Come funzionava il sistema Bari per il voto di scambio: “Metti una X qui”
Nell'ordinanza di applicazione per le misure cautelari che ha dato una svolta all'indagine sulla corruzione elettorale nella provincia di Bari – e che ha portato alle dimissioni dell'assessora regionale Anita Maurodinoia, indagata – la Procura ha descritto un sistema di voto di scambio articolato, che andava anche al di là dei "50 euro per voto" di cui si è parlato negli scorsi giorni. Una procedura ben strutturata per assicurarsi che ciascuno votasse come doveva. Sarebbe stata applicata in diverse elezioni, ma non – per quanto risulta alla Procura finora – alle elezioni comunali di Bari che videro la vittoria di Antonio Decaro.
Gli inquirenti hanno usato le parole registrate di Armando Defrancesco, tra gli "istigatori" del "programma criminoso" come "braccio destro" di Sandro Cataldo, marito dell'assessora Maurodinoia. Ci sarebbe stato un "vero e proprio database informatico/anagrafico, fatto di soggetti opportunamente individuati che poi provvedevano a contattare" quando si avvicinavano le elezioni. Lo si legge nelle carte della Procura, che Fanpage.it ha potuto consultare.
Il database digitale avrebbe contenuto oltre duemila nomi, con numeri di telefono, carte d'identità e schede elettorali. Tutte queste persone avrebbero ricevuto un pagamento in denaro in cambio del loro voto. Alcune sarebbero state collegate ai corsi di formazione che la società di Cataldo gestiva, o come studenti o come tutor e docenti.
Così, oltre ai soldi si potevano anche offrire posti di lavoro (non solo nei corsi di formazione, ma anche come operatori sanitari o badanti), il pagamento di una bolletta o anche cose di minor valore, come una bombola di gas per il vano cottura. Il sistema sarebbe stato messo in atto per l'elezione di Maurodinoia, ma anche alle elezioni comunali di Grumo Appula nel 2020 e di Triggiano (il sindaco Antonio Donatelli oggi è ai domiciliari) nel 2021.
Una volta trovati gli elettori, serviva un sistema per verificare che seguissero le indicazioni. Lo stesso Defrancesco avrebbe descritto "formule di voto" costituite da "segni identificativi", e poi i "controlli effettuati prima di pagare gli elettori nel corso delle operazioni di spoglio delle schede".
Parlando con un finanziere, Defrancesco ha dichiarato che Cataldo "aveva un sistema infernale" con cui "ti sapeva dire se tu lo votavi o meno". Funzionava così: il giorno prima delle elezioni, i votanti venivano convocati e gli si mostrava un fac simile della scheda elettorale. E qui venivano date le indicazioni: "A te diceva metti la X sul sindaco, non mettere la X sul partito e scrivi Anita Maurodinoia", a un altro "per distinguerli" veniva data un'altra formula: "Avevamo 7-8 formule di voto […] tu invece di mettere la X sul sindaco metti la X sul partito e scrivi Maurodinoia Anita invece di Anita Maurodinoia". Così, dopo il voto i rappresentanti di lista facevano i conti, e se tutto tornava partivano le ricompense.