Colucci (M5s): “Destra demonizza chi è in difficoltà e legalizza sfruttamento, daremo battaglia”
Il Movimento Cinque Stelle ha intenzione di dare battaglia in Parlamento contro il decreto Lavoro del governo e di mobilitarsi nelle piazze insieme ai sindacati. Le nuove misure da un lato demonizzano chi è in difficoltà, smantellando il reddito di cittadinanza, dall'altro legalizzano lo sfruttamento, con regole meno stringenti per quanto riguarda contratti a termine e voucher. Abbiamo fatto il punto della situazione con Alfonso Colucci, capogruppo M5s in commissione Affari Costituzionali alla Camera
Il governo ha approvato un decreto Lavoro in cui le misure di contrasto alla povertà vengono ridimensionate, con l’addio definitivo al Rdc: chi è più vulnerabile rischia di finire ai margini secondo Lei?
Non è solo una mia opinione personale, ma ciò che il governo ha previsto con tale decreto. L’Italia diventa l’unico Paese europeo a non avere una misura di sostegno universale per tutte le persone in povertà. Le risorse per tutelare i più deboli, gli ultimi, vengono tagliate – stando ai numeri contenuti nell’ultima bozza – di quasi 1,5 miliardi di euro nel solo 2024, che salgono a 2 miliardi nel 2026. Si fa cassa sulla loro pelle: il contrario di ciò che serve ora, con l’inflazione sopra l’8% e il rischio di un nuovo aumento delle bollette in autunno. Mentre l’Europa chiede agli Stati membri di rafforzare i propri regimi di reddito minimo, l’esecutivo sceglie di andare in direzione opposta.
Per i cosiddetti occupabili sarà previsto lo “strumento di attivazione”, ma manca ancora un piano preciso sulle politiche attive per il lavoro: quali sono le sue previsioni sulla misura?
In questi mesi abbiamo sentito solo annunci a cui non sono seguiti i fatti. Ricordiamo tutti la premier Meloni, la ministra Calderone, il sottosegretario Durigon, per fare degli esempi, promettere corsi di formazione per gli occupabili che non sono mai partiti. Nel provvedimento approvato due giorni fa il governo ha scritto addirittura che essi possono “autonomamente individuare progetti di formazione”: ma cosa vuol dire? Del resto, per loro non far funzionare i servizi per il lavoro, la cui gestione ed organizzazione spetta alle Regioni, non è una novità. Ricordo che nel 2019, grazie al M5S, fu varato un piano di potenziamento dei centri per l’impiego. Venne stanziato un miliardo di euro ma le stesse Regioni, tre quarti delle quali in mano alla Destra, non lo hanno attuato.
L’obbligo di accettare un lavoro su tutto il territorio nazionale costringerà molte persone a mettere in secondo piano la vita familiare e personale, nonostante le misure del governo a sostegno della natalità…
Il testo dice anche che un percettore occupabile deve accettare un impiego con una retribuzione non inferiore a quella prevista dai contratti collettivi di lavoro. Prendiamo il caso del Ccnl della vigilanza privata, che prevede un minimo salariale di 4,60 euro lordi l’ora, l’equivalente di 736 euro lordi al mese. Ecco: con questo provvedimento, se un percettore di Catanzaro si vedrà offrire un lavoro a tempo indeterminato da vigilantes a Milano non potrà rifiutarlo, anche se lo stipendio è al di sotto della soglia di povertà. Per risolvere i problemi di un Paese che nel 2022 ha fatto segnare un nuovo record negativo di nascite non bastano propaganda e misure spot. Serve perseguire un nuovo modello culturale che veda nella dignità del lavoro, nella sua stabilità e in salari giusti gli assi portanti. Secondo una recente ricerca Unipol, il 61% dei giovani non fa figli per colpa dell’instabilità lavorativa ma, anche in questo caso, l’esecutivo sceglie la strada sbagliata: si oppone pervicacemente al salario minimo e con questo “decreto Precariato” rende ancora più incerto il futuro delle nostre ragazze e ragazzi.
Conte ha annunciato una manifestazione a giugno, farete una mobilitazione unitaria con i sindacati?
Non faremo mancare la nostra presenza alle iniziative che Cgil, Cisl e Uil hanno previsto a maggio. Il mese prossimo, come annunciato dal presidente Conte, il M5S si farà promotore di una grande manifestazione a cui saranno invitate le parti sociali, le organizzazioni del Terzo settore e, più in generale, tutti coloro che quotidianamente si occupano di chi è in difficoltà. La Destra ha demonizzato e abbandonato queste categorie sociali, noi continueremo ad ascoltarle e aiutarle.
Sul taglio del cuneo fiscale però anche le parti sociali hanno mostrato soddisfazione. Qual è la vostra posizione?
Su questo punto il governo ha detto un’enorme bugia. Primo: non tutti prenderanno 100 euro, somma che peraltro comprende anche il taglio del cuneo del governo Draghi, perché il massimo dell’agevolazione spetta solo a chi prende di più all’interno della platea interessata (35mila euro). Secondo: lo sgravio dura solo sei mesi, quindi se lo “spalmiamo” su base annua diventa sensibilmente inferiore. Terzo: diminuendo l’importo dei contributi deducibili, l’aumento dello sgravio contributivo ha l’effetto a valle di aumentare la base imponibile Irpef e l’imposta che si paga, con effetto netto inferiore alla cifra sbandierata dall’esecutivo. Insomma, resteranno in busta paga pochi euro che saranno divorati da un’inflazione ancora superiore all’8%.
La ministra Calderone dice che sui contratti a termine non c’è il rischio di “precarizzazione”, è così?
Guardi, gli effetti di ciò che accadrà li abbiamo già visti in questi anni, con il decreto Dignità “congelato” a causa della pandemia. Ad aprile 2022 i contratti precari hanno raggiunto il record storico: 3 milioni 166mila. Di contro, fino a quando è stato pienamente in vigore, il “Dignità” ha prodotto +600mila contratti a tempo indeterminato e fatto da volano alle trasformazioni, che nel 2019 sono risultate pari a 706mila, +32% rispetto all’anno prima. Queste nuove norme segnano un ritorno al passato di cui non si sentiva il bisogno. Ricordo altresì che con questo Dl si aumenta, fino a 15mila euro annui, la possibilità di ricorrere ai voucher per pagare il lavoro in congressi, eventi e fiere. Insomma, viene legalizzato lo sfruttamento. Quando il provvedimento arriverà in Parlamento il M5S darà battaglia, tanto nelle commissioni quanto in Aula.