Come e perché Vannacci e Salis sono stati un traino per Lega e Avs alle Europee: l’analisi di Piepoli
Le elezioni europee che si sono appena concluse hanno portato al Parlamento europeo due simboli, che rappresentano due idee diametralmente opposte: il generale Roberto Vannacci e Ilaria Salis. Il primo ha avuto oltre mezzo milione di preferenze (nel Nord-Ovest circa 180mila voti) la seconda ha raccolto 170mila preferenze, di cui 120mila nel Nord Ovest e 50mila nelle Isole.
Secondo Livio Gigliuto (Istituto Piepoli), del consorzio Opinio Italia, sui due personaggi occorre fare però due ragionamenti diversi. Vannacci sicuramente ha catalizzato l’attenzione degli elettori in questa tornata elettorale, "in positivo e in negativo, ‘merito' probabilmente dei detrattori di Vannacci, grazie ai quali è diventato praticamente il centro della campagna elettorale. Circa 650mila voti sono un dato enorme, un dato monstre. Dobbiamo domandarci però se questi voti siano stati aggiunti alla base della Lega o se siano andati alla lista, ma abbiano generato una piccola fuoriuscita. La differenza tra il caso Vannacci e il caso Salis sta tutta qui. Vannacci ha sicuramente portato dentro il bacino Lega anche voti ‘suoi', di elettori che hanno apprezzato la sua figura. Ma contemporaneamente qualche elettore della Lega è uscito dal voto leghista, perché il generale non è esattamente un rappresentante della storia della Lega. I suoi temi non stanno nella tradizione del Carroccio, sono temi che fanno parte più di quella che ora in Europa viene chiamata ultradestra. La Lega però non è tradizionalmente ultradestra, la Lega è territorio, quella che aveva fatto più del 30% era un partito che portava avanti altri temi. Lo abbiamo visto con Bossi, che ha votato per Forza Italia. Segno ulteriore che la Lega con la candidatura di Vannacci ha modificato un po' il suo profilo", ha spiegato a Fanpage.it.
Diverso, secondo Gigliuto, è il caso della candidatura di Ilaria Salis, che ha un posizionamento che nulla toglie al tradizionale racconto di Avs, anzi aggiunge, "sta perfettamente con la narrazione di una forza che in questa campagna elettorale, dobbiamo dirlo, è stata più Sinistra che Verdi", ha spiegato il sondaggista a Fanpage.it. "Ilaria Salis è espressione perfetta di un partito di sinistra più radicale rispetto al Pd. Quindi Vannacci ha fatto un grandissimo risultato, qualcosa ha portato e qualcosa ha tolto alla Lega. Mentre Salis ha solo aggiunto, molto probabilmente. Perché nessun elettore di Avs si è allontanato per la sua candidatura".
A cosa è dovuto il successo del Pd
Diversa invece la candidatura di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, candidato indipendente nel Pd al Centro, che al momento raccoglie circa 28mila voti (non è certo il suo ingresso al Parlamento Ue). "La sua candidatura parlava a un altro pezzo di elettorato. Difficilmente la sua figura ha contribuito al successo del Pd, non è stato traino, al contrario di Vannacci e Salis. Ma ci sono anche candidature di cui nessuno parla, che sono quelle mediaticamente forse meno interessanti e più tradizionali, sono quelle che spiegano di più il risultato del Pd. Perché sicuramente i dem hanno fatto bene le liste candidando Cecilia Strada, che è stata eletta e che sicuramente ha dato un contributo positivo (oltre 257mila preferenze ndr). Ma indubbiamente i dem hanno fatto bene le liste perché hanno candidato persone dei territori. Nella circoscrizione Centro, Nardella, Ricci e Zingaretti sono andati molto bene. La caratteristica di questi personaggi è che sono o sono stati amministratori locali e quindi hanno un forte radicamento nel territorio. Questo ha sicuramente motivato gli elettori ad andare a votare. Antonio Decaro ha avuto quasi 500mila preferenze, è andato addirittura in "over performance", anche perché recentemente è diventato simbolo nel mondo del centrosinistra nella contrapposizione con il centrodestra: ha fatto più del preventivabile e anche in questo caso si è trattato di una candidatura territoriale. Lo stesso ragionamento si può fare per Giorgio Gori (quasi 200mila preferenze). Il fatto di rappresentare una comunità è sicuramente un plus per un candidato", ha sottolineato Gigliuto.
