Come cambia il cognome dei figli dopo la sentenza della Corte Costituzionale
La sentenza della Corte Costituzionale sul doppio cognome ai nuovi nati, che cancella l'obbligo di dare automaticamente al figlio il cognome del padre, segna una svolta nei rapporti tra uomo e donna all'interno della famiglia e nella società, e imporrà un cambiamento decisivo nell'onomastica italiana. La Consulta ha dichiarato illegittime tutte le norme che prevedono l'automatica attribuzione del cognome del padre, anche ai figli nati fuori dal matrimonio e ai figli adottivi, consuetudine definita dai giudici "discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio": d'ora in poi i bambini assumeranno il cognome di entrambi i genitori nell'ordine concordato, a meno che non decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due.
La Consulta ha aggiunto che è ora compito del legislatore "regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione". L'iter in Parlamento per approvare una legge sul tema, che dia pari diritti ai due genitori, è già iniziato. Due mesi fa in commissione Giustizia al Senato è iniziato l'esame di sei disegni di legge, di cui è relatrice la senatrice M5s Alessandra Maiorino insieme al senatore della Lega Francesco Urraro, per arrivare a un testo unico sulla materia. Al momento sono in corso le audizioni, che dovrebbero terminare a breve. "Dopo la conclusione delle audizioni io presenterò un testo di legge unificato aderente alla sentenza della Consulta", ha assicurato Maiorino a Fanpage.it.
I giudici avevano già dato una prima indicazione nel 2016, sollecitando il Parlamento a legiferare per eliminare l'automatismo dell'attribuzione del cognome paterno. Con la sentenza 286 – relatore il giudice Giuliano Amato – la Consulta aveva già aperto alla possibilità di dare ai figli nati all'interno matrimonio il cognome della madre in aggiunta a quello del padre, se entrambi i genitori lo richiedono esplicitamente.
Quando e come potrebbero cambiare le regole sul doppio cognome
Fino al giorno della pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale resta la regola già prevista dal nostro ordinamento e i nuovi nati saranno registrati in automatico con il cognome del padre. Ma il Parlamento non potrà non tenere conto delle indicazioni della Consulta, indietro non si torna. Dopo la pubblicazione della sentenza l'automatismo dell'attribuzione del cognome paterno sarà cancellato, e verrà tempestivamente emanata una circolare applicativa del ministero dell'Interno all'Anagrafe, con tutte le indicazioni pratiche: nel concreto verrà spiegato cosa dovranno fare i genitori per assegnare solo il cognome del padre o della madre. In caso di mancato accordo i genitori potranno rivolgersi a un tribunale, e il giudice con un procedimento d'urgenza stabilirà l'ordine dei cognomi da assegnare al bambino.
Servirà comunque una nuova legge del Parlamento per chiarire alcune profili, come il problema della moltiplicazione dei cognomi per le generazioni successive, e la questione della retroattività per i figli nati prima della pubblicazione di questa sentenza.
Cosa prevede la sentenza della Corte
I giudici della Consulta hanno stabilito che "Nel solco del principio di eguaglianza e nell'interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell'identità personale", si legge nella nota pubblicata ieri. Pertanto, la regola diventa che "il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell'ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due".
"In mancanza di accordo sull'ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori – si legge ancora – resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico".
"Attendiamo il deposito della sentenza della Consulta – ha commentato Alessandra Maiorino contattata da Fanpage.it – ma questo sembra spazzare via l'ipotesi ventilata dal campo conservatore, che vorrebbe che in caso di controversie prevalesse il cognome maschile".
Cosa dicono i disegni di legge sul doppio cognome
In commissione Giustizia è iniziato due mesi fa l'esame dei testi dei sentori Laura Garavini (Iv), Julia Unterberger (Gruppo per le autonomie), Danila De Lucia (questo presentato insieme ad Alessandra Maiorino, che essendo relatrice ha ritirato il suo testo originario per ripresentarlo insieme alla senatrice M5s), Paola Binetti (Udc), Loredana De Petris (Liberi e Uguali) e Simona Malpezzi (Pd).
Le proposte sono molto simili tra loro, e presentano solo lievi differenze tecniche. Tutti i testi stabiliscono che al figlio di genitori coniugati possa essere dato il cognome paterno o materno, o quello di entrambi nell’ordine da questi indicato. In caso di mancato accordo tra i genitori, al nuovo nato vengono dati d’ufficio i cognomi in ordine alfabetico. Per evitare poi che i fratelli nati dagli stessi genitori possano avere un cognome diverso, si specifica che il cognome stabilito per il primo figlio è attribuito anche ai figli nati successivamente. Queste norme si applicano anche al figlio adottato e a quello nato fuori dal matrimonio e riconosciuto contemporaneamente da entrambi i genitori. Se il riconoscimento è fatto da un solo genitore, il figlio ne assume il cognome. E se il riconoscimento del secondo genitore avviene successivamente, il cognome di questo si aggiunge al cognome del primo genitore.
Il rischio di una moltiplicazioni di cognomi per le generazioni successive non esiste, e verrebbe risolto così: il figlio che assume il cognome di entrambi i genitori potrà trasmetterne uno soltanto, a sua scelta.
Non si sa ancora se entro questo legislatura sarà possibile arrivare a una legge: un testo unico, dopo l'approvazione della Commissione Giustizia, dovrebbe ricevere poi l'ok del Senato e successivamente passare all'esame della Camera.
Chi è a favore e chi è contro il doppio cognome in Parlamento
La decisione della sentenza della Corte Costituzionale ha generato malumori nella Lega e in Fdi. Per Matteo Salvini si tratta di una norma non urgente: "Per la serie ‘le priorità per l’Italia…'", ha scritto sarcasticamente sui social commentando la notizia. Fabio Rampelli (Fdi), vicepresidente della Camera, ha detto invece che la sentenza "Può avere effetti negativi sulla famiglia che si troverà a discutere, in caso di disaccordo, davanti a un giudice per stabilire la precedenza del cognome".
La senatrice pentastellata Alessandra Maiorino ha replicato: "Non capisco la caparbietà di volersi intestare una battaglia politica che non esiste e non dovrebbe esistere. È talmente evidente la disparità di trattamento e di riconoscimento tra uomo e donna. Loro dicono di difendere la famiglia tradizionale, ma vogliono sostanzialmente una famiglia gerarchica, dove esiste ancora un capo", ha detto a Fanpage.it.
"Il marito o il compagno che ama la propria compagna non la trascina in tribunale. Una coppia che si stima e si rispetta un accordo lo trova, pensando al bene del bambino", ha aggiunto la senatrice.
Fdi sostiene che la legge che attribuisce in automatico il cognome del padre non è discriminatoria nei confronti della donna, perché è stata introdotta in un momento in cui la società era molto diversa, e la donna aveva bisogno che l'uomo riconoscesse il figlio, perché non lavorando non era autosufficiente. "Rampelli quindi si è risposto da solo, la società è cambiata. Anche se loro vorrebbero che le donne lavorassero di meno e facessero più figli – ha detto ancora Maiorino a Fanpage.it – In audizione Massimo Gandolfini (leader del Family Day ndr) ci ha illuminati, dicendo che la donna mette il corpo, e quindi il legame madre-figlio è corporale, mentre il padre ‘può' riconoscere il figlio, con un atto della volontà, inserendolo nella società. Di fronte a queste argomentazioni non c'è molto da dire, in pratica paragonano le donne che partoriscono agli animali".