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Come funziona la chiusura di strade e piazze della movida alle 21: dal dpcm spariscono i sindaci

Il nuovo dpcm firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prevede la possibilità di chiudere piazze e strade della movida alle 21. Responsabilità affidata ai sindaci, i quali però protestano e ottengono di eliminare il riferimento diretto a loro nel testo definitivo. Così nel provvedimento non si specifica a chi spetta decidere queste chiusure.
A cura di Stefano Rizzuti
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Guerra aperta tra governo e sindaci. Il nuovo dpcm, firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il 18 ottobre, viene considerato dai primi cittadini italiani come uno scaricabarile. Il governo, in effetti, lascia ai sindaci la responsabilità di chiudere strade o piazze della città in cui c’è il rischio assembramenti la sera: per evitare la movida, quindi, sarà possibile chiudere alcune zone a partire dalle 21. L’ira dei sindaci sembra aver in parte fatto effetto a Palazzo Chigi, tanto che nella versione definitiva del dpcm è sparito il riferimento diretto ai sindaci, presente invece nell’ultima bozza. D’altronde anche lo stesso Conte, in conferenza stampa, ha citato espressamente i primi cittadini: “I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l'accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private”, aveva detto.

Il ruolo dei sindaci: cosa prevede il dpcm

Nella versione definitiva del dpcm del 18 ottobre, quella pubblicata anche sul sito di Palazzo Chigi, il riferimento ai sindaci sparisce. E si lascia intendere che a poter chiudere strade e piazze siano anche altre autorità, come per esempio i prefetti. La formula riportata nel dpcm è la seguente: “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”. Il riferimento a chi deve decidere questa chiusura, quindi, non c’è più. Mentre nella bozza precedente questo ruolo era affidato ai sindaci. A provare di spiegare qualcosa in più è il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio: "Siano i prefetti a organizzare come e dove fare i coprifuoco, non i sindaci. C'è un comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico in ogni città e in ogni provincia, lì siedono prefetti e sindaci e quello deve essere il luogo dove decidere".

La protesta dei sindaci contro il dpcm

Ma i sindaci non ci stanno e accusano il governo di scaricare su di loro la responsabilità. Lo fa la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ma anche altri primi cittadini, tra cui anche molti del Pd peraltro. Come Dario Nardella, sindaco di Firenze, che sottolinea come carabinieri e polizia non rispondano ai sindaci. A esplicitare più di chiunque altro il malcontento è Antonio Decaro, presidente dell’Anci, che riunisce proprio i sindaci italiani: “Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell'opinione pubblica”. Tornando sul tema questa mattina, a Radio Capital, Decaro aggiunge: “Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci: non è possibile che siano i sindaci a chiudere le piazze e le vie della movida. I sindaci non possono controllare, per questo abbiamo preteso che sparisse dal testo del dpcm la parola sindaco”. Per Decaro il governo ha commesso una “scorrettezza istituzionale” e per questo motivo “non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile”. A dare indicazioni ai sindaci, spiega ancora Decaro, dovranno essere le Asl e il prefetto.

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