Si discute da tempo su quanto siano attendibili i sondaggi politici realizzati a mesi di distanza da un confronto elettorale. E allo stesso modo, si discute spesso sulle ripercussioni immediate che i fatti di attualità possano avere sui flussi di consenso, considerata anche la scarsa propensione di un certo tipo di elettorato a “mobilitarsi” e a cambiare in modo radicale le proprie scelte.
In questi giorni, poi, la questione è tornata al centro del dibattito, in concomitanza con l’esplodere, il montare e l’eclissarsi di alcuni “casi” che hanno riguardato da vicino i principali attori politici e istituzionali. Una discussione che ha senso solo se contestualizzata alla campagna elettorale per le imminenti elezioni amministrative e valutata al netto della possibilità che si vada invece a votare presto per le politiche.
Una prima analisi prova a farla Termometro Politico, elaborando una media delle rilevazioni di 7 istituti su un intervallo di tempo di circa una settimana. I dati evidenziano come non ci sia una valutazione univoca dei diversi istituti, in particolare per il Partito Democratico, ma allo stesso tempo rendono possibile individuare una serie di elementi “potenzialmente meritevoli” di qualche riflessione.
Nel confronto con i dati di dicembre si registra una leggera flessione del Movimento 5 Stelle, che comunque si attesta in una forbice che va dal 24% (SWG) al 28,3% (Ipsos); c'è un discreto risultato della Lega Nord (il cui consenso è valutato tra il 13,5% e il 16%) e si conferma il prolungato momento negativo di Forza Italia (tra il 9,5% e l’11,4% dei voti).
Dal punto di vista statistico, quindi, non è possibile affermare con certezza che i “casi” di queste ultime settimane (Banca d’Etruria, Quarto, Unioni Civili, ma volendo anche reato di immigrazione clandestina) abbiano avuto un impatto significativo sulle intenzioni di voto degli italiani. Eppure l'analisi non può fermarsi qui.
Il punto è capire cosa resta di questi dibattiti, ovvero quali sono le “narrazioni” che si sono imposte e che faranno sentire i loro effetti “a medio e lungo termine”, contribuendo a orientare l’opinione pubblica e agendo in profondità sui flussi di consenso. L’idea alla base di tale ragionamento è ovviamente sempre la stessa: un elettore decide spesso a chi indirizzare il proprio voto nelle ultime settimane prima della tornata elettorale, ma non lo fa solo in funzione della campagna elettorale, bensì di tutto il “pregresso”, di tutte le valutazioni che ha fatto, più o meno approfonditamente, nei mesi precedenti, e in funzione di “spinte emozionali” più o meno casuali.
E dunque, come è andata a finire nei casi sopra citati? O meglio, come ha deciso di muoversi il PD per orientare la discussione e provare a imporre la propria narrazione? E in che senso è corretto parlare di "aiutini" del Movimento 5 Stelle?
Banca Etruria: il regalo alla Boschi del Movimento 5 Stelle
Può una questione complessa, come quella che il Governo ha provato a dipanare col Salva Banche, ridursi a un referendum su uno dei ministri più apprezzati dell’esecutivo? Evidentemente è una domanda che i quadri dirigenti del Movimento 5 Stelle non si sono posti, decidendo di impostare una tanto veemente quanto sterile campagna contro il ministro Boschi, culminata con il naufragio della mozione di sfiducia alla Camera.
Un regalo clamoroso al PD e a Renzi, che rischiavano di scottarsi dopo aver emanato un provvedimento discusso e discutibile (si vedano le critiche europee) e che hanno invece beneficiato della “personificazione della scontro”. Tatticamente è andata più o meno così, con la scelta di presentare una mozione di sfiducia che non aveva alcuna possibilità di passare, senza riuscire a mettersi d'accordo nemmeno con le altre forze di opposizione. Risultato? Permettere al Governo di evitare completamente la discussione di merito sul salva banche; compattare la maggioranza intorno a un ministro su un tema (conflitto d'interessi) che vuol dire tutto e niente; rafforzare, col voto in Aula, la posizione della Boschi nel momento peggiore della sua carriera; ridurre il frame comunicativo “salva – banche” alla difesa orgogliosa e appassionata della Boschi in Aula. Un disastro.
Il caso Quarto e il cambio di passo della comunicazione PD
Di Quarto abbiamo parlato a lungo in queste settimane, nella convinzione che si sia trattato di un clamoroso caso di autolesionismo del M5S.
In sintesi: “Di fronte all’offensiva piddina (ripetiamo, ampiamente sostenuta dai mezzi di informazione, che hanno trattato il caso Quarto come un nuovo Watergate), i grillini hanno prima difeso a spada tratta l’amministrazione, incuranti delle contraddizioni dello stesso Sindaco, poi hanno cominciato a "valutare", infine l'hanno scaricata, bypassando completamente sia il merito dei fatti, sia il coinvolgimento dei militanti nelle scelte.” Poi è partita la contromobilitazione che poggiava su una tesi difensiva singolare: il PD ha amministratori inquisiti e condannati, dunque non può farci la morale e i suoi esponenti non possono andare in tv a fare le anime candide.
La comunicazione ufficiale dei democratici, diventata molto più aggressiva, meno “cerebrale” e più diretta, è riuscita poi a restituire l’immagine della cittadina flegrea come prova della concretezza delle proprie tesi: il M5S è un partito come gli altri; il M5S non ha l’esperienza per gestire situazioni complesse, ergo è inadatto a governare; il M5S ha già fallito a Livorno, Quarto, Pomezia ed Enna; il M5S non ha il monopolio dell’onestà e della trasparenza.
Quanto ciò peserà sul voto elettorale nel suo complesso, non è dato sapere: sicuramente l’intera vicenda non è il biglietto da visita migliore, ad esempio, per chi si candida a guidare Napoli.
Le unioni civili, il tema dei diritti: quando di strategismo si muore
Unioni civili, legge sul fine vita, trasformazione del reato di immigrazione clandestina, reato di tortura: nel vuoto abissale del Governo Renzi in tema di diritti civili, tali questioni sono delle piccole bombe a orologeria, che possono far esplodere la maggioranza e il PD in qualunque momento. O meglio, potrebbero far esplodere, se solo ci fosse qualcuno in grado di accendere la miccia. Il punto è che le stesse remore che frenano il Presidente del Consiglio dall'imporre la propria linea (sì a unioni civili, stepchild, legge su fine vita e abolizione reato immigrazione clandestina), bloccano anche le opposizioni e in particolare il Movimento 5 Stelle: il terrore di perdere consensi, la paura di compiere scelte impopolari, la deresponsabilizzazione rispetto a temi che riguardano migliaia di persone.
Non affondare il colpo, non mettere a nudo le incongruenze di Governo e Parlamento (dov'erano i 5 Stelle durante il "furto" della mancata depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina?), non evidenziare i limiti della maggioranza (sulla stepchild per esempio), non attaccare sul ritardo del Paese in tema di diritti: un gigantesco favore al PD e a Matteo Renzi. Che ringrazia e, anche grazie a ciò, riuscirà a limitare i danni alle Comunali. Insomma, di strategismo si muore.