Come cambierà la Pubblica Amministrazione con Draghi e Brunetta
È stato firmato oggi a Palazzo Chigi il "Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale", siglato dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. Un documento che servirà a potenziare la Pubblica Amministrazione attraverso la semplificazione dei processi e un massiccio investimento nel capitale umano. In quest'ottica saranno fondamentali, per esempio, percorsi di formazione continua del personale.
Questi strumenti "sono fondamentali per attenuare le storiche disparità del Paese, per ridurre il dualismo fra settore pubblico e privato, nonché per fornire risposte ai nuovi e mutati bisogni dei cittadini". Inoltre, il Patto individua la flessibilità organizzativa delle Pubbliche Amministrazioni e l'incremento della loro rapidità di azione come "obiettivi fondamentali di un processo di rinnovamento che le parti si impegnano a perseguire, con particolare riferimento a tre dimensioni: il lavoro, l'organizzazione e la tecnologia". Non servono tanto nuove legge, si spiega nel testo, ma potenziare la "capacità di adattarsi a scenari estremamente mutevoli con flessibilità".
Il Patto "inaugura una nuova stagione di relazioni sindacali", ha detto il ministro Renato Brunetta, annunciando che venerdì incontrerà "le confederazoni sindacali per avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il miglior segno di ripartenza". Il ministero della Pubblica Amministrazione, si legge nel documento, in tende appunto "avviare una stagione di relazioni sindacali", per "centrare obiettivi ambiziosi" a partire proprio dai rinnovi contrattuali, che interessano oltre 3 milioni di dipendenti pubblici.
"Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Questo è sempre vero, con la pandemia è ancora più vero", ha detto il premier Mario Draghi intervenendo nella sala verde di Palazzo Chigi. "A fronte di questa centralità del settore pubblico se guardiamo la situazione attuale concludiamo che c'è molto da fare", soprattutto per quanto riguarda l'età media e la formazione del personale pubblico.
"Non si tratta solo di concertazione su temi generali. Qui si contratta sulle cose concrete, specifiche. Dal punto di vista politico non ci sono dubbi: come ai tempi del Governo Ciampi, giunge dal Governo Draghi una esplicita volontà di dialogo con i sindacati", ha affermato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Il riferimento è al "Protocollo per la politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo", firmato il 23 luglio del 1993 l'allora presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi e il ministro del Lavoro, Gino Giugni. Si trattava di un accordo storico con i sindacati e le associazioni imprenditoriali che pose fine ad anni di conflitti sancendo il criterio della concertazione delle parti sociali e definendo il modello della contrattazione a due livelli, nazionale e integrativo.
La costruzione della nuova Pubblica Amministrazione, si legge nel nuovo documento, "si fonda sull'ingresso di nuove generazioni di lavoratrici e lavoratori e sulla valorizzazione delle persone nel lavoro, anche attraverso percorsi di crescita e aggiornamento professionale (reskilling) con un'azione di modernizzazione costante, efficace e continua per centrare le sfide della transizione digitale e della sostenibilità ambientale". Si investirà anche su un "piano delle competenze su cui costruire la programmazione dei fabbisogni e le assunzioni del personale". Il rinnovamento poi passa anche dalla ricognizione delle risorse che si hanno a disposizione, con l'impegno di "individuare modalità di riconoscimento formale delle competenze e delle esperienze acquisite".
Lo smartworking nel contratto
Per quanto riguarda invece lo smartworking si legge nel documento, si cercherà di evitare "un'iper-regolamentazione" legislativa. L'approccio sarà cercare di lasciare spazio alla "contrattazione", cercando di "adattare alle esigenze delle diverse funzioni queste nuove forme di lavoro" che hanno comunque garantito a molte realtà di continuare a lavorare anche durante la pandemia.
Naturalmente una volta superata la gestione emergenziale si dovrà definire nei futuri contratti collettivi nazionale del triennio 2019-2021 una disciplina per il lavoro agile, per assicurare condizioni di lavoro trasparenti, che favoriscano la produttività, conciliando le esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici con quelle della PA. L'obiettivo è un miglioramento dei servizi ma anche a un maggiore equilibrio tra vita professionale e vita privata. Nei futuri contratti saranno quindi inseriti aspetti di tutela dei diritti sindacali, delle relazioni sindacali e del rapporto di lavoro, come il diritto alla disconnessione, le fasce di contattabilità, il diritto alla formazione specifica, il diritto alla protezione dei dati personali, il regime dei permessi e delle assenze.
Sostegno alla genitorialità
Uno dei punti dell'accordo riguarda permessi e agevolazioni per il sostegno alla genitorialità. Si legge nel testo: "Le parti concordano inoltre sulla necessità di implementare gli istituti di welfare contrattuale, anche con riguardo al sostegno alla genitorialità con misure che integrino e implementino le prestazioni pubbliche, le forme di previdenza complementare e i sistemi di premialità diretti al miglioramento dei servizi", estendendo al pubblico impiego le agevolazioni fiscali previste finora solo a vantaggio del settore privato.