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Colloqui intimi in carcere: nuove linee guida per garantire il diritto all’affettività dei detenuti

Le nuove linee guida del DAP introducono la possibilità di colloqui intimi per i detenuti, limitati a due ore mensili e riservati a coniugi o partner stabili. Nonostante l’importanza per il benessere psicologico, la sicurezza rimane una priorità, con sorveglianza costante durante gli incontri.
A cura di Francesca Moriero
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Le recenti modifiche alle normative carcerarie italiane, introdotte dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP), segnano un passo importante nella tutela dei diritti dei detenuti, in particolare per quanto riguarda l'affettività e la sessualità. In base alle nuove linee guida firmate dal capo del DAP, Lina Di Domenico, i detenuti avranno infatti diritto a colloqui intimi con il coniuge o con una persona stabilmente convivente; questa misura, che entrerà in vigore a breve, si inserisce nel più ampio quadro di riforme mirate a garantire un sistema penitenziario più umano e orientato al reinserimento sociale dei detenuti.

L'importanza dei colloqui intimi per i detenuti

I colloqui intimi, che saranno concessi nello stesso numero dei colloqui visivi mensili, avranno una durata massima di due ore e saranno disponibili solo per coloro che hanno un legame stabile con il loro partner; la decisione di introdurre questa possibilità ha l'obiettivo di migliorare il benessere psicologico dei detenuti, favorendo il mantenimento di legami affettivi e familiari durante la detenzione, un aspetto fondamentale per la loro reintegrazione nella società al termine della pena. Le nuove disposizioni, infatti, sono state accolta positivamente dalle associazioni che difendono i diritti dei detenuti, che sottolineano come i legami affettivi possano ridurre i conflitti all'interno delle carceri e contribuire a un ambiente meno aggressivo e più propenso alla rieducazione.

"Un diritto sancito dalla Corte Costituzionale nel gennaio 2024 e ribadito nelle settimane scorse da ben tre tribunali di sorveglianza, che avevano accolto i ricorsi presentati da altrettante persone detenute i quali denunciavano l'impossibilità di svolgere rapporti intimi con i propri partner" ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che aggiunge: "le richieste di colloqui intimi devono essere valutate caso per caso, considerando la stabilità della relazione, la condotta del detenuto e le esigenze di sicurezza, prevedendo anche una dichiarazione congiunta delle parti e documentazione a supporto della relazione". Si prevede infine che gli istituti dovranno individuare e, se necessario, adeguare locali per "garantire privacy e sicurezza" e che "le visite intime non avranno una frequenza prestabilita uguale per tutti, ma saranno valutate individualmente", anche in base alla capienza e alle risorse dell'istituto.

"La circolare disciplina le modalità di svolgimento dei colloqui intimi, demandando ai provveditori e ai direttori il compito di garantire questo diritto. Molto è rinviato a loro e ora il diritto dovrà essere pienamente assicurato a livello territoriale. Ci auguriamo che tutte le carceri si adeguino per tempo", conclude Gonnella, sottolineando che "le sentenze della Consulta vanno rispettate. Non ci sono più giustificazioni per ulteriori ritardi. Abbiamo bisogno di promuovere un modello detentivo che sia piu' umano e che guardi alla Costituzione per costruire reali percorsi di reinserimento sociale"

Le misure di sicurezza durante i colloqui

Sebbene l'introduzione dei colloqui intimi rappresenti un progresso significativo, non mancano le preoccupazioni relative alla gestione della sicurezza all'interno delle carceri; le stanze destinate a questi incontri saranno dotate di un letto e di servizi igienici, ma una delle novità più controverse è l'impossibilità di chiudere la porta dall'interno. Questa decisione implica dunque che, nonostante l'intimità concessa, la sorveglianza da parte del personale di polizia penitenziaria sarà costante. La sicurezza rimarrà una priorità, con il personale incaricato di monitorare gli incontri e di ispezionare i locali sia prima che dopo ogni colloquio.

La circolare del DAP stabilisce che gli agenti di polizia penitenziaria dovranno essere adeguatamente equipaggiati per garantire il controllo dei detenuti e dei visitatori, prevenendo qualsiasi rischio legato alla sicurezza e alla gestione delle relazioni intime. Questa misura ha suscitato alcune critiche riguardo alla reale possibilità di vivere un momento di intimità genuina sotto la costante vigilanza degli agenti.

Magi: "Affettività passo avanti atteso. Monitoreremo"

"Da quando è stata emessa la storica sentenza della Corte Costituzionale del gennaio 2024, che ha sancito il principio secondo cui la possibilità di mantenere relazioni affettive anche a carattere sessuale è un diritto soggettivo da garantire anche alle persone detenute, ci siamo battuti instancabilmente nel parlamento e fuori perché questo diritto diventasse effettivo, chiedendo direttamente al ministro della Giustizia Nordio attraverso question time e impegnando il governo con ordini del giorno", ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di Più Europa. Magi ha poi concluso: "Oggi riconosciamo che è stato fatto un passo avanti ma servirà l'impegno a livello regionale nei singoli istituti da parte dei provveditori e dei direttori perché questo diritto sia garantito e reso concretamente effettivo senza ulteriori ritardi. Per questo monitoreremo con attenzione l’attuazione delle linee guida diffuse oggi dal Dap".

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