Come ha fatto Elly Schlein a vincere le primarie del Pd: l’analisi del voto
Elly Schlein ha vinto le primarie del Pd in modo del tutto inaspettato: la maggior parte dei sondaggi la davano nettamente sfavorita, alcuni in modo irrecuperabile. Lorenzo Regiroli, sondaggista di Bidimedia, ha spiegato a Fanpage.it cosa ha contribuito a portare la vittoria di Schlein.
Partiamo dalla divisione per Regioni: Schlein è andata bene al Centro-Nord, Bonaccini al Sud, giusto?
Sì, si era visto già nel voto dei circoli. Ieri, l'unica Regione del Nord in cui Bonaccini ha tenuto è stata la sua Emilia: 56% a 44%. Però, per essere la sua Regione, non è un buon dato. Il resto del Centro-Nord ha visto un dominio molto sopra le attese di Schlein. Ma bisogna sottolineare che lei ha anche recuperato al Sud, tranne in pochissime aree.
Era un risultato inatteso?
Sì, è stato il primo segnale che ha fatto capire che qualcosa non stava andando come previsto, nello spoglio. Ci si aspettava che andasse bene nelle grandi città, come è successo: a Palermo, a Napoli, in molti capoluoghi meridionali con l'eccezione di Bari, dove il sindaco Decaro sosteneva Bonaccini. Ciò che è stato sorprendente è stato che anche al Sud, dove Bonaccini vinceva, vinceva con molti meno punti di vantaggio rispetto ai risultati dei circoli. Schlein recuperava 20-25 punti quasi ovunque, si vedeva che stava rimontando. In Puglia ad esempio è finita dietro, ma ha recuperato moltissimo. È stata una enorme sorpresa che Schlein abbia vinto in Sicilia.
L'affluenza come è stata?
Attorno a un milione e centomila persone. Noi avevamo stimato una forchetta ampia, tra 700mila e 1,3 milioni, e la probabilità più alta era nel mezzo, quindi circa un milione. È stato un risultato tutto sommato buono, non eccezionale. L'affluenza è in calo costante da anni, non solo alle primarie ma in tutte le elezioni. Il dato finale sull'affluenza è in linea con il dato sugli elettori del Pd, si può dire che il partito ha raggiunto il suo obiettivo che era fissato a un milione. Certo, il continuo calo pone degli interrogativi per il futuro.
In questo caso, quindi, le attese sono state rispettate.
C'è da dire che, un mese fa, pochi avrebbero scommesso sul superamento del milione di partecipanti. Ha aiutato il fatto che fossero le prime primarie competitive del Partito democratico, e le prime che hanno riservato una sorpresa.
L'affluenza più alta ha aiutato Schlein?
Assolutamente sì. Avevamo previsto questo: con l'affluenza bassa o media, fino a un milione, Bonaccini era favorito perché andava a votare soprattutto lo zoccolo duro del Pd, più affine al voto dei circoli. Ma nel nostro sondaggio c'erano tantissimi indecisi, più del 30%, e la maggior parte era indecisa se andare a votare o no. Tra gli incerti, tra quelli che ‘forse' sarebbero andati, prevaleva Elly Schlein. Quindi al crescere dell'affluenza vedevamo un recupero di Elly Schlein. Non abbiamo capito fino a che livello, addirittura fino a superare Bonaccini, ma la dinamica era prevista. Gli indecisi sono stati decisivi. Questo livello di affluenza era il migliore per Schlein, se fosse salita ancora di più avrebbe potuto andare diversamente, ma non lo sapremo mai.
Sono stati i giovani a far vincere la nuova segretaria?
In realtà, sembra di no. I giovani sono la fascia più attiva, anche sui social, ma che poi va a votare meno. Noi avevamo diversi nostri inviati nei circoli, e l'età media che si vedeva era quella del corpo elettorale del Pd, che è composto in gran parte da anziani. C'erano signore settantenni, nella provincia di Sondrio, che erano da sempre fedeli alla linea del partito e dicevano ‘io stavolta voto Schlein'. Quindi in realtà a eleggere la nuova segretaria non sembra essere stata tanto una massa giovane, ma il corpo tradizionale dei simpatizzanti e degli elettori del Pd.
Quindi è il contrario di quanto detto da alcuni, cioè che Schlein abbia vinto perché ha portato a votare i giovani lontani dal Pd.
Sembra più probabile che Schlein abbia vinto con gli anziani e con le aree suburbane, dove aveva preso poco nei circoli. Con gli elettori giovani e delle grandi città è sempre andata bene, ma non sarebbero bastati per vincere. Ci sono dati impressionanti su alcune province lombarde, penso a Como, Sondrio, Lecco… paesini dove la Lega sta al 50%, ed Elly Schlein ha preso il 70%. Lì non ha votato l'elettorato giovanile e urbano, ma il corpo elettorale storico del Pd.
Perché hanno votato per la ‘radicale' Schlein?
Hanno voluto dare un segnale alla dirigenza del Pd, direi anche uno schiaffone. Un segnale molto forte.
Una specie di voto di protesta contro il Pd?
Non contro il Pd, altrimenti non sarebbero andati a votare. Sono persone che si sentono del Pd, ma pensano che la dirigenza debba cambiare rotta in maniera radicale. Invece di stare a casa hanno trovato un'alternativa, ed Elly Schlein è stata molto brava a incarnare questa alternativa. In confronto, Bonaccini è apparso come l'usato sicuro, il simbolo della linea del Pd fino a oggi.
Schlein ha fatto la scelta vincente presentandosi come una figura quasi esterna al partito, e con una linea più progressista?
Lei era parte del Pd prima, è stata eletta eurodeputata con il Partito democratico, poi era uscita ed è rientrata. Comunque, nonostante avesse a supporto pezzi importanti del partito – come Orlando e Franceschini – si è presentata come una novità di rottura. Questo è stato premiato, come anche la radicalità, il voler ritrovare un'identità chiara del partito.
La vittoria di questa ‘radicalità' è una risposta al governo Meloni, che si definisce nettamente come un governo politico di destra?
È un po' un segnale della fine del moderatismo a tutti i costi: quello delle grandi coalizioni, le agende Monti, le agende Draghi… a quanto pare tutto ciò non piace più al popolo del Partito democratico. E Bonaccini ha incarnato tutto questo.
Come è andato il voto online?
Non ha avuto numeri molto alti, si parla di alcune migliaia di voti. Rispetto a 1,1 milioni totali, insomma… è poco, ma è un segnale interessante. È la prima volta che si vota online in un'elezione italiana. Il Movimento 5 stelle in passato ha adottato un modello completamente diverso, più vicino al plebiscito online. Questa è stata un'elezione vera e propria, in cui si è votato fisicamente e volendo anche online. Dimostra che è fattibile. Questo può essere interessante nel dibattito sul voto dei fuorisede, e in generale di chi abita lontano dalla residenza ufficiale. Sono pochi voti, ma sono comunque alcune migliaia di persone che non avrebbero potuto votare.