).
In ogni caso, la possibilità di tornare subito al voto ha riaperto una discussione che non era mai stata realmente archiviata: il vincolo del doppio mandato elettivo per gli esponenti del M5s. Come noto, infatti, il Codice Etico impegna i grillini a “non presentare la propria candidatura per una carica elettiva, qualora siano già stati esperiti dall’iscritto n. 2 mandati elettivi”. È la declinazione aggiornata di una delle “regole auree” del Movimento, ovvero il limite dei due mandati, nell’ottica della “politica come servizio” e non come professione, dell’uno vale uno e della completa subordinazione delle individualità all’organismo. Non è cosa da poco, perché si tratta di uno dei principi su cui poggia l’intera “ideologia” grillina, che considera il politico come un portavoce, un tramite in grado di raccogliere istanze e proposte, per poi portarle nei palazzi della politica. Cambiare la regole del doppio mandato, insomma, presuppone un intervento più profondo, una riflessione sul mutamento di senso e di scopo dell’intero Movimento. È per questo che sono moltissimi i militanti storici (e anche alcuni eletti) pronti a fare le barricate nel caso in cui cadesse anche questo tabù: insomma, il #senzadime grillino potrebbe nascere su questo tema, più che sulle alleanze o sui compromessi di queste ultime settimane.
Come potrebbe cambiare il limite dei due mandati elettivi nel M5s
NextQuotidiano ripercorre in questo pezzo tutte le volte che dall’interno del M5s sono arrivate voci, suggestioni e vere e proprie aperture circa la possibilità di cambiare la regola del doppio mandato elettivo. Segno evidente dell’esistenza di un controverso dibattito interno, di solito sempre soffocato dai diktat di Grillo e Casaleggio. Andrà così anche questa volta?
Probabilmente no, per una serie di ragioni.
Prima di tutto, bisogna ricordare come i 5 Stelle abbiano già cambiato più volte struttura e organizzazione, abiurando ad alcuni principi essenziali. Due i casi recenti ed eclatanti: la questione della leadership e la scelta delle candidature. La decisione di puntare con decisione sulla figura di un leader, oltre che da una serie di “contingenze”, è stata dettata da una considerazione che vi avevamo anticipato, ovvero quella che “il sistema politico, per come si è andato configurando negli ultimi anni, esige una leadership forte, riconoscibile, spendibile e legittimata dal supporto del gruppo dirigente; una figura in grado di sovrapporsi al movimento politico, di sussumerlo, di rappresentarlo anche iconicamente”. L’urgenza della campagna elettorale ha fatto il resto e agli iscritti si è lasciato un mero compito di ratifica, dopo una controversa modifica al regolamento e, successivamente, delle primarie “simboliche”. Lasciare che Di Maio scegliesse “la sua squadra” è stato il trucchetto con cui si sono aperte le porte a candidati e futuri ministri “illustri”, un’eresia per chi avesse pensato di applicare alla lettera i precetti del Movimento. Uno vale uno, do you remember?
Allo stesso modo, era caduto un altro tabù: con l'obiettivo di "andare al governo" si era scelto di aprire ai fuoriusciti degli altri gruppi parlamentari, purché "non iscritti ad altri partiti e incensurati". La normalizzazione del trasformismo parlamentare, insomma: una scelta molto strana specie per chi vuole introdurre il vincolo di mandato in Costituzione e, nel frattempo, impone un codice etico con multe salatissime per chi cambia casacca.
Come evidente, dunque, in questi mesi il M5s ha subito una complessa trasformazione, con la rinuncia ad alcuni capisaldi e la ridefinizione di ruoli, obiettivi e strategie. Sul limite del secondo mandato, però, le cose sono un po' più complicate. Lo spiega a Fanpage.it una fonte interna al M5s, anticipando quella che potrebbe essere la strategia nel caso in cui si tornasse a votare nel breve volgere di qualche mese. La linea sarà quella di non rinunciare al vincolo del doppio mandato, ma di fare una "eccezione" per questa legislatura, che non verrebbe neanche considerata. Il "pretesto" che i vertici dei Cinque Stelle utilizzeranno sarà tutto formale, a quanto ci spiega la nostra fonte, ovvero la mancata "convalida dell'elezione dei parlamentari". Un passaggio che, come da regolamento, spetta alle Giunte per le elezioni di Camera e Senato, che devono esprimersi entro 18 mesi dalla data di avvio della legislatura. Al momento, le Giunte non sono state nemmeno costituite e non è escluso che la situazioni cambi nel breve termine. "È semplicemente un appiglio formale intorno al quale sviluppare un ragionamento di senso con gli attivisti", ci ripete, aggiungendo: "La verità è che questa legislatura non è partita ed è assurdo mandare a casa il 70%, 80% degli eletti per un secondo mandato che non hanno nemmeno iniziato". Troppo complicato toccare ora la regola aurea, meglio "una deroga di buonsenso", che consenta però ai vertici del M5s di "tenere buoni i parlamentari in questa fase complicata". In effetti, il problema è anche quello di tenere unito il gruppo in questo momento, chiude: "Convincere parlamentari che potrebbero non essere ricandidati a seguirti mica è facile… Soprattutto se Salvini e Berlusconi volessero andare alla conta in aula per cercare una decina di voti che mancano".
Insomma, il percorso sarebbe questo: campagna per il ritorno alle urne, proposta di "deroga" alla regola del doppio mandato con conferma in blocco delle liste del 4 marzo 2018 (basata su mancata convalida eletti), voto sul blog affinché gli iscritti ratifichino la deroga (con quorum al 50% degli iscritti, in modo da dare più forza a questo passaggio).