Come cambia il lavoro dei rider con la nuova direttiva europea
Gli Stati membri dell'Ue hanno dato l'ultimo via libera alla direttiva sui diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali. È una categoria ampia, composta da circa 28 milioni di persone, che tra i suoi componenti più noti ha i rider, i lavoratori che consegnano prodotti (spesso cibo, ma non solo) a domicilio seguendo le indicazioni di varie piattaforme di delivery. La direttiva inserirà nuove normative con l'obiettivo di migliorare le loro condizioni di lavoro.
L'approvazione del testo definitivo è arrivata dal Consiglio Ue Ambiente riunito a Lussemburgo: l'accordo si era consolidato già a febbraio e poi definitivamente a marzo (dopo oltre due anni di lavori), ma mancava questo ultimo passaggio formale. Per l'entrata in vigore effettiva delle norme, però, bisognerà attendere. Dopo la firma di Consiglio europeo e Parlamento europeo, il testo sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale. A quel punto, gli Stati membri avranno due anni di tempo per adeguarsi alle nuove regole con delle leggi interne.
Cosa cambia per chi fa il rider
Tra gli obiettivi della direttiva c'è quello di rendere "più trasparente l'uso degli algoritmi nella gestione delle risorse umane". Ad esempio, facendo sì che "i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato". Ma anche che i lavoratori e le lavoratrici – tra cui i rider – "abbiano il diritto di contestare le decisioni automatizzate". Insomma, non ci potranno più essere decisioni automatiche e incontestabili prese dalla piattaforma senza possibilità di ribattere.
Soprattutto, si mira "determinare correttamente la situazione occupazionale delle persone che lavorano mediante piattaforme digitali". In altre parole, chi lavora tramite una piattaforma digitale dovrà poter "beneficiare dei diritti" che gli spettano. Nei casi in cui la piattaforma tratta di fatto i rider come dipendenti (dandogli cioè controllo e direzione nel lavoro), ci sarà una cosiddetta "presunzione legale di rapporto di lavoro".
Questo significa che a livello legale, i rider – e gli altri lavoratori delle piattaforme digitali – non potranno essere trattati come semplici lavoratori autonomi che ‘collaborano'. Se c'è una dinamica per cui la piattaforma fa da ‘datore di lavoro', con indicazioni precise che vanno rispettate ed eseguite nella modalità indicata, entro termini stabiliti, allora la legge dovrà attivarsi e riconoscere che queste persone sono di fatto dipendenti. E quindi hanno diritto alle tutele che spettano ai lavoratori dipendenti.
L'opposizione fa pressione sul governo: "Applichi la direttiva al più presto"
Come queste norme si applicheranno concretamente in Italia, per il momento, è difficile prevederlo. Sarà necessario capire come inquadrare i rider e gli altri lavoratori in condizioni simili, e come garantire che i loro ‘nuovi' diritti siano fatti valere. Il governo Meloni avrà due anni di tempo per farlo, e dall'opposizione è già partita la richiesta di agire in fretta.
"Spiace che tra le prime norme fortemente ridimensionate, e rese sostanzialmente inapplicabili, dalla destra e dal governo Meloni ci sia quella che avevo introdotto, in attesa della normativa europea, per garantire il diritto all'accesso dell'algoritmo da parte dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Per fortuna ora, con la direttiva europea, saranno costretti a tornare sui loro passi riconoscendo la bontà delle nostre norme", ha commentato l'ex ministro del Lavoro Andrea Orlando.
Anche la segretaria del Pd Elly Schlein è intervenuta: "Un duro colpo al caporalato digitale. Finalmente si stabilisce una presunzione che si tratti di lavoro subordinato. Serve piena trasparenza sugli algoritmi, accessibile anche ai lavoratori. Ci aspettiamo quindi che al più presto vengano convocate le parti sociali per recepire la direttiva". Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, ha spronato il governo: "Ora la presidente Meloni e la ministra Calderone dovrebbero scrivere un decreto legge urgente per applicare la direttiva europea sui rider. Aspettiamo dunque un segnale da Meloni: oppure per questo Governo non è una priorità?".