Come cambiano i parametri per colori Regioni: meno peso a indice Rt, decisivi incidenza e ricoveri
L’indice Rt avrà meno peso, l’incidenza dei casi e la pressione sugli ospedali di più. Il governo Draghi, attraverso il nuovo decreto Covid, cambia i parametri che stabiliscono il passaggio delle Regioni da un colore all’altro, mantenendo comunque l’impianto che prevede la suddivisione in zona bianca, gialla, arancione e rossa. Come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi diffuso dopo l’approvazione del decreto, il provvedimento “modifica i parametri di ingresso nelle ‘zone colorate’, secondo criteri proposti dal ministero della Salute, in modo che assumano principale rilievo l’incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva nonché il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva”.
Finora il passaggio da una zona all’altra era basato sul calcolo effettuato su 21 indicatori, ma con un peso particolarmente importante dato all’indice Rt. Le Regioni da giorni stanno chiedendo di modificare i criteri, tenendo conto di quanto sia cambiata la situazione rispetto agli scorsi mesi, anche e soprattutto grazie alle vaccinazioni. In particolare le Regioni hanno chiesto di tenere in considerazione due elementi: l’indice di contagio calcolato sulla base dell’incidenza dei casi in riferimento alla popolazione di un singolo territorio, e la modifica dell’indice Rt, da calcolare non più sui casi sintomatici ma sui ricoveri in area medica e in terapia intensiva. Le modifiche chieste, come spiegato dal presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, puntavano ad arrivare – anche se non nell’immediato – al superamento definitivo del sistema delle zone colorate.
Il superamento dell’indice Rt
La modifica più importante per il nuovo sistema dei colori delle Regioni è quella riguardante l’indice Rt, che resterà ma avrà un peso minore rispetto al passato. Fedriga sottolineava come il mantenimento di questo indice avrebbe potuto comportare il rischio che “in piena estate una Regione che passa da 4 a 8 casi sintomatici vada in rosso, così devastiamo il turismo”. Il problema, effettivamente, è stato posto sulla base dei dati del monitoraggio delle ultime settimane, quando, nonostante un netto calo dei contagi, molte Regioni hanno visto un Rt in risalita. Fino a sfiorare il valore soglia di 1: sopra questo limite, infatti, la zona arancione scatta quasi in automatico, anche se deve essere accompagnata da altri valori critici (come la classificazione complessiva di rischio). Molte Regioni, nelle scorse settimane, hanno visto risalire il loro Rt vicinissimo a 1, nonostante un calo dei contagi e un miglioramento della situazione negli ospedali, tanto da temere che alcuni tra i territori più popolosi d’Italia sarebbero potuti tornare in arancione.
Le richieste delle Regioni sul cambio dei parametri
In attesa della pubblicazione del testo definitivo del decreto, contenente anche i nuovi parametri per il cambio dei colori, l’ipotesi più probabile è che si sia, almeno in parte, confermata l’impostazione proposta dalle Regioni. L’idea è quella di valutare l’incidenza dei casi su 100mila abitanti, valutando però anche il numero di tamponi effettuati sempre su 100mila abitanti, con un valore soglia da rispettare. Secondo questi criteri si andrebbe in zona rossa sopra i 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti (così come avviene già ora) ma con un minimo di 500 tamponi; in zona arancione con un’incidenza tra i 150 e i 249 casi e almeno 250 tamponi; in zona gialla con incidenza tra 50 e 149 e almeno 150 tamponi; in zona bianca se si resta sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti pur effettuando almeno 100 tamponi ogni 100mila abitanti. L’altro criterio proposto dalle Regioni è quello dell’occupazione dei posti letto Covid: in zona rossa si entrerebbe con il 40% di occupazione dei posti in area medica e il 30% delle terapie intensive; si entrerebbero in zona arancione, secondo l’Rt ospedaliero, con occupazione tra il 20% e il 30% nelle terapie intensive e tra il 30% e il 40% in area medica.