Il disegno di legge su cui la politica si sta dividendo, con una violenza ai limiti dell’incomprensibile, è il numero 2092, approvato dalla Camera dei deputati e recante modifiche alla normativa vigente in materia di cittadinanza. Sono due i binari sui quali si muove il testo di legge: una espansione dell’ambito di applicazione dello ius soli e l’introduzione di una nuova fattispecie per l’acquisto della cittadinanza, che non sarebbe scorretto riferire allo ius culturae.
La legge attualmente in vigore stabilisce che sia di diritto cittadino italiano colui che abbia almeno un genitore con cittadinanza italiana. Si parla tecnicamente di ius sanguinis, ma vale la pena di ricordare che in Italia esiste già anche una formula di ius soli, limitatamente a chi nasce in territorio italiano, da entrambi i genitori ignoti o apolidi, oppure a chi permane sul territorio italiano senza che sia trovato in possesso di altra cittadinanza.
Con il nuovo testo si amplia questa fattispecie. In primo luogo si prevede che sia cittadino italiano chiunque nasca in Italia da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo.
La scheda del Servizio Studi del Senato precisa di cosa stiamo parlando:
Si tratta di acquisto di diritto della cittadinanza. Decisivo suo requisito è il soggiorno per almeno cinque anni in Italia. Il diritto di soggiorno permanente è riconosciuto infatti – ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 30 del 2007 – al cittadino dell'Unione europea e ai suoi familiari, che abbiano soggiornato legalmente e in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale. Il diritto di soggiorno permanente si perde in ogni caso a seguito di assenze di durata superiore a due anni consecutivi.
Il permesso UE per soggiorno di lungo periodo è rilasciato – ai sensi dell'articolo dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 286 del 1998 – allo straniero cittadino di Stati non appartenente all'Unione europea, in possesso dei seguenti requisiti: titolarità, da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità; – reddito non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale; – disponibilità di alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge; – superamento di un test di conoscenza della lingua italiana.
C’è poi una fattispecie del tutto nuova, che lega l’acquisto della cittadinanza al completamento di un percorso formativo, il cosiddetto ius culturae. Acquistano il diritto alla cittadinanza quei minori, che siano nati in Italia o vi abbiano fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età, che abbiano frequentato regolarmente un percorso formativo di almeno cinque anni sul territorio nazionale. Si legge sempre sul sito del Senato:
Tale formazione consiste in: uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione; o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali, idonei al conseguimento di una qualifica professionale. Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è altresì necessaria la conclusione positiva di tale corso.
In ogni caso, la cittadinanza si acquista per dichiarazione di volontà ed è legata alla residenza legale sul territorio italiano, dunque alla regolarità del relativo soggiorno. La fobia della "regolarizzazione di milioni di clandestini" è semplicemente priva di fondamento.
Ci sono poi cambiamenti anche per quel che concerne la naturalizzazione dei cittadini stranieri che abbiano fatti ingresso nel territorio italiano prima del compimento della maggiore età e che siano residenti in Italia da almeno 6 anni: in questo caso si può richiedere la cittadinanza solo dopo aver completato con successo il ciclo scolastico. La norma serve a tutelare i minori entrati in Italia tra il dodicesimo e il diciottesimo anno di età.
Di quante persone stiamo parlando?
Repubblica, in questa scheda, ha provato a individuare la platea dei beneficiari, distinguendo, giustamente, fra beneficiari immediati dello ius soli temperato e dello ius culturae e di beneficiari futuri.
I nati stranieri negli ultimi 17 anni sono 976 mila. Secondo una recente indagine Istat, circa il 65% delle madri straniere risiede nel nostro paese da più di cinque anni. Riportando questa percentuale e ipotizzando che nessuno di questi abbia lasciato l’Italia, si stima che i nati stranieri figli di genitori residenti da almeno 5 anni siano 634.592. […] Gli alunni stranieri nati all’estero erano il 58,7% degli alunni stranieri complessivi, ovvero 478 mila alunni. […] Si può stimare che tra gli alunni restanti il 66,6% sia in Italia da 5 anni (riprendendo la percentuale di immigrati di lungo periodo riportata dal censimento 2011), arrivando a stimare 166.008 alunni nati all’estero che abbiano già completato 5 anni di scuola in Italia […] Mantenendo fissa la stima dei nati da genitori residenti da oltre 5 anni (65%), è possibile calcolare una quota di 45-50 mila potenziali nuovi italiani ogni anno per ius soli. […] Si può ipotizzare che nei prossimi anni avranno diritto allo ius culturae dai 10 ai 12 mila bambini, dato peraltro in calo visto l’aumento dell’incidenza dei nati in Italia.
Il calcolo sui beneficiari futuri del cambiamento dei criteri della naturalizzazione è stato invece fatto dalla Fondazione Leone Moressa, secondo cui “’introduzione dello ius soli temperato e dello ius culturae consentirà inoltre la naturalizzazione di quasi 60 mila nuovi italiani ogni anno, sommando i figli di immigrati nati in Italia e i nati all’estero che completano un quinquennio di scuola”.
Lo ius soli, come funziona altrove
In questa scheda abbiamo riassunto la questione cominciando col prendere in considerazione le modalità di accesso alla cittadinanza in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna; ricordiamo poi che in alcune nazioni, come Canada e Stati Uniti, la cittadinanza viene concessa per il fatto stesso della nascita sul territorio statale, senza limitazioni particolari (ipotesi mai presa nemmeno in considerazione dai legislatori italiani).