Colle, Molinari: “Se Berlusconi rinuncia, spetta a cdx trovare altro nome”, Pd: “Serve intesa larga”
"Io ho parlato del piano B perché dall'altra parte c'è chi mette il veto su Silvio Berlusconi. C'è chi addirittura si rifiuta di sedersi a un tavolo e discutere finché c'è in campo il nome di Berlusconi. Quindi, premesso che il nostro candidato ad oggi è quello, un ragionamento su un altro nome è da fare per non lasciare la palla al Pd o al centrosinistra se poi nel caso in cui non dovesse essere lui": lo ha detto Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, parlando con i giornalisti dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Un tema che vede da un lato il leader di Forza Italia che non ha ancora sciolto la riserva, dall'altro l'alleanza del Partito democratico e del Movimento Cinque Stelle che rifiuta di aprire i negoziati finché il centrodestra non ritirerà il nome di Berlusconi.
Molinari: "Spetta al centrodestra fare un nome"
In queste ore, dopo che anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno parlato della necessità di trovare un'alternativa, si parla molto della possibilità che Berlusconi rinunci alla corsa al Colle, consapevole di non avere i numeri a suo favore. Ma dal centrodestra continuano ad affermare il contrario. "Non è in arrivo una rinuncia. Aspettiamo che dal vertice del centrodestra Berlusconi esprima quelle che sono le sue intenzioni. Quindi se scioglie la riserva e si candida oppure no. Aspettiamo di sapere quello, non ci aspettiamo che si ritiri. Salvini ovviamente ha dato dei tempi a Berlusconi per farci sapere cosa vuole fare. Vedremo cosa succederà, ma per ora la speranza è che sia lui ad andare avanti".
Se lui dovesse decidere di concludere l'operazione, però, il centrodestra dovrà farsi trovare pronto con un altro nome proveniente dalla sua area. E negli ultimi giorni, rilanciando l'ipotesi che i tempi siano finalmente maturi per una presidente della Repubblica donna, si era parlato di Maria Elisabetta Casellati o di Letizia Moratti: "Dati i numeri è chiaro che deve essere il centrodestra a fare un nome. Il primo è Berlusconi se vorrà farlo: diversamente se non potrà o non vorrà farlo nomi come quello di Moratti o Casellati rispecchiano sicuramente il profilo giusto. Ma ce ne sono tanti altri", ha concluso Molinari.
Provenzano: "Nessuno ha la maggioranza in Parlamento, per nome va trovato accordo"
Non è d'accordo il Partito democratico, per cui non è assolutamente scontato che spetti al centrodestra fare un nome: "È una posizione che non trova riscontro né nei numeri, né nella politica perché le elezioni nel 2018 non le abbiamo vinte noi, ma non le ha vinte nemmeno il centrodestra. In questo Parlamento tutti sono delle minoranze, nessuno ha la maggioranza per eleggere il presidente della Repubblica. Quindi l'unica via possibile è quella di sedersi e trovare un accordo su una figura istituzionale super partes, in stile Mattarella, sul rilancio dell'azione di governo e sul proseguimento della legislatura", ha commentato l'ex ministro per il Sud e vicesegretario dem Giuseppe Provenzano.
Che sulla strategia dem per la partita del Quirinale afferma: "Abbiamo dato al nostro segretario il mandato pieno, ampio, per provare a giocare tutte le carte per l'interesse del Paese e non quello di parte". Sulla possibilità che, venuto meno il nome di Berlusconi, i dem siano comunque disposti a votare a favore di una personalità di centrodestra Provenzano ha puntualizzato: "Bisogna valutare le caratteristiche di un profilo istituzionale, che possa garantire tutti e in cui tutti si possano riconoscere. Il presidente della Repubblica rappresenta l'unità della nazione e questo di per sé taglia fuori tanti nomi che si sentono in giro. Altri invece avrebbero le caratteristiche, però non è questo il momento per discutere di nomi: l'unico deputato a farlo è il segretario del nostro partito"
Infine, citando quanto detto da Mario Draghi in una conferenza stampa, Provenzano ha poi concluso affermando che "se si rompe la maggioranza in un passaggio politico così delicato come l'elezione del presidente della Repubblica è difficile immaginare che si possa ricomporre magicamente il giorno dopo. Serve almeno quella maggioranza".