Come andare in pensione fino a 5 anni prima e chi può farlo: cosa c’è da sapere sulla pace contributiva

Ci sono lavoratori che, pur avendo raggiunto l'età per andare in pensione, si trovano a fare i conti con un problema non da poco: non hanno versato abbastanza contributi per ricevere l'assegno previdenziale. Magari perché in passato hanno attraversato periodi senza lavoro o hanno lavorato in nero, oppure perché hanno avuto lunghe pause per motivi personali, familiari o di studio. In questi casi, esiste una possibilità per colmare questi vuoti contributivi: si chiama pace contributiva ed è una misura introdotta per aiutare chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995. Grazie a questo strumento, è possibile riscattare fino a cinque anni di contributi non versati, anche se non consecutivi, e anticipare così il momento del pensionamento.
Che cos'è la pace contributiva
La pace contributiva è una possibilità offerta a chi ha iniziato a versare contributi previdenziali a partire dal 1° gennaio 1996. Si tratta di una misura volontaria, cioè non obbligatoria, pensata per chi rischia di rimanere escluso dalla pensione perché non ha accumulato abbastanza anni di contributi. In pratica, permette di "comprare" fino a cinque anni di contributi mancanti, in modo da raggiungere i requisiti minimi previsti per ottenere la pensione di vecchiaia o anticipata. Questa misura è stata prorogata fino al 31 dicembre 2025, quindi c'è ancora tempo per fare domanda.
Quali periodi si possono riscattare
Possono essere riscattati i periodi in cui non risultano versati contributi, a condizione che non siano coperti da alcuna forma di previdenza obbligatoria. Questo vuol dire che non devono esserci né versamenti obbligatori né figurativi (come ad esempio quelli per maternità, disoccupazione o malattia), né volontari, né riscatti già effettuati per lo stesso periodo. In più, questi anni devono essere compresi tra il 1° gennaio 1996 e il 1° gennaio 2024. Un altro requisito importante è che i "buchi" contributivi non devono essere stati causati da omissioni del datore di lavoro. Quindi, se si tratta di periodi in cui si è lavorato in nero o non si è proprio lavorato, si possono riscattare; se invece il datore avrebbe dovuto versare i contributi e non l’ha fatto, non si può accedere alla pace contributiva.
Quanto costa riscattare gli anni mancanti
Il costo del riscatto non è fisso, ma viene calcolato in base alla retribuzione degli ultimi dodici mesi prima della domanda. In pratica, l'INPS applica un'aliquota (cioè una percentuale) prevista dalla legge su quella retribuzione, e il risultato sarà l’importo da pagare per ogni anno che si vuole riscattare. Si può decidere di pagare tutto subito in un’unica volta, oppure a rate: fino a un massimo di 120 rate mensili, cioè in dieci anni, purché ogni rata sia di almeno 30 euro. Importante: la rateizzazione non prevede interessi aggiuntivi. Tuttavia, se si vuole andare subito in pensione e il riscatto è indispensabile per farlo, non si può rateizzare: in quel caso, bisogna pagare tutto subito.
Come fare domanda all'INPS
Chi vuole riscattare gli anni mancanti deve presentare una richiesta formale all'INPS. La domanda può essere inviata in tre modi:
- Tramite il sito dell'INPS, accedendo con le proprie credenziali (SPID, CIE o CNS);
- Chiamando il contact center INPS ai numeri 803 164 (da rete fissa, gratuito) o 06 164164 (da cellulare, a pagamento);
- Rivolgendosi a un patronato, che offre assistenza gratuita per legge.
Una volta ricevuta la domanda, l'INPS verificherà la documentazione e valuterà se ci sono i requisiti per procedere. Se tutto è in regola, comunicherà al lavoratore l'importo da pagare per riscattare i periodi richiesti.
Quali documenti servono per dimostrare i periodi da riscattare
L'INPS non accetta semplici dichiarazioni: servono prove concrete. Chi chiede di riscattare degli anni di lavoro non coperti da contributi deve dimostrare con documenti ufficiali di aver effettivamente lavorato. Alcuni esempi di documenti validi sono:
- Contratti di lavoro o lettere di assunzione;
- Buste paga;
- Il vecchio libretto di lavoro (se ancora disponibile);
- Comunicazioni dell'azienda che confermano la presenza del lavoratore;
- Certificazioni rilasciate dal Centro per l’impiego;
- Testimonianze scritte di ex colleghi o del datore di lavoro.
Questa documentazione serve a dimostrare che durante quei periodi si è realmente svolta un’attività lavorativa e che il datore di lavoro non ha versato i contributi.
Chi può presentare la domanda
La domanda può essere presentata non solo dal lavoratore in prima persona, ma anche dai suoi familiari superstiti in caso di decesso. Inoltre, è importante sapere che per i lavoratori privati già in pensione non è prevista la possibilità di rateizzare il pagamento: in quel caso, se si decide di riscattare degli anni, bisogna pagare tutto l'importo in un’unica soluzione.