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Come cambiano le cose per l’Italia in Europa dopo il no alla riforma del Mes

Impegnarsi formalmente per una ratifica e all’ultimo minuto non firmare è “Improprio”, commenta Giancarlo Giorgetti parlando della riforma del Mes. Il suo collega di maggioranza, Antonio Tajani, però non pensa che il nostro Paese verrà isolato in Ue per questo.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo la bocciatura della riforma del Mes, si inizia a ragionare su come sbloccare la situazione in Europa. Il nostro Paese potrebbe essere estromesso dal Trattato del fondo salva-Stati, un'opzione però complessa e anche potenzialmente pericolosa, che lascerebbe l'Italia senza  protezione in caso di crisi. Senza arrivare a pensare cosa accadrebbe in caso di crisi, c'è anche la questione degli attacchi speculativi, a cui si esporrebbe il nostro Paese uscendo dall'ombrello del Mes. E infine, c'è anche un tema di fiducia nei confronti di Roma. "Appare improprio, per un membro dell'Unione, che dopo aver preso un impegno di ratifica, al momento di firmare si tira indietro. Ma la fiducia nei confronti dell'Italia sarebbe crollata solo se il governo avesse approvato una manovra con proposte bizzarre, come quelle che spesso provengono dall'opposizione", ha commentato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, in un'intervista al Giornale.

"Per solito i mercati valutano il comportamento di un governo soprattutto rispetto alla sostenibilità del debito", ha aggiunto, per poi sottolineare che la Lega si è sempre detta contraria alla ratifica della riforma, ragion per cui la posizione del suo partito è stata coerente. Secondo Giorgetti, però, il dibattito degli ultimi mesi non aveva nemmeno più a che fare con le istanze economiche del Mes. "A quel punto la questione non era più economica bensì politica", ha detto.

E sulla sua posizione politica rispetto al Mes, che ha spesso lasciato intendere essere più indulgente rispetto a quella leghista, il ministro si è limitato a dire, commentando le richieste di dimissioni: "Fino a quando la maggioranza sosterrà la mia impostazione su progetti seri, credibili e sostenibili, non vedo perché lasciare. Come ho già detto, l'opposizione ha tutto il diritto di dare suggerimenti, anche graditi, però decido io".

Quella tra Giorgetti e il resto della Lega non è l'unica frattura che la riforma del Mes ha provocato in maggioranza. Ce n'è una decisamente più esplicita ed è quella dell'astensione di Forza Italia al voto. "Noi siamo favorevoli in linea di principio, ma le nostre sono critiche europeiste", ha ribadito Antonio Tajani, segretario azzurro, in un'intervista con il Messaggero. Parlando degli alleati in maggioranza ha aggiunto: "Loro hanno voluto votare e votare no, noi siamo di principio a favore del Mes, ma questo capitolo della riforma non ci lascia contenti per la mancanza di controllo da parte del Parlamento europeo sulla governance e il management del Mes. La mia è una critica europeista, sia chiaro. Ma per il Mes serve un sistema di controllo tipo quello della Bce, il cui presidente si presenta quattro volte l'anno davanti all'Europarlamento e può essere chiamato a riferire in qualsiasi momento. Se passasse questa proposta, potrebbe essere risolutiva per arrivare ad un accordo generale".

Tajani ha concluso affermando che non ci sarà alcun contraccolpo in maggioranza: "Il Mes non era nel programma elettorale della maggioranza, né in quello di governo. Abbiamo posizioni diverse, le abbiamo sempre avute". Nessun contraccolpo, ha detto Tajani, nemmeno con l'Europa: "Vorrei ricordare che Francia e Olanda votarono contro la Costituzione europea, molto più importante del Mes. Non mi pare si sia detto che erano isolate… è una balla dire che l'Italia non è europeista".

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