Come andare in pensione anticipata con le regole contenute nella Manovra del governo Meloni
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La legge di Bilancio si appresta ad arrivare in Parlamento, dopo settimane di discussioni sulle diverse bozze circolate. In particolare, ad alimentare il dibattito, c'è la questione delle pensioni: il governo rinnoverà per un altro anno i canali per uscire dal mondo del lavoro in anticipo, ma a causa delle poche risorse a disposizione si è trovato a dover mettere tetti e paletti. Ed è così che la flessibilità in uscita potrebbe non risultare tanto conveniente.
La Lega da un lato riesce a evitare (per un altro anno almeno) il ritorno pieno alle regole della legge Fornero, dall'altro però non si avvicina di un solo passo a Quota 41. Di fatto nel 2024 resterà in vigore Quota 103, ma con una serie di penalizzazioni. L'uscita rimane a 62 anni di età con 41 di contributi, ma rispetto alle regole attuali il ricalcolo sarà tutto basato sul contributivo, con una formula penalizzante sull'assegno. Non solo: si allungano anche le finestre di attesa per poter andare in pensione una volta raggiunti i requisiti richiesti. Di passa rispettivamente dai tre ai sette mesi per il settore privato e dai sei a nove per quello pubblico. Questo significa che di fatto andranno in pensione nel 2024 solo coloro che raggiungeranno nei primi mesi dell'anno i requisiti, mentre tutti gli altri dovranno comunque aspettare il 2025. E ancora: si riduce il tetto massimo che l'assegno può raggiungere, che scende da cinque a quattro volte l'importo di quello minimo.
Anche l'Ape sociale resterà in vigore il prossimo anno, ma in forma penalizzata: nell'ultima bozza della Manovra, quella che arriverà in Parlamento, viene infatti alzato il requisito anagrafico – da 63 anni a 63 anni e cinque mesi. Discorso simile per Opzione donna, che resterà anche per tutto il prossimo anno, ma con una stretta ulteriore sui paletti: l'età anche in questo caso sale – da 60 a 61 anni, ridotta di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due – con almeno 35 di contributi. Le categorie che compongono la platea rimarranno le stesse: invalide al 74%, caregiver, licenziate o dipendenti di aziende in crisi.