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Come è andato il test sulla settimana lavorativa ridotta a 4 giorni (a parità di salario)

La campagna “4 Day Week” ha condotto il più ampio studio mai realizzato prima sulla settimana lavorativa ridotta a quattro giorni, a parità salariale. Ecco cosa ne è merso.
A cura di Annalisa Girardi
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La settimana lavorativa ridotta a 4 giorni non solo migliora la qualità della vita dei dipendenti, che riescono a trovare un maggiore equilibrio tra lavoro e sfera privata, ma porta benefici anche alle imprese. La produttività, infatti, non subisce variazioni negative, anzi. E l'economia generale dell'azienda non ne esce compromessa. È quanto risulta dal più ampio studio mai realizzato sulla settimana corta a parità retributiva. Ha coinvolto 61 aziende, 2.900 dipendenti e si è svolto nell'arco di sei mesi, tra giugno e dicembre 2022. È stato coordinato dalla campagna "4 Day Week", ma ha coinvolto anche diverse università, tra cui quella di Cambridge, Oxford e il Boston College.

Non è stato imposto un modello preciso alle aziende. La gran parte di queste ha ricevuto un training di due mesi prima di cominciare ed era già orientata verso una riduzione della settimana lavorativa. Alcune hanno optato per un classico venerdì libero, altre si sono organizzate diversamente. Il fattore importante, per l'esperimento, riguardava una netta riduzione del monte orario lavorativo settimanale, a stipendio invariato.

"L'esperimento è stato un successo clamoroso. Delle 61 aziende che hanno partecipato, 56 stanno continuando con la settimana lavorativa di 4 giorni (il 92%), con 18 di queste che hanno confermato come questa nuova politica aziendale sia un cambio permanente", si legge nel report.

La maggior parte dei benefici emersi dallo studio riguarda il benessere dei lavoratori. Il 39% di questi si è detto meno stressato e il 71% ha raccontato di sperimentare meno il burnout alla fine dell'esperimento: i livelli di ansia, fatica e disturbi del sonno è diminuito, mentre sono migliorate le condizioni di salute fisica e mentale.

Ma appunto, anche i datori di lavoro hanno visto dei benefici. Le entrate delle aziende sono rimaste invariate nel periodo dell'esperimento, anzi sono aumentate di media dell'1,4%. Se confrontate con lo stesso periodo di tempo degli anni precedenti, la crescita è addirittura del 35% in media, a conferma di una crescita sana nel periodo di tempo dell'esperimento.

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