Come cambia il Superbonus 110 con i nuovi emendamenti: le novità su detrazioni e crediti incagliati
È l'ultimo giorno per presentare gli emendamenti al decreto Superbonus, poi – alle 19, secondo le ultime notizie che arrivano dalla commissione Finanze della Camera – si comincerà a votare. Quello che uscirà dall'Aula sarà il testo modificato rispetto alla base di partenza, che poi verrà votato prima a Montecitorio e poi al Senato (dove, con ogni probabilità, arriverà blindato). Insomma, sono le ultime ore per provare a emendare un decreto che ha l'arduo compito di risolvere la grana Superbonus: "Speriamo di dare risposte risolutive – ha detto questa mattina il ministro Giorgetti – Io sono assolutamente favorevole al sistema delle detrazioni in cinque, dieci o anche vent'anni".
Il ministro dell'Economia ha insistito sul fatto che "non si debba passare necessariamente dal sistema della cessione, che è fallito e che ha mandato in tilt il sistema delle banche e di chi li deve acquistare". Perciò la soluzione è la detrazione, che però ha tutt'altro tipo di impatto perché vuol dire spalmare il rientro della spesa in molti anni: "Ho visto polemiche – ha detto Giorgetti – ma come governo penso sia una cosa giusta per i cittadini e che non comporti problemi per la finanza pubblica. Quindi perché no? Anzi assolutamente sì".
C'è però ancora da risolvere il problema dei crediti incagliati, su cui il ministro ha spiegato: "Abbiamo sensibilizzato le istituzioni e le banche". Su invito del governo "le banche e le Poste hanno annunciato che ricominceranno, in un quadro di maggiori certezze che abbiamo dato sotto il profilo giuridico, ad acquistare questi crediti – ha continuato Giorgetti – È in corso l'elaborazione di un sistema, una specie di piattaforma, che dovrebbe in qualche modo permettere di smaltire tutto l'arretrato".
Di questa piattaforma per i crediti bloccati, però, non si sa ancora molto altro. Se non che sarebbero coinvolte alcune delle più importanti partecipate pubbliche, disponibili alla compravendita dei crediti che le banche non riescono ad assorbire. È di fatto la situazione più spinosa e urgente da risolvere, visto che stanno cominciando ad affacciarsi anche degli sciacalli pronti ad approfittare delle condizioni di difficoltà delle imprese.
Giorgetti ci ha tenuto infine a precisare, ancora una volta, che la situazione attuale non dipende certo dal governo Meloni: "È stata ereditata dalla grande confusione e dal Far West che si era venuto a creare nel 2020-22". Quello che il ministro dimentica sempre di dire, però, è che nel governo precedente c'era anche la Lega. Lo stesso Giorgetti faceva parte dell'esecutivo, anche se con un incarico differente.