Com’è andata la trattativa dei 27 leader Ue per le nomine e perché è slittato l’accordo: von der Leyen verso il bis
Resta in stallo la trattativa sui nomi dei futuri vertici delle istituzioni europee. Alla cena informale che si è tenuta ieri sera, a Bruxelles, i 27 leader dell'Unione europea non sono riusciti a trovare un accordo. Dalla riunione tra Capi di Stato e di governo ci si attendeva non tanto una decisione definitiva, quanto piuttosto un primo ok a uno schema di coalizione che riconfermasse la maggioranza dell'ultima legislatura.
Secondo l'ipotesi più accreditata infatti, il nuovo Parlamento europeo dovrebbe continuare a reggersi sull'alleanza tra Popolari (il gruppo europeo più numeroso), i Socialisti (la seconda famiglia europea) e i liberali di Renew (seppur indeboliti dal voto europeo). Una coalizione che in totale conterebbe 406 eurodeputati sul totale dei 720, ma che potrebbe comunque risultare risicata di fronte al pericolo di eventuali franchi tiratori.
Al Partito popolare europeo spetterebbe dunque indicare il nome della futura guida della Commissione Ue, con Ursula Von Der Leyen in pole position per un secondo mandato, e del Parlamento europeo, per cui si pensa a una riconferma di Roberta Metsola. I Socialisti, rivendicherebbero la nomina del presidente del Consiglio europeo, che finora vede l'ex premier portoghese Antonio Costa come il più accreditato, mentre la scelta del prossimo Alto rappresentate Ue per gli affari esteri dovrebbe ricadere sulla liberale estone Kaja Kallas. Per il momento però, l'intesa è stata rimandata al prossimo Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. "Ora dobbiamo lasciar marinare le cose", ha commentato anche il presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui l'ok finale sarebbe "vicino".
"Abbiamo una direzione giusta ma in questo momento non c'è accordo", ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine della cena dei leader. "È nostro dovere concludere entro la fine del mese", ha aggiunto. Dall'altra parte però ci sono i due gruppi della destra europea, i Conservatori, di cui fa parte anche Meloni, e Identità e Democrazia, dove siede il Rassemblement National di Marine Le Pen. Forti del risultato ottenuto alle elezioni europee, le due famiglie potrebbero spingere per contare qualcosa al tavolo dei negoziati di Bruxelles.
Perchè Giorgia Meloni ha incontrato Orbàn
Non è forse un caso infatti, che la premier Meloni abbia incontrato ieri sera il premier ungherese Viktor Orbàn, il quale non ha esitato ad accusare il Ppe di "non aver ascoltato gli elettori per allearsi con i socialisti e i liberali. Hanno fatto un accordo e si sono divisi i posti di comando dell'Ue", ha dichiarato. Il presidente magiaro inoltre, ha definito "ancora fluido" lo stato delle trattative per il bis di Von Der Leyen.
Secondo le prime indiscrezioni però, Meloni starebbe puntando a ottenere una nomina italiana per i ruoli di vicepresidente e di un commissario con una delega alla Difesa o alla Migrazione. Un'ipotesi parzialmente confermata dalle parole del vicepremier Antonio Tajani: "Quello che conta è avere un vicepresidente e un commissario di Serie A. L'Italia non può non avere una vicepresidenza, va chiesta e l'Italia ha diritto ad averla, è stato un errore non chiederla nella scorsa legislatura. Siamo un Paese fondatore e abbiamo un ruolo importante da svolgere".
Donald Tusk: "Non abbiamo bisogno di Meloni"
Ieri sera però, prima di prendere parte alla cena, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito il veto dei Socialdemocratici a un eventuale partecipazione di Ecr nella futura maggioranza Ue. "È chiaro che in Parlamento non deve esserci alcun sostegno per il presidente della Commissione che si basi su partiti di destra e populisti di destra", ha dichiarato. "Le elezioni hanno portato una maggioranza stabile delle forze che finora hanno lavorato a stretto contatto in Parlamento. Viviamo in tempi difficili ed è importante sapere presto cosa succederà in Europa", ha aggiunto.
Dello stesso avviso il premier polacco Donald Tusk, del Ppe. "Non è mio compito convincere Meloni, abbiamo già una maggioranza con Ppe, liberali, socialisti e altri piccoli gruppi, la mia sensazione è che sia già più che sufficiente", ha dichiarato. Tuttavia la Commissaria uscente ha finora lasciato uno spiraglio aperto nei confronti dei Conservatori, i cui voti potrebbero risultare fondamentali per scongiurare il pericolo di eventuali disertori. In quest'ottica, anche un possibile ingresso dei Verdi, che contano 52 seggi, potrebbe far comodo a Von Der Leyen. La co-leader dei Verdi Terry Reintke finora, si è detta favorevole a un sostenere la maggioranza Ursula, purché "senza Ecr".