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Come funzionerà il nuovo piano vaccini del governo Draghi: cambia l’ordine di precedenza

Precedenza ai più anziani e alle persone fragili e poi, via via, si scenderà per fasce d’età: è questo il punto cruciale del nuovo piano vaccinale del governo Draghi che ha l’obiettivo di prevedere regole uniformi su tutto il territorio nazionale, senza distinzioni tra Regioni. Novità in arrivo anche per chi somministrerà le dosi, per i centri vaccinali e per il richiamo.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il piano vaccinale cambia con il governo Draghi. Il primo obiettivo è quello di avere regole uguali per tutta Italia, senza differenze tra Regioni. Anche perché alcune sembrano aver privilegiato categorie non ritenute a rischio. Con il nuovo piano il criterio da seguire sarà quasi esclusivamente anagrafico: si parte dai più anziani per arrivare ai più giovani, considerando anche delle correzioni. Si darà, per esempio, precedenza ai soggetti ritenuti più fragili perché con patologie o disabilità gravi, riconosciute dalla legge 104. Altra novità riguarda l’immunizzazione sui luoghi di lavoro: le grandi imprese potrebbero vaccinare i dipendenti direttamente in azienda in caso di presenza del medico aziendale; le piccole potrebbero rivolgersi agli ambulatori. Inoltre entro il 19 marzo si concluderà la ricognizione avviata da Confindustria tra le imprese per presentare una lista di chi è disponibile a fornire spazi per le vaccinazioni.

Altro tema è quello dei potenziali vaccinatori: non solo i medici di famiglia e gli specializzandi, ma anche gli odontoiatri. Ieri è stato firmato un accordo che arruola potenzialmente fino a 60mila odontoiatri. Come vaccinatori ci saranno anche i medici militari e quelli della Croce rossa. A loro si potrebbero aggiungere – ma il ragionamento sul tema è ancora in corso – anche infermieri e farmacisti, che potrebbero somministrare le dosi di vaccino anti-Covid sotto la supervisione di un medico.

Il nuovo piano vaccinale: priorità ai più anziani

I criteri dovranno essere uguali per tutte le Regioni. Sicuramente come prima cosa bisognerà completare le vaccinazioni di personale sanitario, over 80, personale della scuola, militari e forze dell’ordine. Poi il criterio sarà quello della fascia d’età, con un principio decrescente: si parte da chi ha più di 70 anni, insieme agli estremamente fragili che rientrano in una delle 14 patologie comprendenti malattie respiratorie e circolatorie. Per questi ultimi il vaccino somministrato sarà quello di Pfizer o Moderna: l’inoculazione avverrà nei centri ospedalieri. Queste la priorità in base alle diverse categorie, secondo quanto previsto dal nuovo piano vaccinale:

  • Categoria 1: elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili; disabilità grave)
  • Categoria 2. Persone di età compresa tra 70 e 79 anni
  • Categoria 3: persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni
  • Categoria 4: persone con comorbidità di età inferiore a 60 anni, senza quella connotazione di gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili
  • Categoria 5: resto della popolazione di età inferiore a 60 anni.

Dove verranno somministrati i vaccini

Nel piano del governo ogni comune con più di 50mila abitanti deve dotarsi di un grande centro vaccinale. Si pensa ai piazzali delle stazioni, ai parcheggi dei centri commerciali, ai centri congressi, ai palazzetti dello sport e agli stadi. Ci saranno poi i drive through della Difesa: finora sono stati utilizzati per eseguire i tamponi, ma presto diventeranno centri vaccinali. Inoltre per raggiungere i centri isolati verranno utilizzati 150 nuclei vaccinali mobili della Difesa, con specifiche giornate di vaccinazione nelle zone più difficili da raggiungere, come spiega il Corriere della Sera. Infine anche la Protezione civile contribuirà allestendo postazioni mobili per la vaccinazione.

Il richiamo: cosa succede per le seconde dosi

L’obiettivo del governo è quello di inoculare la prima dose del vaccino a più persone possibili, anche ritardando il richiamo. Nel caso di AstraZeneca la seconda somministrazione è prevista a 12 settimane di distanza dalla prima, ma questo termine potrebbe essere portato leggermente più avanti, forse di un paio di settimane, permettendo così di inoculare la prima dose a più persone. Il problema non si porrà col vaccino di Johnson&Johnson, che non richiede un richiamo. Mentre per Pfizer dovrebbe restare la previsione della seconda dose a 21 giorni dalla prima e per Moderna dopo 28 giorni.

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