Come ha fatto Avs a superare la soglia di sbarramento: il tema della pace
Non solo il Pd. Anche Avs è andato molto bene alle elezioni europee, ottenendo il 6,7%: "È stato un partito che è riuscito a costruire un racconto, alternativo rispetto al centrosinistra di Elly Schlein, collocandosi alla sinistra del Pd. E su questo credo abbia avuto un peso importante il tema dei conflitti, la posizione pacifista di Avs, soprattutto perché ha raccolto un livello di consenso importante tra i giovani", ha detto Livio Gigliuto (Istituto Piepoli).
"Il tema della pace è stato rappresentato a sinistra da Avs, Conte e M5s, e dal partito di Santoro. Quest'ultimo, Pace Terra Dignità, è andato bene: parliamo di una lista presentata tre settimane fa, senza struttura, con candidature non particolarmente note al grande pubblico. Nonostante ciò è riuscita a superare il 2%, non era impresa semplice. Il M5s paga invece il fatto che Conte non è percepito dal target pacifista particolarmente credibile. I temi legati all'ambiente non hanno dato invece un grande contributo ad Avs. È stata una tornata elettorale in cui poco centrale è stato il tema della transizione ecologica. In un sondaggio che abbiamo fatto qualche settimana prima del voto abbiamo chiesto agli elettori per che cosa sarebbero andati a votare: un terzo degli elettori ha risposto ‘per il leader che mi piace di più', un terzo ha detto ‘per il partito che può risolvere la crisi economica', e solo un 15-20% ha detto che avrebbe votato ‘per il partito che tutela di più l'ambiente'".
Flop affluenza: per la prima volta in Italia sotto il 50%
Questa è la prima volta che l'affluenza in un'elezione nazionale è sotto il 50%: "Per la prima volta nel nostro Paese ha votato meno di un elettore su due, mai si è raggiunto un livello di partecipazione così basso, alle europee e alle politiche. Ma l'Italia è in linea con il contesto internazionale, c'è stata una flessione trasversale in tutto il Continente, anche in Germania e Francia. Da noi sicuramente il dato è preoccupante, perché c'è stato un calo significativo, di ben cinque punti. Bisogna riflettere sul fatto che nonostante i giovani siano molti interessati ai temi europei, non sono andati a votare, in pochi si sono recati ai seggi. Forse dei temi europei si parla molto poco, rispetto all'interesse dei ragazzi. Ma oltre al problema generazionale c'è un tema territoriale: la partecipazione al voto è stata molto più alta al Nord che al Sud. Al Nord siamo sopra il 50%, al Sud arriviamo al 40%, nelle Isole la partecipazione è stata scarsissima, al 37%. Significa che per gli italiani e i sardi questa campagna elettorale non ha parlato a loro. Persino un partito che di solito raccoglie molto consenso, come il M5s, non è riuscito a portare ai seggi molti elettori, è poco sopra il 16%. Forza Italia, che di solito è molto forte al Sud, in particolare nelle Isole, è arrivato a queste percentuali grazie al fatto che al Centro Nord ha tenuto più del previsto".
