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Come cambia il bonus mamme lavoratrici nel 2025, chi può ottenerlo e chi è escluso

Il bonus mamme lavoratrici è confermato per il 2025, ma con un limite di reddito e una riduzione dell’esonero contributivo. Le lavoratrici autonome e a tempo determinato saranno incluse, purché rispettino criteri specifici. La misura potrebbe tuttavia penalizzare alcune famiglie.
A cura di Francesca Moriero
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Il bonus mamme lavoratrici, introdotto per sostenere le lavoratrici con figli, sarà confermato anche per il 2025, ma con significative modifiche che cambiano profondamente la misura. La nuova legge di bilancio ha infatti stabilito nuovi criteri di accesso, limiti economici e modalità di erogazione che rendono l’agevolazione diversa da quella degli anni precedenti. Con le sue modifiche, il Bonus rappresenta un tentativo di ampliare l’accesso all’agevolazione a nuove categorie di lavoratrici, ma introduce anche restrizioni che rischiano di limitare il beneficio per molte famiglie. Resta insomma da vedere se il decreto attuativo definirà criteri più equi per bilanciare le criticità emerse e garantire un reale supporto alle madri lavoratrici.

Ampliata la platea, ma con un limite di reddito

Tra le novità principali vi è l’estensione del beneficio anche alle lavoratrici autonome e a quelle con contratti a tempo determinato. Tuttavia, questa apertura è accompagnata dall’introduzione di un limite di reddito, fissato a 40.000 euro annui di retribuzione o reddito imponibile ai fini previdenziali. Questo requisito, del tutto assente nelle edizioni precedenti del Bonus, potrebbe escludere molte famiglie che finora avevano potuto usufruirne.

Esonero contributivo parziale, cosa cambia

Un altro cambiamento rilevante riguarda la natura stessa dell’esonero contributivo. A differenza del passato, quando l’agevolazione prevedeva un’esenzione totale dal versamento dei contributi previdenziali, nel 2025 sarà riconosciuto solo un esonero parziale. La percentuale effettiva di riduzione non è stata ancora stabilita e sarà definita da un decreto interministeriale entro il 29 gennaio.

Durata e requisiti per accedere al Bonus

Il bonus madri lavoratrici sarà riservato alle lavoratrici madri con almeno due figli, a condizione che il più piccolo non abbia superato i 10 anni di età. Tuttavia, per le madri con tre o più figli, a partire dal 2027 l’agevolazione sarà valida fino al compimento dei 18 anni del figlio più giovane.

Restano esclusi dalla misura i seguenti gruppi:

  • Madri di un solo figlio, anche in caso di disabilità;
  • Lavoratrici domestiche, come colf e badanti;
  • Pensionate e disoccupate;
  • Lavoratrici autonome che aderiscono al regime forfettario.

Criticità: impatto su Irpef e assegno unico

Già negli anni scorsi, l’effettiva convenienza del Bonus era stata messa in dubbio da molte lavoratrici. L’aumento del reddito netto derivante dall’esonero contributivo comporta, infatti, un incremento dell’imponibile fiscale e, di conseguenza, dell’Irpef da pagare.

Inoltre, un maggiore imponibile incide sull’Isee, l’indicatore utilizzato per calcolare l’importo dell’assegno unico per i figli, rischiando di ridurre il sostegno economico ricevuto dalle famiglie. Con l’introduzione del limite di reddito, queste problematiche potrebbero ulteriormente accentuarsi, sollevando interrogativi sulla reale efficacia della misura.

Un tetto di spesa per la misura

Per finanziare il bonus mamme lavoratrici, la Legge di Bilancio 2025 ha previsto uno stanziamento annuale di 300 milioni di euro. Tuttavia, l’agevolazione non sarà accessibile alle lavoratrici che già beneficiano dell’esonero contributivo introdotto con la legge di Bilancio 2023, che riconosce alle madri con tre o più figli un’esenzione totale fino alla fine del 2026.

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