Come è andato l’incontro tra Meloni e Orban a Palazzo Chigi e cosa si sono detti sull’immigrazione
È durato più di un'ora l'incontro a Palazzo Chigi tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese Viktor Orban. Nel pomeriggio i due leader si sono visti, proprio nel giorno in cui il Parlamento ha approvato definitivamente il decreto Flussi (che contiene anche le norme sui Paesi sicuri).
Giorgia Meloni ha ottenuto l'importante appoggio di Viktor Orban in tema di immigrazione. I due leader hanno anche parlato della situazione in Medio Oriente, "del loro sostegno a una pace giusta e duratura in Ucraina basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, e del loro impegno per la ricostruzione in vista della prossima Ukraine Recovery Conference che sara' ospitata dall'Italia nel luglio 2025", recita un comunicato diffuso dopo il meeting.
Il primo ministro ungherese sta per concludere il semestre di presidenza ungherese, un mandato che è stato molto contestato per alcune decisioni del premier, in particolare sul rispetto dello stato di diritto. Meloni al contrario ha fatto le "congratulazioni" a Orban "per la riuscita della Presidenza semestrale di turno del Consiglio dell'Unione europea, in particolare per l'adozione della dichiarazione di Budapest sulla competitività, oltre all'apertura del primo capitolo dei negoziati di adesione con l'Albania e i progressi fatti con Bulgaria e Romania per quanto riguarda l'ampliamento dell'area Schengen", recita la nota congiunta.
I due hanno quindi ribadito "l'impegno a promuovere ulteriormente il partenariato bilaterale. Hanno espresso soddisfazione per i proficui rapporti commerciali (scambi dal valore di 14 miliardi di euro nel 2023), e la volontà di rafforzare ulteriormente gli investimenti e il commercio, soprattutto nei settori delle infrastrutture e dell'energia".
Hanno espresso poi la volontà di "continuare a rafforzare il dialogo politico" e di "coordinarsi reciprocamente sui principali temi internazionali", oltre all'intenzione di rafforzare ulteriormente i rapporti commerciali ed economici tra i due Paesi.
Perché è importante per Meloni l'appoggio di Orban sulle politiche migratorie
Il focus principale dell'incontro è stato il tema dei migranti, su cui Orban e Meloni si trovano allineati per "contrastare la migrazione irregolare", attraverso un "rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e di transito". Meloni e Orban "hanno sottolineato l'importanza di esplorare nuove modalità per prevenire e contrastare la migrazione irregolare, nel rispetto del diritto UE e internazionale, sulla base del percorso avviato dall'accordo Italia-Albania".
In particolare, hanno condiviso "l'urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare ed accelerare i rimpatri dall'Unione europea, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri". Un argomento questo particolarmente delicato per Meloni, che deve affrontare lo stop all'operatività dei centri in Albania, attualmente vuoti.
Proprio oggi infatti il Parlamento ha dato via libera definitivo al decreto Flussi (con l'indicazione della lista dei Paesi sicuri), ma il Csm, con un parere non vincolante, ha bocciato l'assegnazione alle Corti d'Appello della competenza sui procedimenti di trattenimento dei migranti richiedenti asilo; mentre la Cassazione ha rinviato la decisione sul ricorso del governo contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti emesse dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma il 18 ottobre scorso. L'ordinanza dei giudici del tribunale di Roma secondo il Viminale è "errata e ingiusta" e viziata "per carenza assoluta di motivazione e o motivazione apparente, sulla questione decisiva della declaratoria del Tribunale di insicurezza del Paese di origine del richiedente". Nel corso dell'udienza, la procura generale ha chiesto di sospendere il giudizio in attesa della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea.
I centri di Gjader e Shengjin per il momento continueranno a essere inutilizzati, anche se stando a quanto detto da Meloni nei giorni scorsi e ribadito dal ministro Matteo Piantedosi, il governo è "al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli incontrati".
Per la premier e per Orban, però, quello albanese resta un modello da "esplorare" nell'ambito di "nuove modalità per prevenire e contrastare la migrazione irregolare, nel rispetto del diritto Ue e internazionale". Con l'auspicio di riuscire ad anticipare l'entrata in funzione del Patto sulla migrazione e l'asilo, che dovrebbe entrare in vigore a giugno 2026.
La protesta contro Orban
A margine della visita di Orban c'è stata oggi una contestazione organizzata da +Europa. In piazza Colonna si sono dati appuntamento il segretario Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova e alcuni militanti, esponendo cartelli con scritte come "No ai servi di Putin in Europa" e "No al modello Ungheria".
"Diciamo no al modello ungherese, un modello liberticida, contro la libertà di stampa, contro le libertà individuali, contro i diritti civili. E' il modello della democrazia illiberale e di coloro che vogliono disgregare e distruggere l'Ue nel momento in cui invece ne abbiamo più bisogno", ha detto Della Vedova.
Il premier ungherese Viktor Orban "sta abusando del suo ruolo, danneggiando gli interessi dell'Europa", secondo il deputato e segretario di +Europa, Riccardo Magi. "Non sappiamo cosa si stiano dicendo in questo momento, ma ci teniamo che in piazza a parlare sia una voce autenticamente europeista. Orban sta ostacolando la possibilità che l'Europa faccia un salto di qualità in termini di integrazione politica".