Meloni vince la sfida: Fdi cresce del 10% dei suoi voti
Fdi ha aumentato il suo consenso, rispetto alle politiche, in termini percentuali: ora è al 28,8%, alle politiche del 2022 ottenne il 26%. Ma ha ottenuto meno preferenze, in termini assoluti: al momento si parla di 6.697.752, contro le 7.300.628 del 2022. Secondo Gigliuto però questo ragionamento non regge, perché non si possono paragonare le elezioni politiche con le europee: "Non si può fare un paragone di questo tipo. Sempre storicamente alle europee si vota meno che alle politiche, era altamente preventivabile. Meloni però è riuscita a ottenere il suo obiettivo, superare la soglia del 26%, con almeno un voto in più. Un mantenimento dello status quo non sarebbe stato una vittoria. Certo, dopo quasi due anni, il principale partito di un governo che vive in un contesto di crisi economica, nel mezzo di una crisi internazionale, che cresce del 10% dei suoi voti, è un risultato obiettivamente importante per Meloni. Indubbiamente si tratta di una conferma del suo governo da parte degli elettori".
Il Pd dal canto suo ha sicuramente ridotto la distanza che lo separa da Fdi e ha aumentato in termini assoluti le preferenze rispetto alle politiche: "È evidente che le due leader si siano scelte come competitor. Sia Meloni che Schlein hanno citato l'avversaria nei loro discorsi post voto. Probabilmente è stata la scelta migliore per entrambe, perché le due leader non battono lo stesso territorio, non si rivolgono agli stessi elettori. E anche a Schlein serve un competitor come Meloni, perché la aiuta a costruire bene il suo racconto. E prova ne è il fatto che il Pd oggi è al 24%, un anno fa era al 19%. Alle europee precedenti era al 22,7%. La leadership di Schlein ne esce sicuramente rafforzata, al di là delle preferenze personali ottenute (più di 208mila)", ha spiegato Gigliuto a Fanpage.it.
Forza Italia ha la meglio sulla Lega: un'incoronazione per Tajani
Il risultato ottenuto da Forza Italia, 9,6% – mentre la Lega si è fermata al 9% – è secondo Gigliuto "un'incoronazione" per Tajani, che in passato è stato anche presidente del Parlamento europeo, e in Ue fa parte del Ppe, che è il gruppo più grosso: "Quando è morto il fondatore di Forza Italia l'idea di quasi tutti i commentatori era che sarebbe arrivato l'inverno per Forza Italia, che rischiava un'emorragia di voti e la sua dissoluzione. Così non è stato. È accaduto che sicuramente qualche partito centrista ha provato a dialogare con quegli elettori, ma l'elettorato azzurro non può votare Calenda o Renzi, perché entrambi sono considerati dall'opinione pubblica politici di centrosinistra, qualunque cosa possano fare o dire. Del resto sono stati segretari, ministri e presidenti del Consiglio del Pd, un elettore di Forza Italia farà sempre fatica a votare per loro".
"Ma la Forza Italia di Tajani correva un pericolo: allontanare gli elettori che votavano il partito solo per Berlusconi. Questo non è successo, ma è accaduta un'altra cosa: qualche elettore che non votava più Forza Italia perché Silvio Berlusconi era molto divisivo, con una comunicazione potente ma anche polarizzante, dopo la scomparsa del Cavaliere si è riavvicinato, perché la Forza Italia post Berlusconi è un partito più moderato. Del resto i partiti più europeisti che si contendevano la sfida delle europee erano sicuramente il Pd a sinistra e Forza Italia a destra. Ma bisogna sottolineare che gli italiani hanno votato in questa tornata elettorale pensando molto all'Italia e molto poco all'Europa".
Salvini ha vinto due sfide su tre
Per gli equilibri interni del centrodestra non dovrebbe cambiare molto con il sorpasso di FI sulla Lega. "Va detto che il risultato della Lega non è un risultato oggettivamente negativo di per sé, ha guadagnato lo 0,3% rispetto alle politiche. In generale nessun partito di maggioranza ha perso consensi in termini percentuali, la maggioranza esce rafforzata da queste elezioni europee", ha detto Gigliuto. "Salvini, anche per la vicenda Bossi, sicuramente non esce con il sorriso, però il risultato del Carroccio non è negativo, tra l'altro Salvini non era neanche candidato. La Lega giocava sostanzialmente tre partite: la prima era fare di più delle politiche; due, fare più di Forza Italia; tre, fare eleggere bene Vannacci. Due su tre le ha portate a casa".