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Opinioni

Come il governo della natalità rischia di perdere migliaia di posti negli asili nido

Gli asili nido sono la chiave per far ripartire le nascite: non la lotta contro le famiglie omogenitoriali, non il contrasto all’aborto, non l’opposizione alla gratuità della pillola anticoncezionale, ma i servizi. Il governo, se ha a cuore la natalità come dice, dovrebbe preoccuparsi di risolvere tutti i nodi e i ritardi sugli asili nido legati al Pnrr.
A cura di Jennifer Guerra
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Il governo della natalità, che al tema ha dedicato il primo punto del proprio programma elettorale e un ministero, si sta facendo sfuggire dalle mani 264.480 posti negli asili nido da realizzare entro il 2025, preferendo concentrarsi su quelle che sembrano cose più urgenti nella lotta al calo delle nascite: l’esistenza delle famiglie arcobaleno e di animali domestici con nomi di bambini. I tecnici dell’Unione preposti a vigilare sui fondi del Pnrr hanno infatti contestato all’Italia la destinazione dei soldi per i nidi: un miliardo di euro previsti nella quarta rata per la creazione di nuove strutture, che invece il governo voleva investire nell’ampliamento di quelle già esistenti.

Finora il cammino degli asili nido è stato lungo e travagliato:come scritto nello stesso Pnrr, il rapporto tra posti disponibili e numero di bambini tra 0 e 2 anni nel nostro Paese è del 25,5%, 7,5 punti in meno dell’obiettivo europeo del 33% e 9,6 punti in meno della media europea, senza contare i forti divari territoriali. Per risolvere questo grave problema di carenza di servizi, il Recovery Plan aveva previsto un investimento di 4,6 miliardi di euro per adeguarsi al resto dell’Europa, ma l’assegnazione dei fondi è stata faticosa, con numerose proroghe ai bandi dovute alla scarsità di domande arrivate al ministero dell’Istruzione e al ricalcolo degli importi dovuto all’aumento dei prezzi.

Il ritardo delle domande non è dipeso dal governo, ma ora la situazione si sta facendo ancora più complicata, con il rimprovero della commissione del Recovery Plan sulla selezione dei progetti. In una nota, la task force ha fatto sapere che i fondi per la riqualificazione di strutture già esistenti sono ammissibili, purché puntino alla creazione di nuovi posti e non alla mera ristrutturazione. Resta comunque un nodo da sciogliere: l’obiettivo dichiarato in fase di negoziazione del piano era di 264.480 nuovi posti nei nidi entro la fine del 2025, ma nel testo attuale del Pnrr sono scesi a 228.000, senza alcuna spiegazione. Dal canto suo, il governo accusa l’Europa di eccessivo scrutinio, ma la gestione del Pnrr (non solo per quanto riguarda gli asili nido) è confusa e poco trasparente e quel che è certo è che è stata bucata l’ennesima scadenza, quella del 30 giugno. Entro questa data, andavano presentate le gare d’appalto assegnate per la realizzazione degli asili nido, ma manca ancora il 25% delle assegnazioni.

Come da anni ripetono tutti gli studi in proposito, gli asili nido sono la chiave per far ripartire le nascite. Non la lotta contro le famiglie omogenitoriali, non il contrasto all’aborto, non l’opposizione alla gratuità della pillola anticoncezionale, ma i servizi. In Francia, dove c’è il matrimonio egualitario, il 40% delle donne assume la pillola e c’è il tasso di abortività più alto d’Europa, c’è anche il tasso di natalità più alto d’Europa: 1,83 figli per donna. Nel Paese, il 57% dei bambini sotto i 3 anni frequenta l’asilo nido e l’occupazione femminile a tempo pieno è al 42%, superiore alla media europea e contro il 31% italiano. Meloni ha sempre citato gli asili nido come una delle sue priorità, proponendo di renderli gratuiti e aperti fino a tardi, ma nel concreto si è visto ancora poco, così come non si sono viste altre iniziative significative sulla natalità.

Lo scorso mese, la ministra Roccella ha presentato il Codice di autodisciplina di imprese responsabili in favore della maternità, uno strumento che Barbara de Micheli di InGenere definisce “un documento vecchio e offensivo. Offensivo per le donne, gli uomini, i bambini e le bambine”. Non solo le iniziative citate sono già previste da leggi e regolamenti già in vigore, ma ancora una volta la responsabilità genitoriale ricade esclusivamente sulle madri (alle quali, tra l’altro, questo documento non destina alcuna risorsa economica) e non c’è menzione della figura paterna con la quale condividere il carico di cura.

Il piano per la natalità presentato da Fratelli d’Italia va nella stessa direzione: reddito per l’infanzia di 400 euro al mese per 12 mesi per le famiglie con un reddito inferiore ai 90mila euro, aumento della durata del congedo parentale alternativo fra i due genitori (una misura che porta chi guadagna meno in famiglia, statisticamente le donne, a usufruire del congedo) e agevolazioni fiscali per le imprese che assumono donne o istituiscono nidi aziendali. La misura più importante del disegno di legge, la gratuità degli asili nido, non risolve il problema della mancanza dei posti, mentre la soluzione prediletta del governo, il rafforzamento dell’assegno unico istituito a marzo del 2022 e previsto la legge di bilancio, sembra non avere una ricaduta incisiva sulle nascite e soprattutto sulla formazione di nuovi nuclei familiari. Assegni, bonus e detrazioni fanno la differenza fino a un certo punto, se mancano i servizi per l’infanzia e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.

Come se l’inerzia del governo non bastasse, ci sono anche le roboanti dichiarazioni sulla natalità e l’“inverno demografico” (espressione non a caso nata negli ambienti antiabortisti). Meloni e Roccella sembrano prodigarsi in un’ampia operazione di distrazione di massa, individuando ogni giorno un nuovo nemico per le nascite: le coppie gay, la gestazione per altri, l’aborto, la pillola anticoncezionale, le donne egoiste, la perdita dei valori e gli animali domestici, solo per citare le ultime aggiunte alla lista. Intanto le famiglie, reali e potenziali, aspettano  ancora i nidi e i congedi parentali.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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