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Come è andato l’incontro tra il governo Meloni e i sindacati sul decreto Lavoro del primo maggio

Ancora tante tensioni tra governo e sindacati. Giorgia Meloni ha presentato alle parti sociali le misure che il governo intende approvare nel decreto Lavoro il primo maggio, ma non sono mancate le critiche da Cgil, Uil e Cisl.
A cura di Annalisa Girardi
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Dal punto di vista di Giorgia Meloni fare un Consiglio dei ministri per varare un decreto Lavoro il primo maggio significa dare un segnale al Paese, una dimostrazione dell'attenzione del governo al tema. Per i sindacati, però, è una mancanza di rispetto verso i tradizionali comizi delle parti sociali, "un atto di arroganza e offensivo". Le tensioni, insomma, rimangono e l'incontro alla vigilia del via libera al nuovo decreto non è riuscito ad appianarle tutte.

La presidente del Consiglio ha ribadito come serva un dialogo costruttivo e serio per affrontare il momento delicato nel Paese. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, però, è rimasto critico: ci sarebbero ancora tutte le condizioni per lanciare una mobilitazione generale contro le misure del governo. Non sarebbe solo una questione di merito, ma anche di metodo. I sindacati, infatti, hanno anche lamentato di essere convocati la sera prima dell'approvazione del decreto: un appuntamento formale, insomma, quando le decisioni erano già state prese e non c'era più il tempo di rivederle.

"Abbiamo posto il tema che un confronto non può avvenire la domenica sera e la sera prima che il Cdm decida: è un problema anche di sostanza. E non abbiamo visto alcun testo, anche questo non è un metodo per noi accettabile. Vuol dire non riconoscere ai sindacati il ruolo che possono svolgere", ha attaccato ancora Landini.

All'incontro Meloni ha presentato tutte le misure che il governo intende approvare: il taglio del cuneo fiscale fino a sette punti per chi guadagna meno di 25 mila euro, il tetto per la detassazione dei fringe benefit che sale a tremila euro per i lavoratori con figli a carico, l'addio al reddito di cittadinanza (sostituito da assegno di inclusione e strumento di attivazione), gli incentivi alle imprese che assumono i beneficiari del sussidio e una revisione per quanto riguarda contratti a termine e voucher.

Secondo i sindacati, però, c'è il rischio di aumentare la precarietà del lavoro e colpire le fasce più povere di popolazione con lo smantellamento del Reddito di cittadinanza. "L'incontro con la premier Meloni è andato bene per ciò che riguarda le risorse sul cuneo fiscale, non è andato bene per ciò che riguarda la precarietà", ha commentato il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Per poi aggiungere: "Va rimodulato nella parte che riguarda le politiche attive del lavoro, ma come in tutta Europa dobbiamo mantenere un livello di sostegno per chi ha bisogno. I poveri sono raddoppiati, le diseguaglianze aumentano".

"Il governo deve cambiare impostazione attraverso un confronto serio", ha concluso il segretario della Cisl, Luigi Sbarra.

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