Come cambia il piano vaccini: unico criterio sarà l’età, arrivano hotspot vaccinali in ogni città
Il piano vaccinale non accelera. Le dosi, ancora, scarseggiano e anche il milione di vaccini Pfizer/BioNTech arrivato ieri all’ultimo momento ha sì salvato i richiami ma non basta per un cambio di sulle somministrazioni. All’Italia alla fine del primo trimestre mancheranno circa 2 milioni di dosi rispetto alle previsioni. Il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, però, resta convinto che è possibile arrivare a 500mila vaccinazioni al giorno in tempi brevi: “A quel punto nessuno potrà rimanere indietro nella somministrazione. Noi siamo pronti a sostenere le Regioni, entro fine anno dobbiamo riprendere la nostra vita migliore”, afferma in un’intervista al Corriere della Sera. Curcio delinea il piano vaccinale e spiega come siano due le cose fondamentali da fare: proseguire con le somministrazioni seguendo solamente il criterio dell’età – dal più anziano al più giovane – e costruire hotspot vaccinali in ogni città.
Il piano vaccinale: somministrazioni per fasce d’età
Curcio ammette che le mancate consegne hanno “provocato un rallentamento, ma stiamo recuperando bene. Entro la fine del mese arriveranno 4 milioni e mezzo di dosi. Adesso stiamo vaccinando 200mila persone al giorno, a regime dobbiamo arrivare a 500mila. Come ha detto il commissario Figliuolo, se le case farmaceutiche rispetteranno le scadenze a fine giugno ce la faremo”. Resta fondamentale un maggior coordinamento centrale dello Stato, con le Regioni che devono seguire le indicazioni del piano nazionale: “Ora che si finirà di vaccinare gli ultra ottantenni, le categorie fragili, i docenti, le forze armate, di polizia e di Protezione civile bisogna tornare alle fasce di età. L’unico criterio deve essere questo”.
Le Regioni dovranno rispettare solamente il criterio delle fasce d’età: “Quando AstraZeneca veniva somministrato con alcune limitazioni per fasce di età il piano è stato variato inserendo i servizi essenziali e ogni regione ha deciso per sé. Dall’11 marzo tutto è cambiato. Lo prevede il decreto in vigore condiviso con i governatori. Procedere per categorie non va bene, causa problemi”. E anche per le liste delle riserve, chi viene chiamato all’ultimo per non sprecare le dosi, bisogna “procedere per anno di nascita, è l’unico criterio oggettivo”. Curcio si dice convinto che le differenze tra le Regioni “presto saranno superate. Le Regioni devono poter contare su di noi”. E sul rifiuto del vaccino AstraZeneca da parte dei cittadini aggiunge: “Io non credo proprio che la maggior parte delle persone stia rifiutando il vaccino”.
L’obiettivo di Curcio: un hotspot vaccinale in ogni città
La Protezione civile si sta impegnando per migliorare il piano vaccinale e su questo la proposta di Curcio è semplice: “Il sistema di Protezione civile può contare su almeno 200mila volontari. Io credo che debbano essere creati ‘Hotspot vaccinali’ in ogni città. Siamo pronti anche ad allestirli, preparati a farlo proprio come accade quando c’è un terremoto o un’alluvione”. Hotspot che saranno uguali dappertutto, sempre rispondenti a pochi criteri: “Le linee guida su cui stiamo lavorando tutti insieme saranno uguali ovunque: grande parcheggio, entrate e uscite separate, area di attesa, medici che verificano le condizioni di idoneità, sale per l’inoculazione e altre dove aspettare i 15 minuti obbligatori”.
Un ruolo definito strategico da Curcio potranno averlo, nelle vaccinazioni, anche le farmacie. Insieme ai medici di base, su cui il capo dello Protezione civile fa affidamento. “Conto molto anche sugli odontoiatri”, aggiunge Curcio. Poi ci saranno le vaccinazioni in azienda, altro punto ritenuto molto positivo dal capo della Protezione civile: “Possono essere un altro punto di forza in questa battaglia”. Anche per le aziende resta un solo criterio da rispettare, quello delle fasce d’età, che deve valere sia per i dipendenti che per i loro familiari.