Codice Rosso, Spadoni (M5s): “Per donne più mesi per denunciare violenze, non dobbiamo giudicarle”
La Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge denominato ‘Codice rosso’, un provvedimento, fortemente voluto dalla maggioranza, che contrasta la violenza domestica e di genere. Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera e deputata del Movimento 5 Stelle, intervistata da Fanpage.it rivendica l’obiettivo conquistato parlando di una “buona legge”, che potrà dare una “svolta” in materia e che potrà aiutare ad affrontare quello che è anche “un problema culturale”. Durante la discussione del Codice rosso si è parlato molto di revenge porn, su cui – secondo Spadoni – c’è stata “una strumentalizzazione aberrante”. Ed è stato anche approvato un emendamento proposto proprio dalla vicepresidente della Camera, che prevede un innalzamento del periodo di tempo in cui una donna può denunciare le violenze subite: non più 6 mesi, ma 12: “È importante denunciare subito, ma non possiamo giudicare chi ha bisogno di più tempo”, afferma.
Perché è stato necessario innalzare il periodo di tempo in cui è possibile presentare denuncia?
Intanto il messaggio da mandare è che importante denunciare subito, ma è anche successo, per alcuni episodi, che questo non avveniva, come nel caso di una guardia medica a Bari. Esistono casi particolari. Una donna può aver bisogno di metabolizzare quanto successo, non possiamo giudicare chi ha bisogno di più tempo. Magari c’è chi neanche sa del limite di sei mesi. Dal mio punto di vista si poteva innalzare questo limite ancora di più, ma già raddoppiarlo mi è sembrato importante.
Come giudica il ddl Codice rosso? Crede che ci sia altro da fare sul tema?
Credo sia una buona legge, è importante che alla donna che denuncia venga data una corsia preferenziale, è giusto che entro tre giorni debba essere sentita per ricevere la protezione o per l’allontanamento immediato di chi ha commesso il fatto. C’è un inasprimento delle pene, si introduce il reato di sfregio del viso della donna. Alcune novità sono fondamentali, daranno una svolta. Certo, tante cose ancora possono essere fatte, non a caso c’è anche una mia proposta di legge per inserire le donne in un percorso dopo la violenza subita: vorrei che fossero inserite nelle categorie protette dei lavoratori per aiutare il loro reinserimento.
Come mai si è arrivati all’approvazione di una legge sul tema proprio ora? A causa di una spinta mediatica o di altro?
Credo sia dovuto al fatto che ci sia una sensibilità diversa, i dati sono allarmanti. C’è un problema culturale da affrontare se la donna viene ancora vista come un oggetto. Spesso ci sono ancora campagne pubblicitarie che non aiutano, in cui la donna viene interpretata come un oggetto. Serve affrontare la questione da un punto di vista culturale, soprattutto per fornire strumenti ai più giovani.
Il Pd e Leu parlano di occasione mancata e si sono astenuti…
Sicuramente molto ancora può essere fatto. Non comprendo però come si possa non essere d’accordo su questa legge. Se tutti sono d’accordo sui principi, non capisco come ci si possa astenere, anche se si vorrebbe qualcosa in più. Se sei d’accordo sul principio perché ti astieni?
Secondo lei serve e ci sarà una nuova legge sul tema, magari con più finanziamenti?
Serve una riflessione, se ci sarà necessità valuteremo, se servono finanziamenti saremo in prima fila per trovare le disponibilità economiche. Penso a quello che abbiamo fatto con l’Opzione donna. Anche se la coperta è corta, per le cose importanti si trovano le risorse.
Revenge porn: ha sbagliato il M5s a non approvare subito l’emendamento delle opposizioni?
Sicuramente su questo caso c’è stata una strumentalizzazione aberrante. C’è stata una specie di blackout, da parte delle opposizioni c’è stato ostruzionismo. Sicuramente si poteva trovare prima un punto di caduta, ma ciò che importa è che si sia trovato. Parliamo di un provvedimento che ha avuto un grosso consenso. Per quanto riguarda poi le proposte di legge presentate dal Movimento 5 Stelle sul tema, secondo me una legge più articolata può servire, sarei favorevole.
Altro caso è stato quello della castrazione chimica: cosa ne pensa? E teme che possa tornare questa norma?
Non sono d’accordo e non c’è nel contratto di governo. Non credo che verrà mai approvata. In Aula il governo non si è espresso, credo che la castrazione non serva a evitare le forme di violenza. Io inoltre non sono d’accordo con lo sconto di pena. Se noi inaspriamo le pene, chi ha fatto danni deve rimanere in carcere. Anche perché esistono anche altre forme di violenza sulle donne.