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Morte di Silvio Berlusconi

Cosa significa lutto nazionale e perchè proclamarlo per Berlusconi è una scelta politica

Mercoledì 14 giugno, nel giorno dei funerali di Stato per Silvio Berlusconi, è stata proclamata dal Consiglio dei ministri una giornata di lutto nazionale. È la prima volta che succede per un politico che non è stato presidente della Repubblica, e la decisione ha causato delle polemiche. Gli uffici pubblici restano aperti.
A cura di Luca Pons
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Mercoledì 14 giugno si svolgeranno i funerali di Stato per Silvio Berlusconi. Una pratica prevista dalla legge, fin dal 1987, per le principali cariche dello Stato: presidente della Repubblica, del Senato, della Camera, del Consiglio e della Corte costituzionale, anche se muoiono quando non sono più in carica. Per Berlusconi, però, il Consiglio dei ministri ha anche proclamato una giornata di lutto nazionale.

Non si tratta di un obbligo istituzionale, ma di una scelta politica. Una che, peraltro, non ha precedenti negli ultimi decenni: mentre i funerali di Stato si sono verificati in diverse occasioni, non è mai accaduto che il governo proclamasse una giornata di lutto nazionale per un ex presidente del Consiglio che non avesse anche ricoperto la carica di presidente della Repubblica: in particolare, nel 2001 per Giovanni Leone e nel 2016 per Carlo Azeglio Ciampi, che non volle i funerali di Stato. Per questo, la scelta inedita di proclamarlo per Silvio Berlusconi ha causato polemiche.

Chi decide di disporre il lutto nazionale e perché

I funerali di Stato sono una prerogativa prevista dalla legge 36 del 1987 per una serie di alte cariche istituzionali – che possono decidere di rinunciarvi – e anche per chi ha reso "particolari servizi alla patria", su decisione del governo. Nel caso del lutto nazionale, invece, la decisione spetta unicamente alla presidenza del Consiglio dei ministri. Mentre le esequie di Stato prevedono un aiuto materiale per chi le riceve, dato che le spese per la cerimonia vengono pagate dal governo, la giornata di lutto (locale o nazionale) ha soprattutto la funzione di una onorificenza simbolica di alto livello.

La scelta può può essere fatta nei casi di morti che hanno una forte rilevanza pubblica. Sia che si tratti di una personalità particolarmente nota, come avvenne nel caso di Karol Wojtyła, papa Giovanni Paolo II, nel 2005, sia che avvenga invece un evento molto sentito dalla popolazione: per le alluvioni che hanno colpito l'Emilia Romagna di recente, il 24 maggio è stata una giornata di lutto nazionale. Lo stesso fu fatto per le vittime del ponte Morandi a Genova, che ricevettero anche funerali di Stato.

Cosa comporta il lutto nazionale: bandiere a mezz'asta e minuto di silenzio

Nel concreto, la giornata di lutto nazionale ha una ricaduta diretta soprattutto sul governo che la proclama: infatti, tutti gli esponenti del governo devono cancellare gli appuntamenti nella loro agenda per quel giorno. Possono partecipare soltanto a eventi di beneficenza, come previsto nella circolare più recente sul tema.

Gli uffici pubblici, invece, restano aperti. L'altra conseguenza più visibile della giornata di lutto nazionale è che le bandiere dell'Italia e dell'Unione europea nei luoghi pubblici vengono esposte a mezz'asta, cosa che comunque sta già avvenendo, dato che il governo Meloni ha deciso di farle abbassare dal 12 al 14 giugno. In più, nella giornata di lutto nazionale le bandiere esposte all'interno dovranno avere due strisce di velo nero a cravatta.

Non è previsto nessun obbligo di fare un minuto di silenzio, ma è prassi che le scuole vengano invitate a osservarlo nel corso della giornata. Infine, per i negozi non ci sono limitazioni di alcun tipo e possono restare aperti regolarmente. In passato è accaduto che alcuni decidessero di tenere le serrande abbassate, ad esempio durante il funerale, ma non è una pratica normata con un regolamento ufficiale.

In quali casi è stato proclamato il lutto nazionale in passato

Come detto, il lutto nazionale viene proclamato dal governo in carica con piena discrezione. Negli ultimi decenni, solo due ex presidenti del Consiglio hanno ricevuto una giornata di lutto nazionale, e si è trattato di uomini che erano anche stati presidenti della Repubblica: Giovanni Leone nel 2001 e Carlo Azeglio Ciampi nel 2016. Gli altri ex presidenti del Consiglio che sono deceduti hanno avuto funerali di Stato, anche se nella maggior parte dei casi (con l'eccezione di Giovanni Spadolini, Amintore Fanfani e proprio Giovanni Leone) le famiglie hanno rinunciato. È questo il caso ad esempio di Bettino Craxi nel 2000, Giulio Andreotti nel 2013, Ciriaco Di Mita nel 2022.

Ci sono stati poi casi di lutto nazionale proclamato per figure non legate alla politica nazionale. È avvenuto per Karol Wojtyła, papa Giovanni Paolo II, nel 2005, e per diversi pontefici precedenti (Giovanni XXIII, Pio XII, Paolo VI).

Ma il lutto nazionale in passato si è rivolto anche alle vittime di eventi tragici. Nel 2003, per gli italiani uccisi negli attentati di Nassiriya in Iraq. Nel 2016, per le 298 vittime dei terremoti nel Centro Italia. Nel 2018 per i morti nel crollo del ponte Morandi e, solo poche settimane fa, il 24 maggio 2023 per le persone uccise dalle alluvioni che hanno colpito l'Emilia Romagna.

Perché la scelta del governo ha suscitato polemiche

Considerato che la giornata di lutto nazionale non era una scelta obbligata, e anzi, non aveva precedenti nella storia recente dell'Italia, la decisione del governo Meloni ha portato a diverse polemiche e contestazioni. Berlusconi, hanno detto i critici, è stata una figura troppo polarizzante e divisiva, e con un passato politico e giudiziario troppo problematico, perché gli venga riconosciuto un momento di onorificenza simbolica così alto e universale.

L'ex ministra ed esponente del Partito democratico Rosy Bindi ha dichiarato che "i funerali di Stato sono previsti ed è giusto che ci siano, ma il lutto nazionale per una persona divisiva com'è stato Berlusconi secondo me non è una scelta opportuna". Il senatore del Pd Andrea Crisanti, ha espresso la sua "ferma contrarietà", perché "non dobbiamo dimenticare che alcune azioni" di Berlusconi "non hanno avuto alcun rispetto per lo Stato che rappresentava". Ad esempio, quando "ha evaso le tasse e frodato il fisco", o quando "si è iscritto consapevolmente a una loggia massonica che aveva una chiara matrice eversiva".

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